Patrimonio Mondiale e Pace, primo Forum internazionale dei Club UNESCO

« Patrimonio Mondiale e Pace », questo è il tema del primo Forum Internazionale dei Club UNESCO che si è tenuto il 15 ed il 16 luglio 2009 nella prestigiosa sede della Biblioteca Alessandrina nella città fondata da Alessandro il Grande in Egitto.

Il Forum è stato organizzato dalla Federazione Mondiale dei Club, dei Centri e delle Associazioni UNESCO, dalla Federazione Araba dei Club UNESCO, dalla Commissione Egiziana per l’UNESCO con il supporto economico dell’UNESCO. Alla manifestazione hanno partecipato i membri del Consiglio Esecutivo della Federazione Mondiale ed i rappresentanti di federazioni e club provenienti da differenti aree geografiche del pianeta.

Il Movimento dei club UNESCO, unica organizzazione non governativa autorizzata a portare il nome dell’UNESCO, è nato nel 1947 con l’istituzione del primo club fondato in Giappone da un gruppo di giovani studenti universitari. Col crescere dei club in ogni paese si sono costituite le federazioni nazionali. L’11 dicembre 1979 si ebbe la proclamazione ufficiale della Federazione Italiana e la nomina del Consiglio Direttivo in cui sono presenti d’ufficio i rappresentanti del Ministero degli Affari Esteri, dei Beni Culturali e Ambientali, della Pubblica Istruzione e della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO. Oggi la Federazione conta più di 100 club ed il movimento conta circa 3.700 club in tutto il mondo, costituiti da giovani ed adulti, appartenenti a tutti i campi di studio, di lavoro e di specializzazione, che hanno come obiettivo la diffusione dei principi dell’UNESCO. Fra questi, in primo luogo, la promozione del processo di comprensione internazionale, di cooperazione fra i popoli e di pace.

workshop_sulle_lavorazione_della_palma_villaggio_di_Abu_Sir_egittobis.jpgIn questa logica si è deciso di organizzare il primo Forum Mondiale su un tema che legasse due campi primari dell’azione operativa dei club: quello della tutela del patrimonio culturale, naturale ed intangibile protetto dall’UNESCO; e quello della pace, non intesa soltanto nell’accezione ideale del termine, come cessazione di conflitti, ma nel senso più ampio, come volano di sviluppo sociale e di miglioramento delle condizioni di vita dei popoli. Nella considerazione che la maggior parte delle guerre, se non tutte, scaturiscono per motivi economici, è fondamentale, nel processo di diminuzione dei conflitti armati, sostenere progetti tesi alla riduzione della povertà. Bisogna assottigliare i divari economici, spesso enormi, fra le classi sociali nei paesi sottosviluppati. I politici, in tale ottica, dovrebbero proporre progetti di sviluppo sostenibile che nello stesso tempo tendano a ridurre i divari economici all’interno delle collettività e tutelino il patrimonio culturale, naturale ed immateriale del loro paese. Il ruolo dei club UNESCO è centrale. Essi hanno il compito di mediare le esigenze delle comunità locali e quelle delle classi dirigenti. Se da un lato i club devono informare la società civile sull’importanza della protezione del patrimonio locale, come segno di identità culturale di un luogo, dall’altro devono incoraggiare le classi dirigenti e politiche ad operare delle scelte che non vadano soltanto a considerare lo sviluppo economico come unico fine, ma anche la protezione di tale patrimonio, identità storica della comunità.

citta_di_Zabib_Yemen_._donne_al_lavorobis.jpgCostanza De Simone dell’UNESCO, nella sua relazione, ha puntato sull’importanza del coinvolgimento delle comunità locali nel processo di protezione del patrimonio. Ha presentato tre progetti sostenuti dall’UNESCO: il recupero piuttosto che l’incontrollato sviluppo urbano nella città storica di Zabib in Yemen, dove le donne contribuiscono attivamente alla tutela del patrimonio locale; il training relativo alle lavorazioni artigianali legate alla palma per i giovani più poveri del villaggio di Abu Sir in Egitto; ed il coinvolgimento delle comunità locali nella realizzazione del museo di Wadi Halfa in Sudan.
(Vedi le quattro fotografie di C. De Simone, ndr)

