Piove su Pompei

Stanno aumentando i visitatori dell’antica Pompei. Succede da quando si sono verificati i primi crolli: in ogni angolo del mondo tanti s’affrettano, temendo di non poterla vedere più.

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Qualche giorno fa infatti un pezzetto del grande muro (tre chilometri e 500 metri) che abbracciava l’antica Pompei difendendola dai nemici, s’è sgretolato mandando giù un paio di metri del suo “opus incertum” nei pressi della Porta Nola. Brutto segnale.

Fra poco c’è l’anniversario del disastroso crollo (6 novembre 2010) della Scuola d’armi (Schola Armaturarum) con alcuni preziosi dipinti. Le immagini di quelle macerie fanno tuttora il giro del mondo, visto che sono ancora là, e non c’è uno dei diecimila visitatori quotidiani che dimentichi di inquadrarle nel mirino della propria fotocamera.

L’allora ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi scoppiò in lacrime e singhiozzi quando, sommerso dalle rampogne in Parlamento, dovette rassegnare le dimissioni nelle mani del premier Silvio Berlusconi, da lui amatissimo anche perché appartiene alla esigua schiera di estimatori delle sue poesie soavemente ministeriali.

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Questa volta il rude ministro Galan (nativo del Veneto) e il suo nient’affatto poetico sottosegretario Villari (napoletano) non si sono commossi e hanno subito accusato i dirigenti archeologi, i custodi, la burocrazia, per non aver speso i fondi destinati a tutelare la grande città sepolta e a noi conservata dalle ceneri del Vesuvio dal 79 dopo Cristo. Dimenticando che il governo di cui fanno parte non ha semplificato, come aveva promesso, le norme sugli appalti: per consentire un lavoro anche urgentissimo in Italia occorre almeno un anno (quando si è fortunati) di lente passeggiate sui tavoli della burocrazia. A peggiorare la situazione s’è messa anche la Soprintendente ai Beni Archeologici, sostenendo che mancano le fognature nell’abitato di Pompei moderna (quella sacra dedicata alla Madonna con pellegrinaggi che fanno concorrenza agli Scavi). Ma le fogne ci sono e funzionano bene, l’accusa di rovesciare fiumane verso gli Scavi è infondata.

Forse c’è una via giudiziaria alla salvezza di Pompei: il Procuratore della Repubblica, Diego Marmo, ha aperto una terza indagine penale, dopo le prime due, sul crollo dell’anno scorso e sul terrificante “restauro” del Teatro Grande, dove le antiche gradinate sono state ricoperte con moderni mattoni e cemento. Forse qualche colpevole sarà trovato.

Ma intanto, piove.

Eleonora Puntillo

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