Italia, Repubblica sprofondata sul lavoro.

Le contraddizioni di un’economia che cambia velocità – con l’esempio drammatico della Fiat -, negando la dignità del lavoro e i diritti agli operai in nome del profitto. Dalla canzone “Lavorare con lentezza” del compianto cantautore Enzo del Re ad un racconto teatrale e recente servizio fotografico di Flavio Brunetti a Pomigliano d’Arco (vedi il portfolio in fondo all’articolo), il tempo di oltre trent’anni di storia operaia non è passato nemmeno un attimo.

Termoli 1975. Manifestazione operai Fiat © Flavio Brunetti

LAVORARE CON LENTEZZA

Lavorare con lentezza
Senza fare alcuno sforzo
Chi è veloce si fa male
E finisce all’ospedale
All’ospedale non c’è posto
E ci puoi morire presto
Pausa pausa ritmo lento

Mi ritornano alla mente questi versi di Enzo del Re, andando a Pomigliano. Enzo del Re, cantautore “rivoluzionario” del Sessantotto. In giro per le piazze d’Italia, viaggiava sempre e solamente in treno. Si rifiutava di prendere l’automobile, simbolo del capitalismo. Cantava:

La mia compagna è una 124
È nata in Russia
È nata a Togliattigrad
Non c’entra un cazzo con Palmiro
Non c’entra un cazzo con la Revolution

A Bonefro, dove la stazione è lontanissima dal paese, dovettero andare a prenderlo con un asino. In automobile non entrava. E la sera in piazza cantava accompagnandosi con una sedia che usava come tamburo e sulla quale percuoteva le nocche delle sue dita, schioccando, sulle pause delle parole, contemporaneamente e ritmicamente, la lingua. Certe volte aveva anche una valigia a ricordare l’emigrazione.

© Flavio Brunetti

Ed eccomi oggi a fotografare uno sciopero per la difesa del lavoro degli operai che costruiscono le automobili italiane della Fiat. Uno sciopero che non è una questione di vertenza sindacale e di difesa del posto di lavoro, ma qualcosa di più profondo. In fabbrica, Marchionne vuole negare la dignità del lavoro e i diritti agli operai in nome di un profitto, che vive i contratti nazionali come una sorta di fastidioso ostacolo alla mercificazione.

Sono giunto. Mi accosto ad un’auto ferma al blocco del traffico e, calando il vetro del finestrino, chiedo:

– Scusate dov’è la rotonda Alfa Romeo?

– Andate a destra – mi risponde l’uomo alla guida, paffuto nelle sue rosee guance, e continua – dopo cinquecento metri trovate, al prossimo incrocio, due strade. Una va a destra e un’altra va a sinistra. Voi, invece, andate sempre diritto.

– Ma allora sono tre le strade non due!

– Ma voi dove dovete andare? – mi ribatte l’uomo

– Alla manifestazione. Allo sciopero della Fiat. Alla rotonda Alfa Romeo.

– Allo sciopero? Ma allora parcheggiate appena trovate un posto ché siete arrivato. La manifestazione è qua. Perciò ci sta tutto questo traffico.

– Grazie – concludo e saluto – Buon giorno!

Le bandiere rosse mi appaiono prima che mi giungano le voci, ed eccomi in mezzo a loro, agli operai. Facce dure, consumate dal lavoro, sciarpe e maglioni rossi con la scritta FIOM.

Siamo noi! Siamo noi! La CGIL che vogliamo siamo noi!

Siamo noi! Siamo noi! La vera CGIL siamo noi!

Cantilenano da stadio, gridando a voce spiegata, quegli operai. Oltre le bocche aperte, che cantano urlando, si scorgono denti mal curati o mancanti. Il dentista è un lusso, non è alla portata di chi guadagna poco più di mille euro al mese. E quella cantilena mi piace e il grido si alza, si diffonde e poi si trasforma coinvolgendo anche gli altri spezzoni del corteo.

Sciopero! Sciopero! Ge-ne-ra-le!

Sciopero! Sciopero! Ge-ne-ra-le!

© Flavio Brunetti

Ecco! Ora sento voci più ritmate, allenate a stare insieme. Voci organizzate. Voci preparate. Sono gli Artisti Operai di Pomigliano. È un vero e proprio spettacolo per strada. Uno spettacolo nel quale alla voce dell’operaia (la protagonista) risponde all’unisono e, drammatico come un coro da tragedia greca, tutto quello spezzone del corteo. Un testo durissimo:

(Voce dell’operaia) – Quattro del mattino
(Coro) – Veloce!

Mi lavo
(Coro) – Veloce!

Colazione
(Coro) – Veloce!

Nebbia
(Coro) – Veloce!

Freddo
(Coro) – Veloce!

Bicicletta
(Coro) – Veloce!

Fabbrica
(Coro) – Veloce!

Catena di montaggio
(Coro) – Veloce!

Cacciavite a vibrazione
(Coro) – Veloce!

Avvitare
(Coro) – Veloce!

Devo pisciare
(Coro) – Veloce!

Non si può
(Coro) – Veloce!

Devo pisciare
(Coro) – Veloce!

Avvitare
(Coro) – Veloce!

Devo pisciare
(Coro) – Veloce!

Non si può
(Coro) – Veloce!

Catena di montaggio
(Coro) – Veloce!

– Tempo! Vibrazione!

– Tempo! Vibrazione!

– Tempo! Vibrazione!

– Tempo! Tempo! Tempo!

– Veloce!

Cazzo la schiena!
(Coro) – Veloce!

