Recensione. Terraferma, un film di Emanuele Crialese.

Sortie du film en France le mercredi 14 mars 2012.
Emanuele Crialese (nato a Roma il 26 luglio del 1965) è un regista cinematografico che, nonostante la sua breve filmografia, si è fatto apprezzare a livello internazionale per le sue qualità, ma soprattutto per le sue doti stilistiche, in grado di realizzare un cinema sia di immagini di forte impatto visivo che di poesia. Così è stato per “Respiro” (2002), il lungometraggio vincitore a Cannes alla Settimana della Critica, interpretato da Valerio Golino e da Vincenzo Amato, che lo ha fatto conoscere al grande pubblico; ed anche per “Nuovomondo”, Leone d’Argento alla Mostra del Cinema di Venezia del 2006, che ha riscosso molto successo sia di pubblico che di critica. Lo scorso anno, sempre per la rassegna veneziana, il suo ultimo lavoro, “Terraferma”, prodotto da Cattleya e Rai Cinema, è stato selezionato tra i film italiani in gara.

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Crialese è tornato a girare nella zona di Lampedusa, nell’isola di Linosa, luogo che era già stato lo scenario naturale di “Respiro”, questa volta per raccontare una storia di una famiglia di pescatori che deve confrontarsi sia con le difficoltà del proprio lavoro (la pesca ormai scarsa) sia quella dell’accoglienza degli immigrati. E’ la storia di una famiglia, composta da Ernesto (l’attore Mimmo Cuticchio) che a 70 anni, nonostante la salute incominci a mostrare i propri fastidi, esce ancora con il suo vecchio peschereccio, e porta con se suo nipote Filippo di 20 anni (Filippo Pucillo). Il giovane ha perso in mare suo padre, ed è sospeso tra il tempo di suo nonno, legato alle tradizioni e al duro lavoro, e quello di suo zio Nino (Beppe Fiorello) che invece ha scelto una nuova attività più redditizia: il turismo. Quest’ultimo ha un chiosco di bibite su una spiaggia, fa l’animatore e organizza escursioni con la sua barca. Ma soprattutto c’è Giulietta (una spontanea e misurata Donatella Finocchiaro) la madre di Filippo, che sente l’isola, quella vita, senza più l’appoggio del marito, ormai a lei estranea; si rende conto che non vi potrà mai essere un futuro per lei e per suo figlio in quel luogo così chiuso. Perciò sente il desiderio di abbandonare tutto e di raggiungere la terraferma (il motivo del titolo) dove potrà concretizzare il loro avvenire.

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Giulietta intanto ha pensato di trasformare la propria casa per l’estate in una piccola pensione per i turisti, per mettere da parte un po’ di denaro in prospettiva di quell’abbandono. Un giorno, però, durante un uscita in barca, Ernesto e Filippo raccolgono alcuni poveri naufraghi; sono africani fuggiti dal loro paese. Tra essi c’è una giovane donna incinta, Sara (interpretata da Timnit T.) e suo figlio Omar. Essi verranno portati nel garage della casa di Giulietta, dove Sara partorirà una bambina. Per la legge italiana però essi devono essere consegnati alle forze dell’ ordine (rappresentate nel film dall’integerrimo capitano della Guardia di Finanza interpretato da Claudio Santamaria); la famiglia rischia così il reato di favoreggiamento all’immigrazione clandestina. Tuttavia essi sono stati salvati dal mare da morte certa, perche per i pescatori la legge e la tradizione del mare dice che bisogna dare aiuto ai naufraghi.

Dopo le prime incomprensioni, Sara e Giulietta avranno modo di conoscersi. Anche Sara intende raggiungere la terraferma; ha affrontato un lungo viaggio durato due anni per fuggire alla miseria del suo villaggio, ha attraversato il deserto e il mare, per ricongiungersi con suo marito che l’aspetta a Torino. Le due donne quindi si sentiranno accomunate dalla ricerca di un futuro migliore e saranno disposte ad affrontare altri rischi e altre avversità pur di realizzare il loro sogno.

