Lettera aperta al sindaco Matteo Renzi, Firenze.

Egregio signor sindaco Matteo Renzi,

Le scrivo col rispetto che un pensionato (pensionato piuttosto attivo, ma pur sempre pensionato) deve a chi, come Lei, esprime il Nuovo che avanza, il Soldellavvenire made in Google e l’effervescenza del pensiero politico postindustriale.

Sono stato per un certo numero d’anni militante di un partito che non c’è più. Un partito in cui (mi scusi se La scandalizzo) gli anziani – fossero semplici iscritti o quadri dirigenti – godevano di uno straordinario rispetto. Pensi che nella mia sezione del quartiere di San Rocco, alla periferia operaia di Novara, avevo il vezzo assurdo di farmi raccontare da un ferroviere in pensione le lotte di vent’anni prima. La mia perversione retrò si è spinta fino a provare piacere nell’ascoltare la testimonianza di chi era stato partigiano sulle nostre montagne dell’Ossola e del Vergante. Quando sono stato eletto nel consiglio di quartiere a San Rocco (la sola volta in vita mia in cui sono stato eletto a una carica politica) sono stato felice nel vedere le persone più mature assumere responsabilità a «detrimento» di noi ventenni o trentenni. Erano gli anni Settanta e nessuno si sognava di utilizzare la parola «rottamazione» per umiliare e rimpiazzare i compagni di partito. Altri tempi, dirà Lei. Sì che erano altri tempi. La prego solo di spiegarmi in che cosa certi comportamenti di oggi sono migliori.

Ancora un piccolo cenno personale, se Lei signor sindaco me lo permette. In tutte le stagioni della mia vita ho sempre pensato di avere molto da imparare da coloro che avevano più esperienza di me. Questo mi ha permesso di incontrare – per ragioni professionali o per semplice curiosità – persone arcinote e altre totalmente sconosciute, che mi hanno comunicato esperienze ancora presenti nella mia memoria. Non volendo annoiarla con questi racconti da «has been», chiudo qui il mio messaggino.

Mi resta solo un dubbio. Se lei – a seguito delle imminenti primarie – diventasse segretario del Partito Democratico, proverebbe imbarazzo nell’accettare il mio voto in occasione delle politiche del prossimo aprile? Forse, per farLe piacere, sarebbe meglio che io e i miei coetanei facessimo, con mano tremante, una croce sulla casella del Partito dei Pensionati. O se creassimo il PIS, Partito italiano dei Sessantenni, pronto ad allearsi col MAG, Movimento degli anziani in genere, nel contesto della coalizione denominata FIR, Fronte italiano dei Rottami.

Con i miei più rispettosi saluti.

Alberto Toscano

PS. La prego, signor sindaco, di notare che le mie osservazioni non hanno nulla a che vedere con le sguaiate critiche anti-fiorantine del dott. Tuvoffalamericano Marchionne. A differenza di lui, sono fiero di amare Firenze. Quando mi è capitato d’essere giovane, ho passato, in un lontano inverno 1966-1967, le vacanze di Natale a spalare il fango dalle parti di Palazzo vecchio (che certo Lei non mancherà di ribattezzare ben presto Palazzo nuovo).

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Alberto Toscano
Alberto Toscano est docteur en Sciences politiques à l’Université de Milan, journaliste depuis 1975 et correspondant de la presse italienne à Paris depuis 1986. Ex-président de la Presse étrangère, il est l’un des journalistes étrangers les plus présents sur les chaînes radio-télé françaises. A partir de 1999, il anime à Paris le Club de la presse européenne. Parmi ses livres, ‘Sacrés Italiens’ (Armand Colin, 2014), ‘Gino Bartali, un vélo contre la barbarie nazie', 2018), 'Ti amo Francia : De Léonard de Vinci à Pierre Cardin, ces Italiens qui ont fait la France' (Paris, Armand Colin, 2019), Gli italiani che hanno fatto la Francia (Baldini-Castoldi, Milan, 2020), Mussolini, "Un homme à nous" : La France et la marche sur Rome, Paris (Armand Colin, 2022)

1 COMMENTAIRE

  1. Lettera aperta al sindaco Matteo Renzi, Firenze.
    Penso che Lei sia l’autore di « Critica amorosa dei francesi », libro che ho letto con molto interesse e che mi è piaciuto moltissimo; premetto dunque che – pur non conoscendoLa di persona io La stimo molto. Premetto ancora che ho deciso di non votare alle primarie e che non mi piace Renzi e che non sono un giovanotto (ho 61 anni). Renzi non mi piace, ma solo perché è di destra (ma oggi l’intero PD può considerarsi un partito di sinistra)? Anch’io ho ricevuto insegnamenti e testimonianze da anziani che – a suo tempo – mi hanno dato moltissimo. In particolare da mio padre, uno dei pochissimi sopravvissuti tra gli internati politici di Mauthausen (ho scritto anche un articolo su di lui che – in occasione dei 150 anni dell’Unità – Altritaliani.net ha avuto la compiacenza di pubblicare). Tanto premesso, non le pare che la generazione dei Togliatti (sia pure con tutti i suoi difetti), Amendola, Pajetta, Berlinguer, Pertini, Nenni, Saragat, La Malfa, De Gasperi etc. etc. abbia consegnato qualcosa di più dei Bersani (con qualche pregio) dei D’Alema, dei Veltroni (per non parlare del fango – trasversale -che sta ora uscendo e che appartiene più alla criminalità che alla politica)? Renzi ha precisato che non intende rottamare gli « anziani » in senso anagrafico ma coloro che negli ultimi venti anni e oltre hanno « occupato » (nel senso letterale del termine) le poltrone. E’ uno stolto ed un becero per questo? E inoltre non le pare che i media abbiano a priori stabilito o, almeno, di darci ad intendere, che Renzi altri non sia che un giovanotto arrivista privo di contenuti? E’ il sindaco (che io sappia apprezzato dai suoi concittadini) di Firenze, ha anche qualche altra esperienza politica. Penso non possa fare peggio del ben poco che i suoi predecessori (non) hanno combinato al governo (7 anni della cd. II repubblica + cogestione nel governo Dini) o all’opposizione. La prego di gradire i miei saluti. Lucio D’Isanto

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