Torre del Greco. L’antica arte del corallo.

A Torre del Greco, la cittadina alle falde del Vesuvio, da secoli si
tramanda, da padre in figlio, la nobile arte del corallo. Nei corsi e
ricorsi della moda c’è sempre lui, il cammeo. La bellezza di un oggetto
ricavato da una conchiglia, ha sempre qualcosa di caldo, di morbido come una carezza sulla pelle.

Gli americani lo adorano; gli inglesi li ammirano nelle scenografiche
vetrine di Harrods a Londra. Tedeschi e giapponesi, n’apprezzano i soggetti rinascimentali, biblici o le scene della mitologia greca.

Parure in corallo realizzata per la Regina Farida d’Egitto dai laboratori Ascione, 1938, Napoli, Museo del Corallo

Testimonianze dell’arte incisoria del corallo sono presenti nel Museo
Archeologico di Napoli con la celebre Tazza Farnese, raffigurante
l’allegoria della fertilità del Nilo e i medaglioni marmorei di Donatello
nel cortile di Palazzo mediceo. Qualche tempo fa, al largo di Pantelleria è
stato trovato un relitto di una barca attrezzata per la pesca del corallo, si fa risalire
all’IV sec. d.C.

Gli abilissimi maestri della cittadina torrese, servendosi di lime,
bulini e archetti riescono a produrre autentici capolavori non solo dal
corallo ma anche dalla madreperla, corniola e dall’avorio. Dalle collane
agli orecchini, agli anelli, alle spille, ai bracciali. L’incisione di
cammei su conchiglia ha origini antiche. L’ottanta per cento della
produzione mondiale proviene dalla cittadina alle falde del Vesuvio, in
parte trasferita a Marcianise. I cammei si ottengono da alcune particolari
conchiglie come la Cassis Madascariensis meglio conosciuta come sardonica che possiede un doppio strato, all’interno e di colore marrone bruno, è perfettamente bianca e compatta sulla superficie.

Cammeo inciso su conchiglia sardonica nei laboratori Ascione, 1925, Napoli, Museo del Corallo

Nel corso dei secoli il corallo è stato considerato non solo pietra
preziosa ma anche medicinale, amuleto, moneta. In India è usato come
ingrediente per una miscela afrodisiaca: la « Kusta », a base di miele,
mentolo, spezie varie e corallo polverizzato.

Nel Seicento l’Italia ebbe una notevole importanza nella trasformazione di questo prezioso materiale appartenente al regno animale, soprattutto in opere di decorazione mista.

Chi poteva sospettare che un ramoscello raccolto in fondo al mare fosse
di origine animale? Fu Henry Lacaze-Duthiers, nel 1864 a collocare, dopo
anni di diatribe, il corallo in questo misterioso mondo.

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La preziosa piantina per la sua bellezza, per le leggende legate ai suoi
poteri, per la difficoltà di raccoglierla, ha sempre avuto un prezzo
elevato. Il corallo più comune è quello rosso; più prezioso è color rosa o
bianco. Quello di buona qualità deve essere compatto. Senza forellini o
lesioni. Il colore deve essere quanto più uniforme possibile.

In genere sono le donne ad indossare monili di corallo. In alcuni paesi
africani sono, però soprattutto gli uomini a farne sfoggio. Il re del Benin,
nel 1979, durante la sua incoronazione indossò un abito di 40 chili di
coralli lavorati a Napoli 300 anni prima.

Gli americani adorano le conchiglie scolpite, come ogni oggetto
artistico italiano che ha qualche suggestione classica. Lo stesso dicasi
degli inglesi. Con tedeschi e giapponesi il discorso diventa forse più
qualificante, hanno un senso innato del bello classico. L’oro rosso, un
mercato in espansione verso Paesi emergenti come India, Cina, Emirati arabi.

Un monile lavorato e pescato in fondo al mare può costare oltre
cinquantamila euro.

La storia della pesca e della lavorazione del corallo risale all’età
preistorica. Le prime notizie si hanno intorno al 1400, quando la pesca era
praticata da « umili pescatori con ardimento da giganti », che per difendersi
dai pirati, nel 1639 fondarono la società di mutuo soccorso « Il Monte del
marinaio ». Uno studioso aggiunge che Carlo III di Borbone nel 1739 trasformò
la Società in Codice corallino.

Lodevole iniziativa della Banca di Credito Popolare di Torre del Greco
aver organizzato le biennali sulle Vie del Corallo, un excursus sulla
lavorazione dell’oro rosso, gioielli etnici e costumi e tradizioni,
dall’India all’Asia islamica, dalla Turchia all’Uzbekistan, dal Marocco al
Regno di Saba.

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L’ultima rassegna, Mirabilia, è stata dedicata alle Manifatture in
corallo a Genova, Livorno e Napoli, tra il XVII e XIX secolo. Oltre 150
oggetti provenienti da importanti istituzioni museali e collezioni private.

Mario Carillo

Per approfondire l’argomento :

Storia dell’Arte: significato del corallo tra simbolo e mito

Il Museo del Corallo ripercorre la storia, attraverso l’esposizione di documenti originali e delle più significative creazioni, dell’azienda di Torre del Greco dall’Ottocento fino al moderno e al contemporaneo.

Museo del corallo di Torre del Greco

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Mario Carillo
Mario Carillo, iscritto all’ordine dei giornalisti della Campania. Prime esperienze alla Redazione napoletana del Giornale d’Italia di Roma, Agenzia Radiostampa, Agenzia NEA, collaboratore fisso da Napoli per il Secolo XIX di Genova, collaboratore del giornale Il Roma di Napoli, Il Gazzettino, Il Brigante, Albatros magazine, Altritaliani.net di Parigi, responsabile napolinews.org, socio Giornalisti Europei, Argacampania (giornalisti esperti agroalimentare).