Shozo Shimamoto, samurai e acrobata dello sguardo, in mostra

“Samurai e acrobata dello sguardo” così Achille Bonito Oliva definisce Shozo Shimamoto. L’ottantenne artista giapponese è presente a Caserta, alla neonata galleria «Nicola Pedana Arte contemporanea», con un’attesissima mostra personale, a partire da sabato 26 febbraio. La mostra nello spazio di via Don Bosco, che resterà aperta fino al 10 aprile, è a cura di Massimo Sgroi. Per l’occasione il fondatore dello storico Gruppo Gutai, movimento artistico degli anni ’50, contemporaneo al Fluxus e all’action painting, presenta opere recenti che hanno come motivo centrale “il gesto dell’artista nella liberazione del colore verso la superficie del quadro”.

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Il “Movimento d’Arte concreta Gutai” nasce ufficialmente nei grandi magazzini Kintetsu di Osaka. Ai suoi componenti principali, Jiro Yoshihara e Shozo Shimamoto, si unirono altri nomi di spicco e tutti crearono una serie di opere innovative che anticiparono i più importanti movimenti interdisciplinari dell’Occidente quali l’happening, la performance, l’arte concettuale e l’azionismo.

Candidato al premio Nobel, Shimamoto ha operato una serie di provocazioni nell’arte di grande impatto concettuale ed emozionale. Le sue opere sono vere esplosioni di colori. Fin dal 1956 il maestro giapponese tende ad esprimersi preferenzialmente con il lancio della pittura a distanza: i suoi primi lavori erano il frutto di lanci di bottiglie piene di colori, o paste cromatiche lanciate da una mongolfiera o direttamente da un cannone. L’artista ha poi dipinto direttamente con i piedi o facendo intervenire “naturalmente” l’aria e il vento che trasformano la materia cromatica. Una pittura gestuale e carica di simbologie poetiche e politiche quella di Shimamoto che pone l’arte e la vita sullo stesso piano.

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Con il liberare i colori l’artista libera se stesso dando vita ai suoi paesaggi tonali. L’intensità del gesto e la concretezza della materia rappresentano il dualismo fondamentale dell’arte di Shimamoto.
Il pittore immerge il suo corpo nel colore divenendo un tutt’uno con la tela che lo accoglie. Nel testo in catalogo il curatore Sgroi scrive: «Nel suo essere l’arte, prima ancora che l’artista, Shimamoto parte da una accettazione assoluta dell’immutabilità del mondo, la trasferisce nella sua opera, la vive nella sua straordinaria semplicità e necessità. Le cose non accadono, quindi, per chissà quale volere esterno, sono e basta».

Violetta Luongo

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