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“Terraferma” è un film di immagini ad alto impatto: il mare, meravigliosamente inquadrato dalla fotografia di Fabio Cianchetti, viene ripreso sia da sott’acqua che dal cielo. Un’altra sequenza, altrettanto forte, è l’assalto notturno alla barca guidata da Filippo da parte di numerosi naufraghi che cercano di salirvi a bordo. Per ultimo, la scena contraddittoria del barcone stracolmo turisti, guidati da Nino, che pensa a farli divertire, mentre l’isola è oggetto di sbarchi di immigrati. Crialese ha scelto di raccontare questa storia di gente di mare e di immigrazione attraverso lo sguardo del ragazzo, il quale ha sempre vissuto nell’isola e non conosce nulla del mondo. Un’isola che è diventata terra di sbarchi, di gente disperata che fugge da orrori e dalla miseria. C’è un filo che lega le precedenti pellicole di Crialese a quest’ultima. L’isola come ostacolo per realizzare i propri sogni (come per Grazia, la protagonista di “Respiro” incapace di integrarsi in quel mondo a lei così ristretto). L’immigrazione, la ricerca di un mondo migliore per cambiare la propria vita (“Nuovomondo”): solamente che in quel caso gli immigrati erano gli italiani, agli inizi del Novecento, che cercavano di raggiungere l’America, una fertile Terra Promessa, con i loro sogni e le loro speranze.

In “Terraferma” il regista continua a dirigere, oltre a nomi di spicco, soprattutto attori non professionisti. Tra questi c’è il giovane Filippo Pucillo che aveva già lavorato nelle pellicole che abbiamo già citato (aveva interpretato uno dei figli della Golino in “Respiro” e uno dei figli della famiglia Mancuso che parte per l’America) ma soprattutto c’è Timrit T., che nel film è Sara, ed ha una vera e drammatica storia alle spalle. Nel 2009 Timrit T., eritrea, allora ventisettenne, faceva parte di un gruppo di 78 persone che a bordo di un gommone di dodici metri avevano lasciato le coste della Libia per raggiungere quelle italiane. L’imbarcazione, composta da eritrei, etiopi, nigeriani, due donne incinte e una con un figlio di tre mesi, aveva impiegato 21 giorni per attraversare le 217 miglia di mare che separano la Libia da Lampedusa. Quando vennero recuperati, del gruppo erano rimasti in cinque. Timrit T., tra i sopravvissuti, aveva poi raccontato alla stampa che, una volta finito il carburante, avevano navigato in balia delle onde, e nei giorni a seguire lei aveva visto morire gli altri suoi sventurati compagni per gli stenti e la disidratazione.

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Quando si è composto il cast per realizzare questo film, Crialese cercava un volto autentico di chi avesse vissuto per davvero uno di questi viaggi della speranza. Dopo essersi messo in contatto con Laura Boldrini, dell’Alto Commissariato Onu per i rifugiati, questi l’aveva indirizzata a questa ragazza eritrea che ancora viveva in Italia in una casa-famiglia, ospite dei comboniani laici. Con una certa riluttanza Timrit T. ha accettato di interpretare il ruolo di Sara; le risultava difficile rievocare quanto aveva vissuto. Alla fine il regista è riuscito a convincerla e la sua intensa quanto sofferta interpretazione è quanto di più realistico possa offrire un film. Oggi Timrit T. vive in Olanda, studia lingue, e ha un compagno dal quale ha avuto un bambino.

Andrea Curcione

Terraferma
(Id, Italia, 2011)
Regia: Emanuele Crialese
Interpreti: Filippo Pucillo, Donatella Finocchiaro, Mimmo Cuticchio (II), Beppe Fiorello, Timnit T., Martina Codecasa, Filippo Scarafia, Pierpaolo Spollon, Tiziana Lodato, Rubel Tsegay Abraha, Claudio Santamaria.
Genere: Drammatico, 88’.
Distribuzione in Francia: Bellissima Films.
Aggiornamento: Il trailer ufficiale non è più disponibile!

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Andrea Curcione
Andrea Curcione è nato e risiede a Venezia dal 1964. Laureato in Storia all'Università Ca'Foscari di Venezia, ama i libri, la scrittura, la fotografia e il disegno. Giornalista pubblicista, ha pubblicato alcuni racconti e romanzi noir di ambientazione veneziana. Si occupa soprattutto di critica cinematografica, ma per Altritaliani scrive anche di avvenimenti culturali e mostre di particolare interesse che si inaugurano nella città lagunare.