Il Cavaliere si diverte

Mentre a Torino passa il referendum/ricatto che priva agli operai finanche dei dieci minuti di sosta nel periodo di lavoro, Berlusconi nelle sue ville organizzava orge con minorenni. Una cosa alla Ben Alì, ma gli Italiani restano imperturbabili, il Cavaliere perde solo un punto nel gradimento popolare. E al richiamo del capo dello Stato a chiarire la sua posizione, risponde che (ancora una volta) non darà conto ai Giudici e che lui si diverte.

Ci sono due aggettivi che risultano insopportabili all’Italiano medio: intellettuale e moralista.

Nessuno oggi dichiara, anche se lo è, di essere un intellettuale e si guarda bene da muovere rilievi che potrebbero suonare “moralistici”. E’ strano che uno dei paesi più cattolici del mondo, dove ha sede il pontefice, ci tenga tanto a dimostrarsi disinibito e amorale. In realtà la morale compare e scompare dai gusti cittadini ipocritamente, a seconda se il soggetto sia più o meno potente, sia più o meno utile ai propri egoistici interessi.

Sarebbe bene se alla parola “moralismo”, in occasione dell’ennesime, verrebbe da dire con facile allusione, “puttanate” del nostro premier, si sostituisse l’espressione “etica” o ancor più “etica pubblica”.

Personalmente ritengo che il comune cittadino nel rispetto delle leggi (e sembra non essere il caso del cavaliere), possa avere nel privato i comportamenti che preferisce a prescindere dai principi, ad esempio religiosi, o dalle consuetudini della società.

Cosa ben diversa è se il cittadino è un esponente politico, un uomo pubblico, un riferimento della società o addirittura, come in questo caso, il capo del governo e il rappresentante in Italia e all’estero della stessa Italia e degli Italiani (specie in questo periodo di festeggiamenti per l’unità del Paese).

La politica, per antonomasia, dovrebbe, oltre che aiutare la comunità a vivere meglio, essere costante riferimento di valori e principi che servono proprio a quella etica in cui una comunità si riconosce e si unisce.

silvio-berlusconi-ruby-noemi.jpgIl fatto è che oggi nel rovesciamento di valori, ideali e principi, avviene che essere intellettuali o richiamare l’etica nei comportamenti, a chi ricopre cariche pubbliche, è visto come un peccato mortale, un qualcosa per cui nascondersi, da non rivelare, mentre se si è egoisti, individualisti, arrivisti, corrotti e corruttori di donne, ragazze e giovani, questo è visto o come un peccato veniale o come un segno del successo.
Incredibilmente, là dove ci si attenderebbe una sommossa popolare nel nome della dignità di una nazione e del rispetto per i tanti che soffrono la precarietà, la disoccupazione o mortificanti forme di assistenza, mentre si scialacquano denari per orge e festini, accertati da intercettazioni ed ammissioni dei protagonisti, ci si assiste a scrollate di spalle, pacche compiacenti, sorrisi ammiccanti e vere e proprie ammissioni d’invidia per il 74enne Premier che adesca sedicenni, a cui poi regala case, dona coperture presso la polizia (ricordate Ruby, la nipote di Muhbarack). Ma che dico, il Premier ha concentrato una trentina di queste giovanissime in un solo palazzo a Milano 2 costruendosi un vero harem, di giovanissime, pronte all’uso, che entrano ed escono dalla sede di Palazzo Grazioli, senza controlli, magari accompagnate dalla polizia in un grottesco servizio di scorta.

Ebbene, gli Italiani restano fermi non vogliono mescolare il privato e il pubblico. Intanto ieri il presidente della Confindustria Marcegaglia ha ripetuto che occorre un governo che governi, il Direttore della Banca d’Italia Draghi ha confermato che la crisi economica si sta inasprendo e che la disoccupazione è ancora in aumento.

Eppure gli Italiani non sembrano capire che è proprio il Premier che mescola privato e pubblico, che il suo comportamento ha effetti pubblici e privati, che impediscono al paese di voltare pagine, di iniziare, sul serio, ad affrontare la drammatica situazione Italia. E’ proprio questo empasse fatto di interessi privati, di corruzioni, di una vita dissoluta e che non ha nessuna attenzione per il destino del nostro paese, di leggi ad personam e le conseguenti, inevitabili reazioni della magistratura che naturalmente in presenza di reati è costretta ad indagare (la concussione e lo sfruttamento della prostituzione minorile sono reati anche odiosi), a tenere bloccato il paese.

Berlusconi, piaccia o no, è una figura inutile e dannosa per il futuro del paese e se gli Italiani si piccano di essere pragmatici, dovrebbero capire che aldilà dei meriti o demeriti del Premier, nell’interesse di tutti e a prescindere dai gusti ideologici, occorre che si dimetta o che venga dimesso anche da una sommossa popolare, Ben Alì insegna.

Berlusconi magari si diverte, lasciamolo divertire, soldi e ragazze da comprare non gli mancheranno, ma la politica deve dare risposte, ad un mezzogiorno che ha il 30% dei disoccupati italiani, a lavoratori a rischio disoccupazione ormai non più in età per avere nuove occupazioni e che rinunciano ai propri diritti (FIAT insegna) pur di sopravvivere, a giovani che non hanno futuro e che invano hanno difeso l’istruzione, l’università, la ricerca che veniva tagliata, mentre Ruby Rubacuori chiedeva a Berlusconi 5 milioni di euro per non rivelare che lui sapeva che era minorenne.

Nicola Guarino

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Nicola Guarino
Nicola Guarino, nato ad Avellino nel 1958, ma sin dall’infanzia ha vissuto a Napoli. Giornalista, già collaboratore de L'Unità e della rivista Nord/Sud, avvocato, direttore di festival cinematografici ed esperto di linguaggio cinematografico. Oggi insegna alla Sorbona presso la facoltà di lingua e letteratura, fa parte del dipartimento di filologia romanza presso l'Università di Parigi 12 a Créteil. Attualmente vive a Parigi. E’ socio fondatore di Altritaliani.