Franca/ Francette. En mémoire de Franca Trentin-Baratto (1919-2010)

È possibile parlare pubblicamente di una grande, cara amica che non c’è più? Conosciamo da sempre Franca / Francette. Da sempre era amica, familiare, prima dei nostri genitori, poi di noi, ed è tramite lei che ci siamo incontrati. Il pudore spingerebbe a sfumare i contorni, a ricordare in silenzio, o con pochi altri amici, in privato.

Pourtant l’envie nous est venue d’écrire ces quelques lignes, en passant de l’italien au français et du français à l’italien, les deux langues dans lesquelles a vécu Franca, Francette, comme on l’appelait en France, depuis qu’elle était arrivée, toute petite fille, dans ce pays où sa famille s’était exilée pour fuir le fascisme. (Il faudrait peut-être le dire mieux: son père, Silvio Trentin, avait démissionné de l’Université où il enseignait le droit public, pour ne pas devoir se soumettre à la dictature; il commencera à organiser la Résistance antifasciste en France, puis de nouveau en Italie, avec ses deux fils Giorgio et Bruno rentrés avec lui en 1943, cependant que Francette, restée en France, continue le combat à Toulouse…)

Poche parole, per attirare l’attenzione su una serata in suo onore, qui a Parigi, che fa seguito a quella che le ha dedicato Venezia, poco meno di un anno fa, al momento della sua morte. Perché Franca è stata una donna unica, che ha vissuto a cavallo di questi due paesi, investendoli della sua passione politica, di resistente «ora e sempre», di indignata vera, e di combattente, contro il fascismo nella sua giovinezza, contro Berlusconi, e tutto quel che rappresenta, sino agli ultimi giorni della sua lunga vita, quel Berlusconi sotto cui non si rassegnava a dover morire.

Franca Trentin-Baratto

Ed è con passione, nell’insegnamento, nell’impegno politico, come anche, forse ancora di più, nell’amicizia, gli amici tutti cui ha dedicato la sua vita, che ha amato e si è fatta amare, in Francia come in Italia. Portando dentro di sé questi due paesi che insieme costituivano la sua identità, ma senza mai farsene possedere. Per dirlo con le sue parole : elle se sentait italienne quand elle était en France, française quand elle était en Italie… Ma mai, in ogni caso, aderendo a un’appartenenza nazionale. Era lei che ci aveva insegnato questa frase, di Marx (disait-elle, mais nous n’avons jamais réussi à retrouver la référence exacte), che amava ripetere : l’unico sentimento legittimo nei confronti della patria è la vergogna. O ancora, di Samuel Johnson (ricordo di accalorata discussione a Venezia, La Lega, Le Front National) : Il patriottismo è l’ultimo rifugio dei cialtroni…

Voilà pourquoi nous serons le jeudi 13 octobre à l’Institut Culturel Italien de Paris. Per ricordare questa grande “altra italofrancese”, negli aspetti appena menzionati e nei tanti altri che componevano la sua poliedrica personalità. Mais aussi, tout simplement, pour tenter de retrouver quelque chose de nos discussions, de nos rires… de notre amitié, entre Paris et Venise.

Perché l’amicizia, al di là del fatto individuale, è stata per Franca / Francette un vero e proprio impegno civico. Dans l’amitié, à laquelle elle donnait aussi un sens politique, se sont épanouies toutes les facettes de sa personnalité : sa générosité, son humour et sa fantaisie, sa droiture morale, et un incroyable sens de la liberté que le passage du temps n’a jamais émoussé.

Et de cela, alors oui, on peut parler publiquement.

Giuseppe A. Samonà, Sophie Jankélévitch

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Giuseppe A. Samonà
Giuseppe A. Samonà, dottorato in storia delle religioni, ha pubblicato studi sul Vicino Oriente antico e sull’America indiana al tempo della Conquista. 'Quelle cose scomparse, parole' (Ilisso, 2004, con postfazione di Filippo La Porta) è la sua prima opera di narrativa. Fa parte de 'La terra della prosa', antologia di narratori italiani degli anni Zero a cura di Andrea Cortellessa (L’Orma 2014). 'I fannulloni nella valle fertile', di Albert Cossery, è la sua ultima traduzione dal francese (Einaudi 2016, con un saggio introduttivo). È stato cofondatore di Altritaliani, ed è codirettore della rivista transculturale 'ViceVersa'. Ha vissuto e insegnato a Roma, New York, Montréal e Parigi, dove vive e insegna attualmente. Non ha mai vissuto a Buenos Aires, né a Montevideo – ma sogna un giorno di poterlo fare.