La classe operaia va in Paradiso

Tra pochi giorni 5.300 operai disperati della Fiat voteranno la proposta Marchionne per continuare a lavorare e per mantenere in vita la “mitica” Fiat Mirafiori. L’alternativa è bere o affogare. Marchionne l’ha già detto che se vinceranno i “no” alla sua proposta, lui prenderà baracca e burattini e se ne andrà nella “sua” Detroit.

La posta è enorme. Nelle mani di quei 5.300 operai disperati e piegati dal ricatto aziendale, c’è la storia e il destino di decine di anni e forse più, di lotte e conquiste operaie e civili. Si vanno a stracciare diritti sanciti nello statuto dei lavoratori e finanche principi della nostra Carta Costituzionale.

I giorni di malattia non saranno più retribuiti, i sindacati ridimensionati quando non esclusi dalle fabbriche, chi sciopera potrà essere licenziato ed altro ancora. Si dice che tutto questo è frutto della necessità, della competitività, di questa ingovernabile globalizzazione.

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Chissà cosa ne penserebbe Gian Maria Volonté che fu il protagonista di quel bellissimo film di Elio Petri dal titolo: “La classe operaia va in Paradiso” che raccontava della rivolta e della lotta di una classe operaia che non sopportava più i ritmi alienanti di una produzione senza fine nel nome di un rampante consumismo che esplodeva tra gli anni sessanta e settanta.

Si tornerà forse ad: “Un pezzo, un culo, un pezzo, un culo…..”, ve lo ricordate? Andate a rivedere quel capolavoro!

Sui principi, sui valori fondanti della nostra storia e della nostra costituzione, su idee sacre come il lavoro e sui lavoratori, non ci sono real politik che tengano, ricatti come questi non possono essere digeriti nemmeno nel nome della necessità o con la scusa della globalizzazione. Non si può delegare, con tutto il rispetto, a questi operai disperati che difendono il loro pezzo di pane, la storia del sindacalismo italiano e le sue conquiste frutto di tante sofferenze.

Il tutto avviene nel silenzio complice di un governo che continua a non governare, rappresentante di una istituzione che per decenni ha soccorso e sovvenzionato la Fiat e che oggi tace di fronte alle minacce del manager in maglietta. Ma la cosa più grave è il silenzio e la confusione dell’opposizione timorosa di dire una semplice verità, ossia che i diritti dei lavoratori non sono alienabili. Invece ancora una volta il PD si divide, tentenna, balbetta, aumentando il senso di solitudine di lavoratori ormai divisi e lacerati dal bisogno. Ancora più grave, se possibile, la divisione dei sindacati, con la sola FIOM (area CGIL) che si oppone con tutte le sue forze rischiando di perdere, in base alle regole capestro imposte del padronato, finanche la sua rappresentanza sindacale, mentre la UILM e la FILM (area UIL e CISL) aderiscono alla proposta Marchionne. Il tutto (sono velenoso, scusate ma è nel carattere) al solo scopo di aumentare il proprio potere di bottega e di avere così maggiori privilegi per i propri sindacalisti che codini si piegano al padrone.

Un altro colpo alla solidarietà, ad un’idea d’Italia in questo 150enario di unità del Paese, che tanto è stato sfigurata da questo ventennio di berlusconismo.

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A Torino sono ricomparse le stelle delle Brigate Rosse, un brutto segno. Si ridà respiro nell’assenza della politica e con un’opposizione incapace di una linea chiara, ad un terrorismo disperato, che da questo clima d’ingiustizie (pagano sempre i più deboli in una società dove il 10% della popolazione gestisce il 50% delle ricchezze del paese, dove il 30% dei giovani e disoccupato e il resto in buona parte precario) e sfruttamento ritrova motivo per alimentare il suo odio.

Cosa direbbe Gian Maria Volontè? Me lo immagino fuori ai cancelli della Mirafiori, come il suo personaggio, che lotta e non si arrende, che ricorda il suo sogno, che tutti gli operai finalmente sono in Paradiso.

Ma forse questa volta la classe operai non andrà in Paradiso, ma più banalmente in soffitta.

Veleno

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