Elezioni italiane: Il rischio di tornare indietro.

Anche per le elezioni politiche si prospetta un tutti contro il PD. Uno schema che ha già funzionato in occasione del referendum costituzionale. Eppure tutti gli indicatori economici riconoscono i meriti dei democratici che con i loro ultimi due governi hanno letteralmente salvato il paese dal fallimento. Eppure potrebbe non bastare per avere il consenso della maggioranza degli italiani ed ancora una volta il Paese si prepara a mostrare i suoi limiti di coscienza e di conoscenza. Prepariamoci a possibili salti nel vuoto e a pericolosi dietro front.

E’ un fatto che il PD ha assunto responsabilità di governo nel 2013 quando l’Italia era ancora sotto esame dopo ever sfiorato il baratro nel 2011, al punto che la destra dovette cedere al governo tecnico di Monti. Dopo gli ultimi 4 anni, dal governo Renzi a quello Gentiloni, tra riforme e interventi vari, l’Italia è uscito dalle secche, non è piu un caso “greco”, ha riacquistato considerazione in Europa ed è in ripresa.

La ripresa è stata certificata non dal PD, o dai suoi pochi alleati di governo, ma da soggetti terzi. In primis dall’ISTAT, che nella sua autonomia non è certo sospettabile di collusione con chicchessia, dall’UE che non è mai stato tenera con i nostri governanti, dalla Banca Centrale europea che parla di ripresa dell’Italia per bocca dell’autorevole Mario Draghi, l’ha certificato l’agenzia di rating Standard and Poor’s che vede al rialzo la nostra economia, lo dice un’organo straniero come l’OCSE che vigila sullo stato dell’economia dei paesi nel mondo.

La ripresa ha significato: Circa un milione di posti di lavoro in più di cui una buona parte a tempo indeterminato, il rilancio nella PA di assunzioni su più vasta scala, su tutti i 65.000 posti di insegnanti, dati con un concorso pubblico nelle scuole, dopo anni senza concorsi. La ripresa dei consumi e l’export che è tornato a viaggiare nel mondo in modo sostenuto. Ci sarebbe da aggiungere ma fermiamoci pure qui.

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E’ evidente che logica vorrebbe che alle prossime elezioni vincesse il PD. Per il semplice motivo di aver salvato l’Italia e garantito, con un parlamento “impossibile e tripolare”, la stabilità. Va aggiunto che i suoi ultimi due governi (quelli di Renzi e Gentiloni) dal 2013 ad oggi, hanno avviato un processo di modernizzazione del paese, salvando diverse industrie sull’orlo del fallimento (su tutte ricordiamo il caso dell’Electrolux), dando vita ad una riforma del lavoro cosi positiva da essere imitata in parte anche Oltralpe, si sono compiuti passi in avanti nei diritti, con le unioni civili, importantissime sul piano della eguaglianza tra i cittadini, finalmente si parla e con forza dello Ius Soli, e non è impossibile che la legislatura si chiuda con l’approvazione di questa legge che, al di là delle demagogie e delle battaglie pseudo-ideologiche, costituisce semplicemente un atto di giustizia, la fine di una discriminazione per 850.000 bambini e giovani che italiani di fatto già lo sono e che a tutt’oggi non vedono riconosciuta la loro cittadinanza.

Il governo ha dimostrato abilità anche in tema di terrorismo e non è certo un caso che l’Italia sia stata tra i pochi paesi europei che non ha subito attacchi in questi sanguinosi anni. Si è investito sui giovani e non solo con lo Jobs act, ma anche con l’assegno di 500 euro da spendere in cultura per i diciottenni, una cosa che non si era mai visto prima. Per la prima volta e per sempre si è dato un aumento generalizzato a tutti i cittadini della classe media di circa 1000 euro annuali, prima di allora ai cittadini semmai si toglievano i soldi e non glieli si dava. Si è realizzato l’Expo di Milano che avuto, ed ha ancora, ricadute molto positive per la nostra economia. Si sono create infrastrutture importanti come il completamento della Salerno – Reggio Calabria, che appariva una chimera e che invece è stata completata nel rispetto assoluto dei tempi e per una volta senza infiltrazioni mafiose. Si è dato spazio per la legalità ad una figura di vigilanza come quella di Cantone e per la guida dell’INPS è stato scelto Tito Boeri, che non è uomo d’apparato. Sono cresciute le tutele in favore delle donne nel lavoro ed è stata fatta una legge stringente sul tema del caporalato nelle campagne, autentica piaga specie nel sud Italia. Una riforma della PA, che finalmente impone responsabilità anche in quel settore considerato intoccabile, ed anche una della scuola che seppure tra luci ed ombre ha proposto con coraggio il tema del merito e della competitività sana fra le scuole. Si puo’ quindi concludere, senza partigianerie, ma restando ai fatti, che negli ultimi anni i governi a guida PD hanno operato bene e con serietà.

