Modelle e modelli ciociari nella storia dell’arte europea, di Michele Santulli

Michele Santulli [[Michele Santulli, originario di Atina, già insegnante nelle scuole superiori, è stato per oltre trent’anni antiquario a Cassino, specializzato nella pittura del XIX secolo, attività che gli ha permesso di scoprire a di appassionnarsi a questo soggetto fondamentale della pittura occidentale.]] pubblica il secondo volume dedicato alla presenza dei modelli ciociari nella storia dell’arte europea tra XIX° e XX° secolo. Un’occasione unica per rileggere grandi capolavori dell’arte occidentale alla luce di nuove numerose scoperte.

Una donna italiana della Ciociara, di John Singer Sargent, Canajoharie Art Gallery di New York

Capolavori pittorici e scultorei dell’arte europea dell’Ottocento e del primo Novecento hanno avuto come modelle e modelli ispiratori umili paesani originari della campagna ciociara, più in particolare della Valcomino, una valle recondita a sud di Roma, spesso erroneamente definita con il toponimo più generale d’“Abruzzi”, cosi’ come il costume ciociaro, con il passare del tempo, è diventato sinonimo di “costume italiano” per antonomasia, perdendo in qualche sorta le sue origini tradizionali.

La Chiaruccia, di A. Cabanel (metà '800), Museo Fabre di Montpellier

A partire dalla prima metà del 1800 l’uso di questi modelli ciociari si diffonde ampiamente a Roma e in seguito a Parigi e a Londra, contribuendo alla trasmissione internazionale di un canone di bellezza classica e mediterranea. Se nel suo precedente volume (Il costume ciociaro nell’arte europea del 1800, Isola del Liri, 2009) Michele Santulli aveva indagato le origini storiche e sociali di questo fenomeno, in questo secondo opus l’autore mira essenzialmente “a dare un volto e un’anima” ad alcuni tra i modelli più diffusi dell’arte occidentale, apportando in questo modo nuovi elementi alla lettura iconografica di grandi capolavori.

L'italienne, la ciociara ‘Agostina’ di Van Gogh al Museo d’Orsay, Parigi.

E’ solo da qualche anno che gli studiosi si interessano a questo tipo di ricerche relative al rapporto tra l’artista e il suo modello, inteso come vera e propria fonte d’ispirazione. A parte qualche rara eccezione – ad esempio gli atleti di Lisippo e Prassitele, la Fornarina di Raffaello o Kiki di Montparnasse – la maggior parte di questi modelli sono rimasti nell’ombra o ancor peggio nell’anonimato. Eppure sono molti gli artisti che ne hanno fatto ricorso: Manet, Degas, Renoir, Corot, Rodin, Van Gogh, Picasso, Matisse, per i quali le caratteristiche fisiche dei loro modelli hanno condizionato il processo creativo stesso.

Carolina, originaria di Casalvieri, una scultura di Alex. Falguière.

Grazie a questa approfondita e documentata ricerca – che produce nel lettore la “medesima sensazione dell’archeologo che si trova di fronte a qualche cosa di superiore alle sue aspettative” – oggi conosciamo l’identità di Michele De Rosa, l’adolescente eternato nel Ragazzo dal panciotto rosso di Cézanne (Washington, National Gallery), conosciamo il nome di Maria Bruzzese, la modella dell’Eva di Rodin, sappiamo tutto sulla Carmelina di Matisse (Boston, Museum of Fine Arts), o su Agostina, che ha prestato il volto e il corpo alla Dama in blu di Corot (Parigi, Louvre);

La lecture interrompue, J.B. Corot (1870), Art Institute of Chicago

conosciamo la storia di Rosalina Pesce, quella ciociarella che ha dato i propri tratti alla celeberrima Semeuse di Oscar Roty (Jargeau, Museo Roty), presente sulle pièces d’argento francesi, sui francobolli e oggi anche sull’euro;

La Semeuse, una ragazzina ciociara della Valcomino, di Oscar Roty

ora conosciamo chi è l’adolescente immortalato nel centro della fontana di Piccadilly Circus nei panni di Eros o Angelo della carità, come pure sappiamo chi è il figlio di poveri emigranti di Picinisco che posò per la scultura di Peter Pan e che si leva immortale nei giardini di Kensington sempre a Londra, e sappiamo tutto sulla modella ciociara, la più celebre di tutte, che posò per due capolavori di Van Gogh (Agostina Segatori, Amsterdam, Museo Van Gogh; L’italienne, Parigi, Museo d’Orsay). E’ stata rintracciata e individuata anche quella modella della Valcomino – per la quale è arduo trovare un epiteto – che ha posato per almeno cinquanta quadri di Matisse dal 1916 al 1917 e che con le sorelle ammiriamo ne Le tre sorelle, capolavoro del museo dell’Orangerie di Parigi. E ancora molto altro.

Les trois soeurs, di Henri Matisse, museo dell’Orangerie di Parigi

Nonostante una struttura non sempre di facile fruizione, il libro di Michele Santulli ha il grande merito di fornire agli appassionati un vero romanzo d’arte e agli studiosi una straordinaria raccolta di fonti documentarie di prima mano, ampiamente documentate, capaci di apportare tasselli importanti al grande puzzle della storia dell’arte, spesso riuscendo perfino a determinare o a cambiare la cronologia d’esecuzione delle opere stesse. Questa lettura trasversale delle tecniche, degli uomoni e delle società che hanno prodotto i grandi capolavori, permette di risalire a controcorrente non solo la storia ma anche la geografia dell’arte.

Barbara Musetti

IL LIBRO: Michele Santulli, Modelle e modelli ciociari nell’arte europea, a Roma, Parigi, Londra nel 1800-1900, Arpino, Edizioni Ciociaria sconosciuta, 2010

Da leggere anche su Altritaliani una recensione del libro :

Il costume ciociaro nell’arte europea del 1800, di Michele Santulli,
Grafiche del Liri, Isola del Liri, Edizioni Ciociaria Sconosciuta, 2009.

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Barbara Musetti
Barbara Musetti est docteur en histoire de l'art et enseignante, notamment à l'Ecole du Louvre de Paris.