La schiena!

– (Coro) Tempo!

La schiena!

– (Coro) Tempo!

La schiena!

– (Coro) Tempo! Tempo! Veloce! Tempo! Veloce! Tempo! Veloce!

Mi fa male! Mi fa male! Mi fa male!

– (Coro) Avvitare! Tempo! Avvitare! Tempo! Avvitare! Tempo! Tempo! Veloce! Tempo! Veloce! Tempo! Veloce!
Vibrazione! Tempo! Vibrazione! Tempo! Vibrazione! Tempo!
Veloce! Veloce! Veloce! Veloce! Veloce! Veloce!

Applausi scroscianti della folla ai lati del corteo.

Nuova attrice operaia al megafono:

“Ora ho dieci minuti per la pausa e in questi dieci minuti devo pisciare, fumare una sigaretta, telefonare a casa, solo che per andare al bagno devo attraversare la fabbrica. Insomma se corro e non c’è fila ci vogliono quasi sette minuti. Per cui o parlo con voi o vado a pisciare. Parlo con voi.

Quando mio figlio mi chiederà di portarlo al parco a giocare a fare una passeggiata, al mare o semplicemente a mangiare un gelato dovrò dirgli di no. Perché? Perché il mio lavoro non me lo permetterà. E siccome non ci dormo la notte voglio raccontarvi la verità di questo piano industriale che la Fiat di questo Marchionne sta attuando per noi. Lui dice per noi! Predice il futuro Marchionne? Il futuro dell’auto? Il futuro delle nostre vite? Dice: “migliorerà. La produzione raddoppierà”. Ma le sole cose che raddoppieranno saranno gli utili del suo conto in Svizzera, gli utili della Fiat e il carico di lavoro per noi operai. E per me raddoppieranno le possibilità di ammalarmi per turni massacranti e postazioni di lavoro sempre più pesanti. E sarò assente da casa in tutti i giorni della settimana e quelle poche ore in cui sarò presente sarò così stanca e stressata che non avrò nemmeno la forza di abbracciarlo. Chi? Mio figlio. E quando mi chiederà – Chi sono? Potrò solo dirgli che sono una schiava moderna. Ma pur sempre una schiava; la schiava di un sistema, che ci massacra per i propri interessi, pagandoci sempre meno, togliendoci spazio per la nostra vita, oltre ad averci tolto tutti i diritti!”

Applausi!

Vado avanti, torno indietro e vado ancora avanti per le mie foto, qualche spezzone di ragazzi canticchia Troja:

“Ti han messo lì per fottere gli operai
Ti han dato la Fiat
per minacciarli di portargliela via
sperando in quelli che hanno figli
e sono pieni di paura…
Marchionne, con quel che ti danno,
mille operai lavorerebbero un anno.”

I Zezi, gruppo storico di Pomigliano d'Arco © Flavio Brunetti

Poi i Zezi, il gruppo storico di Pomigliano d’Arco che fonde da più di trent’anni le lotte operaie con canzoni accompagnate da tammorra, chitarra, cassa e pennacchini. Uno di loro mi riconosce e mi chiama esclamando:

– Ma chi c’accide a nuie!

Io non so lui chi è, ma ci abbracciamo mentre gli altri del gruppo iniziano a cantare:

“Stammatina int’o piazzale
stanno tutti quanti a fora!

– Pascà, ma ch’è succiesso?

– Iammo a Cassa Integrazione… e in Mobilità!
Sicuro va Nicola, cu Pascale e Giuvannino,
va Gargiulo cu Totore, va Giggino e Imperatore! »

O padrone a fine mese
tene sempe a busta appesa
l’operaie ‘o vintisette
manco e sorde pe’ ‘e sigarette.
Aumenta ‘o baccalà aumenta ‘a medicina
e pure sto governo è proprio ‘na latrina
Puos’’ e so’ Puos’’e so’ (posa i soldi)
Puos’’ e so’ Puos’’e so’, Uhe Marchionne
Puos’’ e so’ , mariuolo.

Oltre quindicimila persone in questo anonimo paese vesuviano, divenuto famoso per l’Alfa Sud. Un megafono gracida:

– In fabbrica c’è un solo esubero: il padrone. Licenziamolo!

Un altro gli risponde:

– Pomigliano è comunista via PD ed il fascista.

E un grande, unico coro, un grido collettivo che echeggia:

– Pomigliano non si piega.

Ritorno canticchiando, pieno di malinconia, nella mia automobile giapponese:

Lavorare con lentezza

Senza fare alcuno sforzo…

E mi sembra che il tempo di oltre trent’anni non sia passato nemmeno un attimo.

Flavio Brunetti

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Flavio Brunetti
Flavio Brunetti vive a Campobasso nel Molise. Vince, come cantautore, l’edizione del ‘93 del Premio Città Di Recanati con la sua canzone Bambuascé, e incide negli anni successivi gli album TU TU TTÙ TU e FALLO A VAPORE (ediz. BMG – Musicultura – CNI) delle sue canzoni. Scrive, dirige e interpreta numerose opere teatrali e musicali tra le quali Storia del Clandestino, L’angelo mancino, Frusta là, Lullettino e Lull’amore. I suoi reportage fotografici hanno meritato esposizioni in Italia, negli Stati Uniti, in Brasile e in Ungheria. Ultime sue pubblicazioni editoriali sono: “Non aprire che all’oscuro”, racconto e catalogo dell’omonima mostra. "Il tempo delle tagliole", romanzo che narra della vita in seminario negli anni ’60.

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