Purtroppo, il referendum ha cestinato, con la vittoria dei no, una riforma costituzionale che avrebbe proiettato il paese ancor più nella modernità e non è una caso che quell’insuccesso abbia ridato fiato al populismo e finanche ad un decotto Berlusconi. Un freno al cambiamento, un passo compulsivo ed indietro della democrazia italiana.

Certo si puo’ dire che Renzi abbia sbagliato a personalizzare lo scontro referendario, ma francamente delude che gli italiani abbiano avuto comunque cosi poca coscienza dell’opportunità di cambiamento che veniva offerta, aderendo alle lusinghe di un establishment che ha riunito Grillo e il cavaliere i rottamati D’Alema e Bersani ai neofascisti di Fratelli d’Italia, l’ANPI addirittura ai fascisti di Casa Pound, il tutto solo per fare “dispetto” a Matteo Renzi.

Anche per questo c’è molto da temere per le prossime elezioni. Intanto la legge elettorale contraddice l’aspirazione maggioritaria del PD, ma del resto che fare con un parlamento cosi confuso e composito? Il PD costruttivamente le ha provate tutte confrontandosi con i veti incrociati di tutti i partiti. Dall’Italicum, al Mattarellum, dal sistema tedesco fino alla legge Rosato (che è la legge approvata).

Gli altri, come al solito hanno mirato solo a distruggere, senza proporre nulla, in un tutti contro tutti senza costrutto, limitandosi alle solite lamentazioni: “Renzi qui, Renzi li…” cosi nei media passa il racconto che la responsabilità di tutto sia sempre e solo del PD. Un mantra che sembra funzionare. Si è gridato allo scandalo per la richiesta fiducia sulla legge elettorale, dimenticando che a pochi mesi dal voto non c’era una legge che consentisse almeno la speranza di avere della governabilità. Nulla si dice sull’irresponsabilità dei grillini che oggi parlano di complotto contro di loro ma che dimenticano di aver affossato tutti i tentativi fatti, incluso quello che era rispondente in pieno alle loro richieste (sistema alla tedesca).

Per i media, a giusta ragione dal punto di vista dei proventi pubblicitari, la paura, lo scontro fanno più audience, che i fatti, che il coraggio o la speranza, la fiducia. Per cui cinicamente le TV anche pubbliche, e questo è grave, hanno cessato di fare informazione, se non in pochi e lodevoli casi, limitandosi alla proposizione di foschi videogiochi di guerra che esaltano enfaticamente il clima di perenne rissa elettorale della nostra politica.
Nelle mani dei media italiani ogni complessità della politica viene banalizzata in una logica di buoni e cattivi, dove naturalmente chi governa è cattivo a prescindere e chi si oppone, anche se non propone nulla, ha sempre ragione e merita ogni spazio d’informazione. E cosi si confonde l’immigrazione e lo Ius soli, l’economia percepita con i reali dati economici, si parla di una criminalità diffusa ed efferata, mentre tutti i dati dimostrano che in realtà la criminalità è nettamente diminuita in Italia negli ultimi dieci anni. Una logica della paura che porta a delegittimare il governo e quindi il PD e a dare linfa alla destra (anche xenofoba e filofascista) e al populismo seppur privo, di un pur minimo programma politico serio e coerente. Se ne deduce che la nostra informazione commercializzata non ha un chiaro senso delle proprie responsabilità verso i cittadini.

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Per questo c’è da temere, perché troppo spesso la democrazia italiana negli ultimi anni è stata soggetta alla disinformazione dei servizi pubblici e privati, aggravata oggi anche da un irresponsabile uso dei social vero mare di fake news. C’è da temere perché la democrazia per essere belle e valida richiede conoscenza e coscienza e i miei compatrioti negli ultimi anni hanno dimostrato di averne poca sia dell’una che dell’altra.

Tra gli italici prevale un perenne senso di complotto, un catastrofismo senza speranza, una diffidenza ed una paura che sembra prevalere su ogni ottimismo, sulla fiducia nel futuro e nei giovani che accompagna ed ha accompagnato il PD quale forza di governo. Si richiederebbe razionalità e logica ed invece viviamo in un paese che compulsivamente opera per simpatie ed antipatie e non sulla base di programmi e progetti politici. Un paese che ha perso il senso della misura, la capacità di riflettere e che finanche ha rinunciato a sognare tempi migliori. Un paese che acriticamente si affida a delle indimostrate post-verità, piuttosto che accettare i dati matematici e freddi degli studi terzi sullo stato del Paese. Esiste una comunicazione (da Grande Fratello) che ha costruito ad arte un mondo di paure e di sospetti che ci priva di ogni gioia e di ogni rivoluzione.

