La Francia in bilico. Hollande-Sarkozy: Il «duello dei supplenti». Mélenchon unico vero vincitore?

Sul piano «oggettivo», la Francia sta molto peggio della Germania, ma non è il paese europeo che soffre maggiormente della crisi in corso. Se però si considera l’elemento «soggettivo», e quindi si confronta la tradizionale autostima dei suoi abitanti con il sentimento di grave disagio e la povertà di contenuti che caratterizzano l’attuale campagna elettorale, allora ci si accorge che lo sforzo principale dei vari candidati consiste nell’interpretare il malessere generale e tentare di dargli uno sbocco politico.

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L’unico che sembra riuscirci, rivelando un’autentica capacità di sedurre il suo pubblico, insomma trovando il tono giusto, è quello del Front de gauche: Jean-Luc Mélenchon. Tutti i sondaggi lo vedono in crescita, quasi a confermare che la durezza della crisi sta radicalizzando l’elettorato di sinistra. Voterà per lui la maggioranza di coloro, e in Francia sono molti, che non nascondono di odiare i ricchi e vorrebbero punirli con un’accresciuta pressione fiscale, senza preoccuparsi troppo delle conseguenze per l’economia nazionale.

Voterà per lui una parte non trascurabile di quel «popolo del referendum» che in nome dello Stato sociale alzò la voce per dire di no (54,67%) al trattato costituzionale europeo, nel voto del 29 maggio 2005. Inoltre, Mélenchon è certamente aiutato dal fatto che i due soli candidati davvero «presidenziabili», François Hollande e Nicolas Sarkozy, vengono percepiti dall’opinione pubblica come pallidi supplenti degli uomini migliori dei rispettivi schieramenti.

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Se non fosse stato travolto dalla sua frenesia sessuale, Dominique Strauss-Kahn sarebbe stato senza alcun dubbio il candidato socialista vincente: carismatico, competente, dotato di un’acutissima sensibilità internazionale riconosciuta anche dagli avversari. E nel contesto di tale vittoria, forse Hollande avrebbe perfino trovato l’occasione di partecipare per la prima volta a un gabinetto ministeriale… Ma nel PS anche l’ex primo ministro Laurent Fabius non mancava di statura presidenziale.

Quanto al centro-destra, è ben nota la preferenza di questo settore della società francese nei riguardi di personalità dal profilo molto
«borghese», come il primo ministro, François Fillon, oppure il ministro degli Esteri, Alain Juppé. Pur essendo in evidente rotta di collisione con l’abituale stile presidenziale, il non simpatico populista nevrotico Nicolas Sarkozy ha dovuto essere riproposto all’elettorato semplicemente perché una sua non-ricandidatura sarebbe stata sinonimo di sconfessione dei cinque anni in cui la destra ha governato, di ammissione dei suoi gravi errori.

In definitiva, chi al primo turno voterà per Hollande o per Sarkozy, sceglierà non colui che ritiene il leader ideale per rappresentare i suoi valori e i suoi interessi, per incarnare l’unità nazionale e guidare il paese fuori dalla crisi, bensì colui che considera come il male minore.

E’ probabile che il presidente uscente riesca ad ottenere nel secondo turno la grande maggioranza dei voti che saranno andati nel primo – seppur in misura inferiore alle previsioni iniziali – alla candidata di estrema destra, Marine Le Pen, e al candidato centrista, François Bayrou. Altrettanto probabile che il leader socialista conquisti al secondo turno la quasi totalità dei voti acquisiti nel primo dal candidato di estrema sinistra.

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C’è chi dice che il presidente uscente avrebbe un’importante carta a suo favore, suscettibile d’impressionare quella parte consistente dell’elettorato che non è ideologicamente schierata, e che di volta in volta può cambiare il colore politico del suo voto: la sua immagine di uomo volitivo, capace d’impersonare lo spirito e adottare i comportamenti da monarca repubblicano disegnati dalla Costituzione della Quinta Repubblica. Insomma, un uomo sfinito o almeno logorato dall’esercizio del potere, ma anche rassicurante in quanto ormai esperto dei suoi meccanismi.

