Tempo di letture. Tempo ben speso.

Natale, tempo di regali. Noi consigliamo dei libri. Un regalo davvero utile. Un libro aiuta a riflettere, a migliorare il nostro linguaggio, a capire il nostro tempo. Un regalo economico, ma ricco per chi lo riceve. Le vacanze sono il momento migliore per staccare ed abbandonarsi ad una buona lettura. Ecco alcuni consigli, speriamo utili.

Che altri si vantino delle pagine che hanno scritto;

io sono orgoglioso di quelle che ho letto.

Jorge Louis Borges

1. Massimo Gramellini, Chiara Gamberale, Avrò cura di te

2. Gianrico Carofiglio, La regola dell’equilibrio

3. Andrea Camilleri, Morte in mare aperto e altre indagini del giovane Montalbano

4. Alessandro D’Avernia, Ciò che inferno non è

5. Mauro Corona, Una lacrima color turchese

A scorrere la classifica dei libri più venduti dell’anno che volge al termine, ci imbattiamo in nomi di autori di fama consolidata che, pur con tutti i distinguo legati al gusto personale, pare non mostrino cedimenti. Il prossimo Natale, stando alle previsioni si preannuncia sottotono, molto più di quanto proclami a buon mercato vorrebbero mai ammettere. L’Italia, tutta, arranca, non solo come società, né solo come economia, ma come idea stessa di nazione. Un libro non è certo la pallina di zucchero che ci permetterà di deglutire una medicina amara che non si sa quale specialista dovrebbe prescriverci, ma parlare di libri, fa bene alla lettura e leggere, oggi, è un azzardo perché se è vero che la lettura trascende il tempo, – una specie di alibi, per dirla con Calvino -, è anche vero che al tempo ritorna modificando le prospettive, “allargando la fronte” del lettore.

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Una rapida planata sull’ultimo Gramellini che, prescindendo per quanto possibile dall’opinione di chi scrive, si conferma scrittore di qualità: buono stile, consumata abilità narrativa, linguaggio scorrevole. Avro’ cura di te , un connubio perfettamente intonato ai tempi di dilagante buonismo che in questa stagione seduce un po’ tutti. Forse non tutti, per fortuna. Resta il fatto che un Gramellini non sfigura fra i titoli-strenna del prossimo Natale.

La regola dell’equilibrio presenta un autore decisamente poco “equilibrato” ed è un bene dal momento che lo sbilanciamento favorisce una connessione profonda e talvolta cinica con il lato buio del pensiero, non necessariamente negativo o perverso; per dirla con Bertold Brecht, citato, tra l’altro, nel libro, il personaggio feticcio Guido Guerrieri si accomoda“ dalla parte del torto, visto che tutti gli altri posti erano occupati ». Il romanzo del ritorno di Carofiglio secondo parte della critica nostrana non è paragonabile ai precedenti in cui Guido Guerrieri indaga, interroga e risolve, ma La regola dell’equilibrio offre al lettore un autore maturo e intenso che attraverso l’intreccio della narrazione descrive e analizza aspetti densi della sensibilità umana alla perenne ricerca di un equilibrio forse più pensato che reale.

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3P. Padre Pino Puglisi abita le pagine di Ciò che inferno non è condividendo lo spazio con una Palermo assolata, aperta al mare e, al tempo stesso, famelica e pronta a mordere. “Se nasci all’inferno hai bisogno di vedere almeno un frammento di ciò che inferno non è per concepire che esiste altro”. Questo era solito dichiarare Padre Pino Puglisi e, come un filo rosso, questa affermazione attraversa il libro di Alessandro D’Avernia che da giovane è stato allievo di 3P, nomignolo di chiara matrice studentesca che però il padre non ha mai trovato sgradevole. Chi arriva a Palermo dal mare può ben capire il senso del nome che i greci le diedero: Pànormos, tutto porto, ma quel punto d’approdo felice può trasformarsi, e si è trasformato, in un limite da valicare per sfuggire alle dinamiche di una vita cittadina pesantemente influenzata dalle logiche mafiose.

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Nell’elenco d’apertura non compare un libro che mi ha accompagnato per molto tempo: è una mia vecchia abitudine o una distorsione, quella di rallentare la lettura di un libro quando in qualche modo ne vengo colpito. Più che di lettura parlerei di cesellatura. Aldo Nove ha pubblicato per Bompiani Tutta la luce del mondo . Il romanzo di San Francesco, da cultore del francescanesimo e reduce dallo studio del corposo libro di Grado Giovanni Merlo: Frate Francesco, non mi sono sottratto al “dovere” di esaminare l’opera che già dalle prime pagine ha richiamato una forte attenzione. Pagine belle, dense di spunti di riflessione: “Nel Medioevo tutto era stupendo. Nel senso che era pieno di stupore. E c’erano i miracoli, e le cose non erano semplicemente cose”. In questo tempo di stupore si inserisce per subito distaccarsene un Francesco, tutto narrativo è bene rammentarlo, dai tratti insoliti dell’uomo che ha deciso di vivere la propria vita rinunciando agli alibi, alle maschere preferendo la scomoda nudità alla sicurezza dei modelli sociali e religiosi.

Adriana Boralevi pubblica per Rizzoli La locanda delle occasioni perdute, un romanzo ambientato a Parigi che piacerà soprattutto a chi apprezza lo stile alla Coelho.

Ancora Parigi. Andrès Beltrami. Il giovane scrittore mantovano da tempo vive e lavora nella capitale francese; per Fandango ha pubblicato La cura , opera prima che ha dello straordinario nella intensità e nel modo che l’autore ha di interrogare/si sull’alterità e la percezione del sé. Quando si parte, chi è che fugge? Cosa si prova nell’approdare e nel sentirsi disperatamente altro? In una realtà acuminata in cui nemmeno i personaggi principali hanno un nome si insinua l’amore, sentimento che “accade perché la gente s’incontra”, ma che può anche accadere perché la gente si sfugge. E, come sostiene l’autore, nella ricerca dell’altro si ritrova.

Il tema della non-appartenenza e delle migrazioni lo ritroviamo in una favola per bambini ideale, però, per gli adulti che ne sapranno cogliere i sapori inquietanti: La via del pepe. Finta favola africana per europei benpensanti di Massimo Carlotto edito da E/O. Una finta favola basata sui luoghi comuni che all’Africa vengono attribuiti e in cui emerge una terra limite, quasi un non-luogo: Lampedusa, isola lasciata irrimediabilmente a se stessa, quasi una zattera, senza sponde, timone e deriva in pieno mare.

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Da una favola a un racconto che strizza l’occhio alla narrativa favolistica A.D. 2953 di Daniele Mencarelli che la Graphe.it pubblica in Luci di Natale
quasi un breviario nel quale accanto alla novità, trova posto un classico natalizio Il dono di Natale scritto da un’autrice tanto amata quanto negletta, unica donna ad aver ricevuto il premio Nobel per la letteratura: Grazia Deledda. Distopia e utopia si intrecciano per convergere nel giorno della luce in cui, nostro malgrado, siamo sollecitati a prendere una posizione.

Natalino Fioretto
Università per Stranieri di Perugia

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Natale Fioretto
Natale Fioretto, laureato in Lingue e letterature straniere moderne (russo e portoghese), è docente di lingua italiana e traduzione dal russo presso l'Università per Stranieri di Perugia. Si occupa da anni di metodologia dell'insegnamento della lingua italiana come L2. È appassionato di Valdo di Lione e di Francesco d'Assisi.

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