Med Hassine Fantar, professore e Senatore Tunisino, ha illustrato una relazione sul Patrimonio Naturale e Culturale come strumento per il “dialogo fra le culture”. Nayef Shtaya, della Commissione Nazionale Palestinese per l’UNESCO, ha messo in evidenza i danni che il Patrimonio dell’Umanità può subire nel caso di conflitti armati, presentando una relazione sulla città di Gerusalemme. Rachid Ben Slama, Presidente della Federazione Araba dei Club UNESCO, ha relazionato sulla città di Kairouan, capitale della cultura islamica del 2009. Kairouan, considerata città simbolo di pace, è da sempre aperta alla diversità culturale ed al dialogo fra le culture, rappresentando dalla sua fondazione, un crocevia di grande importanza fra l’oriente e l’occidente del mondo musulmano.

André Fleury, professore emerito alla Scuola Nazionale Superiore del Paesaggio di Versailles, ha introdotto il tema dell’”agricoltura urbana” come strumento di sviluppo sostenibile e come simbolo di identità civica, ricordando che gli spazi dedicati alle coltivazioni erano presenti anche all’interno delle cinte murarie delle città antiche. Il tema dell’”agricoltura urbana” è stato affrontato anche da Taoufik Baya del “network arabo dell’agricoltura urbana” che ha evidenziato come nella città di Soukra in Tunisia, la valorizzazione delle acque pluviali utilizzate nelle coltivazioni abbiano contribuito al miglioramento delle condizioni socio-economiche della collettività.

Wadi_Halfa_Sudanbis.jpgL’importanza del ruolo dei club UNESCO per la difesa del patrimonio culturale ed immateriale è stato introdotto da Larisa Khokhonova, Presidente del club « Nevyansk Heritage » della Federazione Russa. Yves Lopez, Presidente della Federazione Francese dei Club UNESCO, ha illustrato l’operato dei giovani all’interno dei club come volano per la diffusione della conoscenza del patrimonio e della “cultura della pace”. L’importanza del ruolo dei club è stata anche rimarcata da Alessandro Ciambrone, architetto specializzato nel management dei siti UNESCO, che ha presentato due relazioni: una sulle categorie, tipologie e diversità del World Heritage (elaborata con Alessandra Borchi del World Heritage Centre, e Jose Garcia dell’ICOMOS Documentation Centre); ed una relativa ad un progetto per un innovativo sistema di management unificato per i cinque siti UNESCO della Regione Campania.

celebrazione_Wadi_Alfa_Sudanbis.jpgAntonino Crea, Delegato della Commissione Europea in Egitto, ha presentato il progetto “Euromed Heritage” teso alla valorizzazione del patrimonio dell’area euro-mediterranea. Il programma, per il momento, ha finanziato 12 progetti per cifre che vanno dagli 800 mila a 2,2 milioni di euro coinvolgendo tra tre e sette partner per progetto.

Al Forum si è anche parlato di nuove tecnologie informatiche di catalogazione al servizio della tutela e valorizzazione dei beni storici ed ambientali, con le relazioni del prof. Fathi Saleh, Direttore del Centro di Documentazione del Patrimonio Culturale e Naturale della Biblioteca Alessandrina, e del prof. Ismail Siragelddine, Direttore della Biblioteca. I partecipanti al Forum hanno concluso con la promessa di diffondere le esperienze del meeting nei propri paesi e di proporre progetti tesi alla promozione delle tematiche discusse. I primi risultati si verificheranno nel corso del prossimo Forum Mondiale dei club UNESCO che si terrà fra un anno in Yemen.

Fotografie © Costanza De Simone
1. Workshop sulla lavorazione della palma, villaggio di Abu Sir, Egitto.
2. Donne al lavoro, città di Zabib, Yemen.
3. Wadi Halfa, Sudan.
4. Celebrazione Wadi Alfa, Sudan.

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