Tuttavia l’elemento decisivo sarà costituito dall’ampiezza del successo che verrà ottenuto il 22 aprile da Jean-Luc Mélenchon. Una sua affermazione molto netta potrebbe spaventare gli astenuti, gli indecisi, i moderati di entrambi gli schieramenti, potrebbe convincerli che Hollande – finora sempre favorito nei sondaggi – sta rischiando di diventare un presidente troppo pesantemente condizionato da quell’estrema sinistra cui deve la propria elezione, e quindi potrebbe spingerli a scegliere Sarkozy nel voto decisivo del 6 maggio.

Seguendo questo ragionamento un po’ paradossale, le ultime possibilità di rielezione del presidente uscente sarebbero legate proprio alle fortune elettorali dell’estrema sinistra.

Ma ciò non deve sorprenderci, se appena ricordiamo che nel 1985 il presidente socialista François Mitterrand instaurò lo scrutinio proporzionale in vista delle elezioni politiche dell’anno seguente, al fine di consentire l’elezione di una trentina di deputati del Fronte nazionale di Jean-Marie Le Pen, limitando così le proporzioni della vittoria di Jacques Chirac, da cui scaturì la prima «coabitazione» della Quinta Repubblica. In politica, può succedere che il centro-sinistra si faccia aiutare dall’estrema destra, e il centro-destra dall’estrema sinistra. E nel caso delle presidenziali di questo imprevedibile 2012, tutto resta da giocare.

(nelle foto dall’alto in basso: Jean-Luc Mélanchon leader dell’estrema sinistra francese, Françoise Hollande candidato socialista insieme a Bersani, Nicolas Sarkozy)

Michele Canonica


PER SAPERNE DI PIU’

La Francia in bilico. Conversazioni italo-francesi su un modello contestato, un libro di Marc LAZAR, Sergio ROMANO con Michele CANONICA (Marsilio Editori, marzo 2012).

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In bilico fra passato e futuro, la Francia sembra non aver ancora interiorizzato il passaggio da grande a media potenza, e si trova oggi ad attraversare una dolorosissima crisi di identità. Questo libro di conversazioni a tre voci descrive il paese destinato ad affrontare nel 2012 due sfide elettorali della massima importanza: la scelta del presidente della Repubblica e il rinnovo dell’Assemblea Nazionale. Prendendo le mosse dall’analisi della situazione politica, gli autori raccontano una Francia a disagio, chiamata a misurarsi con problemi in parte conseguenti alla sua lunga storia, in parte legati ai formidabili cambiamenti strutturali che la stanno trasformando insieme all’Europa e al mondo.

Nel trattare un’ampia gamma di temi – dalla costruzione del sentimento nazionale al modello di integrazione, dal ruolo dello Stato alla pubblica amministrazione e alla sanità, dalla perduta centralità nell’assetto europeo al tentativo di rilancio del tandem franco-tedesco – non viene mai meno il confronto sistematico con l’Italia, che sottolinea differenze e analogie talora sorprendenti rispetto ai nostri «cugini d’oltralpe». Infatti i tre autori provengono da percorsi intellettuali molto diversi, ma hanno in comune una conoscenza approfondita dei due paesi. Coniugando l’approccio storico-politico a uno sguardo attento alla vita di ogni giorno, emerge il ritratto di una Francia il cui modello – politico, economico, sociale e culturale – è sempre più spesso contestato, sia in patria che all’estero, ma per la quale, sottolinea Sergio Romano, resta valida una constatazione: «Non è facile vivere con lei in Europa. Ma senza di lei è impossibile».


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2 Commentaires

  1. La Francia in bilico. Hollande-Sarkozy: Il «duello dei supplenti». Mélenchon unico vero vincitore?
    Mi dispiace , ma dire che Sarkozy è nevrotico è completamente falso , dire che vuole fare bella figura è vero . Lei parla cosi perché sei , come se dice in Francia  » gauchiste  » . Secundo , Melenchon è , come dice il siciliano ,  » un fighiu di bottana  » . Un vero giornalista deve essere giusto , imparziale .

    • La Francia in bilico. Hollande-Sarkozy: Il «duello dei supplenti». Mélenchon unico vero vincitore?
      Non sono affatto « gauchiste ». Anzi, penso che un alto punteggio di Mélanchon al primo turno possa favorire Sarkozy al secondo, e aiutarlo a superare certi suoi motivi di impopolarità.

      Michele Canonica

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