La lezione di Leonardo Sciascia, in edicola con il ‘Corriere’.

Viene promossa ed allestita dal Corriere della Sera, e distribuita in Italia, con il giornale, settimanalmente, una riedizione delle opere dello scrittore Leonardo Sciascia (Racalmuto 1921-Palermo 1989), partendo dal 1° luglio, con: Il giorno della civetta, da cui fu tratto il film di Damiano Damiani con Franco Nero e Claudia Cardinale e poi altri 24 volumi, alcuni sui grandi misteri d’Italia, in forma di gialli mai risolti, tra gli altri: La scomparsa di Majorana (22 luglio) e L’Affaire Moro (23 settembre), ed altri romanzi, racconti e saggi di grande attualità, fino a dicembre 2016.*

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Allo scrittore siciliano, a distanza di anni, è riconosciuto, un ruolo importantissimo nel contesto dello scacchiere letterario non solo italiano, ma europeo e cioè di aver individuato con molta veridicità i mali della società dietro cui si nascondono le debolezze del sistema politico e la sua corruzione, anche se averli svelati non è servito ad annullarli, bensì ad approfondire il solco di amarezza che ancora continua ad avvelenare la quotidianità fino a comprometterne il divenire.

Si ritorna a parlare insomma della funzione della letteratura e della sua necessaria tensione all’impegno civile e sociale e perciò si richiama in causa Leonardo Sciascia, lucida coscienza d’una realtà, purtroppo spesso celata da altri intellettuali dietro la finzione o dietro il compiacimento estetico.

Lo scrittore siciliano ha invece sempre cercato di andare fino in fondo ai problemi, denudarli e analizzarli in modo da anestetizzare i lettori a cui ha aperto gli occhi, indagando senza mezzi termini sulle complicità e sui labirinti venutisi a creare. La Sicilia da una parte : microcosmo, nonchè sede radicalizzata della delinquenza organizzata, esportata in tutto il mondo, e sempre emergente come il drago a sette teste e il sistema politico dall’altra, che ha trovato dovunque il modo d’innestare i suoi perversi personalismi e miasmi asfittici.

La soluzione di essi, purtroppo, negli anni addietro, doveva venire da una risposta al sistema che presupponeva non solo la presa di coscienza, ma una rinascita ed una rivalsa della coscienza collettiva rinnovata e resa potente. È mancata questa energia. Forse oggi si propone buona parte dell’opera dello scrittore per ricominciare là dove il discorso è stato interrotto: cercare non solo di sapere, ma trovare la dignità di agire anche nel ruolo scomodo di annientare i vecchi sistemi per crearne dei nuovi, senza servitù. Sarà possibile? È sempre meglio provare.

Sciascia ha svelato i meccanismi della delinquenza organizzata e del potere politico inquinato che spesso ad essa si lega e della universale umana insipienza che gioca il ruolo di mediatrice con l’uno e con l’altra. Lo ha fatto con una tale ironia e schiettezza che è impossibile non accettare la sua lezione.

A ciascuno il suo, potremmo dire con il titolo d’un suo libro, ma tutti insieme i nemici della democrazia si coalizzano non per progredire, ma per distruggere ed annientare, carpire la buona fede, perdere tempo, innescare il marcio dentro cui siamo sprofondati e non capire più nulla. La lezione del Candido volterriano gli è servita per appellarsi a quella razionalità che dovrebbe distinguere gli uomini, mentre invece la sua assenza è la loro condanna. In Candido, ovvero un sogno fatto in Sicilia, Candido, richiama la controfigura dell’isolano di Sicilia che si libera del comunismo e del cattolicesimo, entrambi pericolosi in tempo di modernità, secondo due età comparate e strizzando l’occhio al lettore non tanto sulla inutilità delle ideologie, quanto sulla ingenuità del carattere che non regge a condividere le ipocrisie.

Il passato spesso ritorna nei romanzi di Sciascia, ma come esemplare lezione per l’oggi a denunciare l’empietà minacciosa del ricordo. Altrimenti perché la morte dell’On. Moro viene ancora ricordata, non per essere chiarita definitivamente, quanto per sottolineare tutto lo squallore della pochezza umana e delle sue basse frequentazioni e non per farci sapere la grandezza del politico tradito come Cristo da Giuda, nel corso della sua opera redentrice?

