Pasolini direbbe.

“Mi domando per esempio che cosa direbbe oggi Pasolini….”, così chiosava un suo intervento il Prof. Giovanni Capecchi di Letteratura italiana dell’Università per Stranieri di Perugia durante la conferenza: “Da I viceré al Gattopardo: L’Italia unita vista da Sud”. Una bella conferenza organizzata da Altritaliani.net.

Era aprile e confesso che da allora, di tanto in tanto, la domanda mi tormenta. Già, cosa direbbe oggi Pasolini. Lui che dalle colonne del Corriere, con i suoi scritti corsari, suscitò più di una polemica, più di un dibattito, con le sue visioni e le sue analisi che spesso spiazzavano, colpivano al cuore, là dove molti intellettuali invece si univano banalmente al coro o vagavano, tergiversavano sul tema. Lui, l’idea l’aveva chiara, direttamente collegata tra cervello, stomaco e cuore.

Cosa direbbe del federalismo? e dei politici del nord che si negano ai napoletani che chiedono aiuto per risolvere la questione “monnezza”. Che direbbe dell’antipolitica berlusconiana? Cosa direbbe delle nostre partecipazioni alle missioni militari in Iraq ed in Afganistan? Della compravendita dei parlamentari, dei loro privilegi? Della ‘ndrangheta a Milano e nord Italia? E sarei tanto curioso di sapere cosa direbbe sull’immigrazione e sui clandestini.

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Pasolini in qualche caso, forse ci sorprenderebbe ancora. Come sulle escort e i festini berlusconiani e le attese di quei genitori, che suscitando nei più orrore, consigliano alle loro figlie di darsi ai potenti, di inseguire il loro, forse effimero, sogno di velina o letterina.
Pasolini direbbe, che queste ragazze sono il prodotto innocente di quella omologazione che lui aveva già intravisto sul finire degli anni sessanta. Che nel loro darsi esprimono una purezza ed una innocenza che è corrotta solo dall’uso di loro che ne fa il potere, votato ad un’interpretazione moralista essendo un potere senza morale, che usa ipocritamente l’etica a seconda delle convenienze del momento. E sia chiaro Pasolini avrebbe parlato ancora di Potere, e non solo di governo, unendo a questo anche gran parte dell’attuale opposizione.
Avrebbe detto che quei padri e quelle madri non sono poi così lontani dai loro nonni o antenati, che sempre hanno ruffianamente esposto le proprie figlie come merce, per acquisire vantaggi, privilegi e ricchezze per loro e per se.

Avrebbe forse condannato la sovraesposizione mediatica di queste prostitute; funzionali alle miserevoli vicende di un governo e di un’opposizione che sembrano somigliarsi, nel loro stanco teatrino e che alla fine della recita, rimangono i privilegi e i vantaggi delle caste ed un pensiero sempre più unico ed omogeneo. Direbbe che l’informazione e i salotti hanno sempre taciuto sulle puttane e i papponi, su chi le usa e le abusa e che solo ora si parla di dignità della donna, di offesa al decoro della società, una società così ipocrita e moralista da indignarsi per le quotidiane aggressioni omofobe, salvo poi accettare una politica che nega una legge che riconosca questa omofobia.

Ma sono convinto che Pasolini avrebbe plaudito a quei tanti movimenti che fuori dal sistema politico hanno dato vita a manifestazioni per difendere la cultura, la scuola, l’università, il lavoro, le diversità e che sarebbe stato felice della vittoria nei referendum, per l’acqua pubblica e contro il nucleare. Avrebbe avuto simpatia per quel paese reale che rifiuta di omologarsi, di inchinarsi alla vacuità culturale del potere di questi ultimi anni.

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Ci manca Pasolini. Aveva proprio ragione Moravia quando nella sua orazione funebre disse che un poeta ed un intellettuale così, è raro e non nasce ogni anno. Insomma che uno così può capitare una volta in un secolo. Forse.

Veleno

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