Un paese conformista e spaventato, che non accetta l’idea che ci possa essere un’evoluzione della sinistra, che banalmente chiama destra anche il PD, nel nome di una vecchia sinistra che non si sa più cosa sia.

Quasi che aver aumentato l’occupazione sia una cosa di destra o che lo siano aver garantito diritti civili e tutele come anche nel lavoro per le donne. Come per ogni integralismo religioso anche la vecchia chiesa o ditta che fu di Bersani, non accetta il rinnovamento, dimostrandosi di fatto non una forza del progresso, ma del più inutile dei conservatorismi.

Cosi, malgrado quanto premesso sulla salvezza del paese, i sondaggi sembrano premiare i grillini e la destra, ma quanto conoscono gli italiani dei programmi di questi? Sono già pronti a ripremiare Berlusconi dopo che questi nel 2011 (appena ieri) ci aveva portato sull’orlo del precipizio? Con uno spread spaventosamente alto che ci spingeva verso l’abisso.

Una destra pronta ad un eterogeneo cartello elettorale che assembla da una parte Fratelli d’Italia e lepenisti come la Lega e poi invece Forza Italia che fa parte dei Popolari Europei, un caos, si accettano scommesse, che bloccherà di nuovo il Paese. E non sono forse sufficienti le prove amministrative dei grillini per dimostrarne l’incapacità ma anche inaffidabilità di questi che parlano di giustizia e hanno tutti gli amministratori inquisiti, da Torino alla Sicilia, passando per la capitale? che parlano di democrazia avendo un capo che organizza delle primarie (da parodia) per far vincere il “suo” Di Maio, salvo poi andare in Sicilia e dire che resta lui il capo (perché lui è lui e gli altri non sono un c…).

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Si conosce, qualcuno conosce, il programma economico dei 5 Stelle? Qualcuno ne ha capito la politica estera? Votare per loro è sotto tutti i punti di vista un salto nel buio. E’ un affidare la repubblica e la democrazia italiana ad un gruppo che in ogni occasione ha dimostrato di non avere nulla di democratico, ma di avere un solo capo azienda che decide per tutti.

Logica vorrebbe che gli italiani premiassero quelli che li hanno salvati, ma logica avrebbe voluto pure che gli italiani votassero si al referendum costituzionale e cosi non è stato.

C’è quindi da ritenere che, con buona probabilità, se non vincerà il PD e i suoi potenziali alleati, ancora da definire, si ritornerà ai conflitti d’interesse di Berlusconi o peggio all’improvvisazione e l’incapacità al limite del truffaldino della Raggi, preparando l’Italia al suo nuovo precipitare.

Il Pd non deve immolarsi per impedire il successo degli altri, cadendo nella tentazione di allearsi con quelle pattuglie indigeribile della vecchia sinistra conservatrice che fino ad oggi, con pervicacia, ha lavorato solo per affossare il PD ed ogni speranza di cambiamento. Quasi che gli avversari fossero Renzi e i suoi e non piuttosto come logica vorrebbe, la destra e i populisti. Come ci si puo’ fidare di una sinistra senza progetto, vecchia e fuori dalla storia, che per venti anni ha favorito con il suo sterile antiberlusconismo il successo della destra e del suo capo? Come ci si puo’ alleare con una galassia di partitini che a sinistra del PD passano il tempo non a contrastare Berlusconi o la destra lepenista della Lega, ma a colpire il loro più naturale alleato ovvero il PD?

Logica vorrebbe, ma gli italiani sono logici? Il mio timore è che per il PD, malgrado i progressi fatti, ci siano anni ancora amari.

Nicola Guarino

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Nicola Guarino
Nicola Guarino, nato ad Avellino nel 1958, ma sin dall’infanzia ha vissuto a Napoli. Giornalista, già collaboratore de L'Unità e della rivista Nord/Sud, avvocato, direttore di festival cinematografici ed esperto di linguaggio cinematografico. Oggi insegna alla Sorbona presso la facoltà di lingua e letteratura, fa parte del dipartimento di filologia romanza presso l'Università di Parigi 12 a Créteil. Attualmente vive a Parigi. E’ socio fondatore di Altritaliani.

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