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È tempo di ricomporre un ordito che obbedisca ad una regola e ad una misura che attendiamo da tempo. Non solo urge sanare i nostri conti, come si cerca di fare da più parti, ma regolare le nostre menti su ciò che è giusto e sacro : la vita innanzi tutto minacciata e trattata come un oggetto di scambio e un mezzo e non un fine qual essa è. Occorre riportare il lavoro a livello non di puro guadagno, ma di beneficio di tutta la collettività, vedere nell’altro che ci sta vicino un amico con cui stringere alleanze, rifuggire dalle complicità che seminano male e disordine, agire per crescere insieme, non per sfruttare le risorse e depauperarle, ma per arricchirle e ampliarle.

Tutto questo ci ha insegnato Sciascia non per divertimento, ma per amore della verità e della buona riuscita di azioni degne d’un vero progresso. C’è da pensare che lo scrittore non è stato compreso, ma spesso chiacchierato e denigrato per le sue scelte. Scuotiamoci dal nostro torpore, apriamo gli occhi non solo per vedere, ma per trasmettere alle forze ancora sane che è tempo che siano galvanizzate! A me è piaciuta la sua chiarezza e la sua determinazione. Le sue parole hanno ridestato una voglia di essere presenti e responsabili come non accadeva da tempo. È rimasto il gusto di una pulizia morale che sarebbe ora di compiere. Il tempo trascorre in fretta e i risultati scarseggiano.

Ora non solo l’Italia, ma l’Europa richiede la nostra responsabile presenza e pretende che sia sanato un vulnus e che non si faccia solo il tornaconto d’un membro di appartenenza, ma di tutti, che sia migliorata la comunicazione, che sia attuata l’accoglienza di chi fugge per guerra ed altri novissimi. Allertiamoci per costituire una comunità benefica, non attenta solo a delinquere. Sovvertiamo il sistema, ora che ci è data l’occasione, per non doverci mai pentire di essere vissuti invano!

Gaetanina Sicari Ruffo

LINK:

Sciascia e quello sguardo profetico. Lo scrittore che inaugurò un genere – Il piano dell’opera del Corriere della Sera fino a dicembre 2016

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Gaetanina Sicari Ruffo
Gae(tanina) Sicari Ruffo è purtroppo venuta a mancare nel 2021. Viveva a Reggio Calabria. Già docente di Italiano, Latino e Storia, svolgeva attività giornalistica, collaborando con diverse riviste, tra cui Altritaliani di Parigi, Calabria sconosciuta e l’associazione Nuovo Umanesimo, movimento culturale calabrese. Si occupava di critica letteraria, storica e d’arte. Ha pubblicato i saggi Attualità della Filosofia di D.A. Cardone, in Utopia e Rivoluzione in Calabria (Pellegrini, 1992); La morte di Dio nella cultura del Novecento, in Il Santo e la Santità (Gangemi, 1993); La Congiura di Tommaso Campanella, in Quaderni di Nuovo Umanesimo (1995); Il Novecento nel segno della crisi, in Silarus (1996); Le donne e la memoria (Città del Sole Edizioni, 2006, Premio Omaggio alla Cultura di Villa San Giovanni); Il voto alle donne (Mond&Editori, 2009, Premio Internazionale Selezione Anguillara Sabazia). Suoi anche i testi narrativi Là dove l’ombra muore (racconti Premio Internazionale Nuove Lettere, 2010); Sotto le stelle (lulu.com, 2011); La fabbrica dei sogni (Biroccio, 2013); la raccolta di poesia Ascoltando il mare (Pungitopo, 2015).

1 COMMENTAIRE

  1. La lezione di Leonardo Sciascia, ora in edicola con il ‘Corriere’.
    E’stato un grande piacere leggere il Suo articolo che rende omaggio all’opera e alla persona di Leonardo Sciascia.

    Mi ha fatto da guida da quando, da autodidatta, ho potuto leggerlo in italiano. Mi ricordo quanto mi hanno emozionata i suoi primi due libri autobiografici, Le parrochie di Regalpetra e Gli zii di Sicilia. La sua scrittura concreta, la sua sensibilità, il suo umorismo mi hanno affascinata.
    E poi da scrittore impegnato, integro e indipendente si è sempre interrogato sule faccende politiche del suo tempo, ha analizzato con tanta accuratezza le collusioni fra mafia e potere politico, e non ha mai temuto di dire la sua nel dibattito pubblico.

    Quindi gli sono grata di avermi permesso di imparare l’italiano, di scoprire la storia e la letteratura della Sicilia, e di nutrire la mia riflessione sui problemi del Mezzogiorno dell’Italia.
    Perciò ritengo opportuno far conoscere di più i suoi libri e saluto l’iniziativa del Corriere della Sera. Per me Sciascia rimarrà « un maître à penser » in questa nostra società dove la ragione non ha il sopravvento sulla violenza.
    Cordiali saluti.

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