Un barlume di speranza per il 2017 ?

Ecco un altro Natale, e poi si concluderà un anno per niente sereno.

Speriamo che il 2017 porti qualche ventata di aria nuova e si possa trovare qualche ragione di ottimismo.

Come si dice… la speranza è l’ultima a morire

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C’è troppo malanimo in giro e qui in Italia. C’è una sorta di sfascismo e di litigiosità che non induce a ragionare con la testa, ma solamente con la pancia. Tutti contro tutti, in politica, nel sociale, in televisione. E così non si capisce nulla.

Forse il mondo in questo momento ha la febbre, forse sta impazzendo. I disagi sociali, i nuovi leader mondiali, le guerre e il terrorismo, senza dimenticare i terremoti che aggiungono problemi a problemi. La gente non è serena e forse, nel calduccio del proprio focolare, si augura di non venire toccata da tutto ciò.

Però senza il dialogo muore la speranza. Senza la loro comprensione i problemi non si possono risolvere.

Solo con la cultura potrebbero aprirsi le menti.

Invece una diffusa ignoranza fa sragionare la gente attraverso il sentito dire, gli slogan, le bufale dei social network o di certi “opinion leader”, novelli Robespierre capaci d’abbaiare e di distruggere persone con la penna senza proporre alternative concrete.

Poi ci sono anche le colpe di chi, per ingenuità o buona fede, commette errori o si ostina a parlare e discutere di massimi sistemi su quello che dovrebbe essere la politica; e ancora le colpe di chi vorrebbe tornare al timone di comando, ma è fuori tempo massimo e non ha più carisma o leadership. Così, costoro, non si rendono conto di fare peggio e di creare nella gente una grande disaffezione alla politica.

Con Natale l’anno sta preparando le valige per andarsene via e … mentre noi stiamo per sederci a tavola alla cena delle Feste, in altre zone vicine centinaia di persone muoiono sotto le bombe e i proiettili, altri nelle cucine insanguinate preparano ripugnanti attentati per ammazzare innocenti, indifesi, per odio religioso (ma la religione è sempre e solo un pretesto), altri ancora, giovani uomini donne e bambini, rischiano la vita attraversando in barca i nostri mari alla ricerca di un futuro e di un porto sicuro.

Il tutto ci investe in una indignazione che presto va via, il tempo di qualche telegiornale; poi tutto ritorna come prima.

I presidenti, i primi ministri si incontrano, parlano tra loro e poi parlano in pubblico, senza far nulla o granché, e attendendo che qualcosa possa cambiare da sola.

Nel frattempo dove sono le masse che protestano in piazza per Aleppo, contro le guerre o per i popoli delle primavere arabe svanite mentre la gente continua a morire o a fuggire.

Questi esodi ci danno fastidio perché, senza riflettere e d’istinto, a noi sembra che sia chi fugga il vero colpevole e che certa politica sia buonista e arrendevole dinanzi a questi catastrofici eventi. Qualcuno afferma che ci vorrebbe il pugno di ferro e cresce il razzismo, con i vari fronti della Destra dalle soluzioni rapide e sbrigative in tasca.

Stiamo vivendo tempi duri e una decadenza della nostra civiltà. Abbiamo strumenti innovativi, possiamo usare mezzi una volta impensabili, ma alla fine è spesso la ragione che manca, oppure preferiamo vivere, avvolti da una certa pigrizia mentale, nell’ignoranza.

E ancora è l’inciviltà, che travolge e trascina in ogni forma e situazione: dal litigare col vicino, alla rabbia schiumosa al volante o alla maleducazione al lavoro, a scuola. La mancanza di rispetto tra noi stessi diventa la mancanza di rispetto verso gli altri, verso gli estranei, gli stranieri, i più deboli, i malati, i giovani, gli anziani, verso la vita. E se manca il rispetto, allora manca il valore essenziale della convivenza e della civiltà.

Che i prossimi anni possano farci ricredere e sconfessare queste analisi, ma mi sento pessimista. L’imbarbarimento avanza, mentre sono finiti i tempi in cui si pensava che il mondo potesse imboccare una strada migliore. Il divario tra l’arroganza di chi sta troppo bene e la rabbia di chi sta male si è ampliato.

Noi, nel nostro piccolo, abbiamo il dovere di convincere noi stessi e gli altri a vivere tra la passione per la cultura, il dialogo, il senso civico, l’amore per le cose belle e la possibilità di preservare sentimenti positivi, da trasmettere o da coltivare come un fragile fiore. ..

Permesso… Buongiorno…Buonasera…Permette?…Posso?” e ancora: “Vivi e lascia vivere” e “Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”.

Forse non basterà, ma dobbiamo continuare o ricominciare a sognare che la gentilezza e l’amore ci regaleranno un futuro migliore.

Andrea Curcione

(Nel frattempo auguro a tutti un Sereno Natale. Voi, di Altritaliani, siete importanti per i valori che ogni giorno cercate di trasmette e di preservare).

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Lodovico Luciolli
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