92/93 Anni cruciali.

Gli anni tra il ’92 e il ’93 sono cruciali e ricchi di mistero.
Capire cosa è successo in quel biennio ci aiuterebbe probabilmente a capire perché Berlusconi è sceso in politica e perché ancora, come sostengono diversi analisti politici, dalle ceneri della prima repubblica non è nata la seconda repubblica ma una transizione che, a quasi venti anni da quegli eventi, non si è ancora conclusa.

Il vostro Veleno preferito non vuole passare per il solito blogger sfigato e complottista, ma certo se si mettono insieme, anche disordinatamente, i tasselli degli accadimenti di quegli anni si potrebbe intuire che c’è un puzzle ricco di enigmi da risolvere, al cospetto dei quali gli intrecci del “The code Vinci” farebbero la figura di scherzi da educande.

Qualcosa sta venendo fuori, colpevolmente in ritardo, cose che su un piano giudiziario non servono più, riguardando reati prescritti, ma che sul piano storico hanno un valore importante e tale da aiutare a capire questi anni della politica italiana.

C’è un libro: “Vaticano spa” del giornalista Gianluigi Nuzzi, edito da ISB, che fa capire che sulla banca IOR, banca vaticana spesso utilizzata per lavare denaro sporco, invischiata in diversi misteri italiani, basti pensare allo scandalo Sindona o alla misteriosa morte di Calvi, vi fosse un conto intestato a Giulio Andreotti, con soldi provenienti dalla tangente “Enimont”. Per capirci quella che negli anni di tangentopoli, proprio quelli di cui parliamo, era definita la madre di tutte le tangenti. Per quello scandalo si uccise l’imprenditore Raul Gardini, che peraltro (altro tassello) proveniva da una terra che era la stessa dei più temibili capimafia dell’epoca. In quegli anni, in cui cadeva a pezzi l’establishment politico italiano, la mafia inizio a colpire duro. Attentati da strategia della tensione a Firenze, Milano, Roma. Viene colpito il patrimonio d’arte italiano. Forse la mafia è alla ricerca dei suoi nuovi equilibri politici, lo ricorda oggi, nelle sue deposizioni in vari processi, Massimo Ciancimino, il figlio di quel Ciancimino, sindaco di Palermo, che teneva rapporti con la politica e con Bernardo Provenzano, il capo dei capi, allora superlatitante che inspiegabilmente andava incontrollato (e perché) a fare riunioni proprio dal sindaco di Palermo.

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Sono gli anni in cui vengono uccisi prima Falcone e poi Borsellino. Oggi il pentito Spatuzza e lo stesso Ciancimino, dicono che per far cessare quella spirale di morte e di terrore, lo Stato trattò con la mafia.
Poi scese in campo Berlusconi, è nata Forza Italia e tutta la tensione finisce così; come evaporando nel nulla.

La Chiesa protesse il suo referente principe, Andreotti che, nelle note delle stanze vaticane, ci ricorda il citato libro, era indicato con un soprannome che era tutto un programma: “Omissis”. Sì l’ordine era: “Bisogna impedire che quelli (i magistrati di mani pulite ndr) arrivino ad Omissis”. Perché impedire questo? Non va dimenticato che Andreotti sarà anche coinvolto in processi conclusisi per lui favorevolmente in cui era solidamente implicato con la mafia.

La storia italiana, specie quella dal dopoguerra, è ricca di misteri che non sono mai stati svelati, ma quei due anni costituiscono uno snodo che, ove fosse sciolto, potrebbe rivelare molte sorprese.

Dubito della tesi complottista del “grande vecchio” che manovra come un burattinaio le sorti del paese, ma come non sospettare che in quel momento di massimo conflitto non ci siano state anche alleanze, complicità, incontri e forse scontri tra pezzi del potere economico e politico, tra settori dei servizi segreti e malavita organizzata. Come non immaginare inconfessabili accordi tra potere e malavita. In una guerra le alleanze contano e nelle alleanze ogni parte ha un suo interesse. E’ possibile, finanche probabile in quel momento si siano messe in campo diverse forze e magari non solo italiane, siamo alla fine dei « blocchi », pochi anni prima nel 1989 è caduto il muro di Berlino, per perseguire e mescolare interessi leciti con altri delittuosi, tutto in nome di quel gattopardesco principio per cui: “Bisogna cambiare tutto, perché non cambi nulla”.

Forse si era arrivati al punto che cambiare davvero era possibile. Solo così il vecchio Veleno può spiegarsi i tanti delitti e suicidi eccellenti, l’esplosione di bombe, le discese in campo e l’avvio di una delegittimazione verso coloro (i magistrati in primis) che avevano dato vigorose spallate ad un sistema che appariva marcio e che dopo ha saputo rigenerarsi nell’antipolitica.

Che volete di più è meglio di un film ed è vero!

(nella foto Giulio Andreotti)

Veleno

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