Giani Stuparich, “L’incancellabile diritto ad essere quello che siamo”.

Un’appassionata ricerca dello studioso Fulvio Senardi, Presidente dell’Istituto Giuliano di Storia, Cultura e Documentazione di Trieste e Gorizia, scritta di recente con il contributo della Fondazione Trieste, ripropone la drammatica vicenda di vita di Giani Stuparich (Trieste 1894 – Roma 1961) e si sofferma sul suo complesso itinerario di uomo e di scrittore, testimone di una difficile epoca di transizione, con ben due conflitti bellici e di altri straordinari avvenimenti che ebbero luogo nella martoriata Venezia Giulia e di riflesso in Italia e nel fu impero austro-ungarico.

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Trieste in particolare, città di frontiera, suo luogo natale è definita polo irradiante di civiltà italiana, baluardo contro il dilagare delle orde cosacche, nel nome dell’eroe Guglielmo Oberdan, cui va costantemente il suo pensiero nell’infuriare delle tempeste ideologiche e dei mutamenti della sorte.

Il suo nome non può tramontare…..perchè è come la fresca vena che ripullula su dall’amarezza e dallo scetticismo e che ci conforta a non disperare dell’umanità.” Parole di fede e di coraggio, dettate pure nella memoria degli altri grandi eroi che fecero l’Italia unita, da Mazzini a Garibaldi.

Circola per tutto il saggio la religione del patriottismo, il culto di un’Italia democratica e libera, cui Giani Stuparich fu sempre fedele almeno nei sentimenti e negli scritti, anche nei momenti bui del fascismo, quando si votò al silenzio, dopo esser stato, per paradosso, decorato con medaglia d’oro al valor militare. Questo perchè non volle lasciarsi strumentalizzare dalla politica guerrafondaia del regime e dalla retorica onnivora che tanti guasti ha fatto all’identità della nazione.

Ed il libero piglio delle sue idee, non più nascoste e coartate, si rivela chiaramente nel periodo successivo, quando, ormai vinta e superata la dittatura, Giani riprende a collaborare liberamente con circoli e giornali desiderosi di cancellare il passato ed a lanciarsi con tutte le sue energie intellettuali nella progettazione d’un futuro che porterà Trieste ad essere veramente libera. Questo accadde nel 1954 con il Memorandum di Londra. Ma già a quella data possono considerarsi superate le incomprensioni e le accanite lotte vissute dopo la morte del fratello Carlo, suicida nel ’16, per non cadere nelle mani del nemico, come pure il grande dolore personale quando, nel periodo de ’44, rischiò l’internamento nella Risiera di San Sabba, prima d’essere salvato in extremis, con la moglie e la madre di origine ebraica, dalle massime autorità civili della città e dall’Arcivescovo Antonio Santin, fortemente determinati a testimoniare per lui.

Per uscire indenne dal fascismo, che aveva esasperato il conflitto etnico e compromesso l’identità di tutta l’Italia, ci volle la sua forte fibra di resistenza e di grande fede in una dirittura morale incrollabile negli ideali del romanticismo patriottico.

Il Prof.Senardi insiste molto su questo essenziale aspetto della problematica saggistica che riguarda Giani, come pure sugli alti suoi meriti di vigile sentinella d’una apertura ai valori etico-sociali che in fine poi sembrarono realizzarsi dopo l’esodo istriano e l’integrazione d’una popolazione delusa ed in fuga. Resta comunque intatta la volontà dello scrittore d’essere assertore dei contenuti risorgimentali e democratici della storia italiana, oratore ufficiale nelle celebrazioni più significative, uno dei più affidati paladini della concordia nazionale.

Giani Stuparich

Il testo, di ben 307 pagine, merita d’esser letto e meditato perché scrupolosamente articolato lungo l’itinerario dei riscontri saggistici di Stuparich. Ne segue la formazione, il maturarsi del pensiero, i disegni nei vari momenti della sua vita, anche attraverso frammenti della sua prestigiosa e copiosa vena elzeviristica. Vi si narra, come in un romanzo per l’interesse che suscita, ma con il rigore d’un critico attento e minuzioso, attraverso tutta la sua opera, la giovinezza vissuta con il culto del mazzinianesimo e del socialismo e le prove ideologiche ed umane dell’età matura, interpretandone le speranze, le angosce, gli umori, le crisi ed il superamento di esse. Dal ritratto complesso, in controluce, ne deriva una tempra di uomo coerente e lucido, grande combattente, fortemente legato agli affetti familiari, innamorato della sua terra, che difende con accanito spirito patriottico, e di scrittore sempre più impegnato a far trionfare gli ideali di libertà e giustizia che sempre ebbe vivi nel cuore.

Il saggio, dato l’assunto di leggere nelle più intime pieghe dell’animo il pensiero di Giani, non trascura i momenti più significativi che si concentrano nel periodo positivo della giovinezza e in quello tormentato della dittatura fascista. E’ messo bene in evidenza il doppio dramma di Trieste, degli irredenti, nel periodo bellico e post, e del suo travaglio politico e comportamentale dopo l’annessione all’Italia.

A proposito della polemica, che dice ancora aperta e che riguarda l’atteggiamento poco coraggioso tenuto da Stuparich sotto il regime, per me, è la stessa polemica in cui fu coinvolto Corrado Alvaro, all’indomani della Guerra: se avesse dato, sotto il regime, in qualche modo, il suo consenso e se si fosse dimostrato titubante. Le circostanze sono diverse, ma gli atteggiamenti mi sembrano simili. Chissà quanti altri scrittori, che qui non è il caso di citare, hanno preferito restare in ombra per non doversi compromettere! Poi non è detto ch’egli non abbia pagato per questo.

Gaetanina Sicari Ruffo

LINK INTERNI:

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Le Edizioni Università di Trieste hanno messo in linea, per libera lettura, questo volume. Ecco i link:
http://www.openstarts.units.it/dspace/handle/10077/12596

http://hdl.handle.net/10077/12596

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Scheda e riassunto del libro:

«L’incancellabile diritto ad essere quello che siamo». La saggistica politico-civile di Giani Stuparich
Autore: Senardi, Fulvio
Data di pubblicazione: 2016
EUT Edizioni Università di Trieste
ISBN: 978-88-8303-733-7
e ISBN: 978-88-8303-734-4

In parallelo all’attività di scrittore di invenzione Giani Stuparich si impegna, con gli strumenti del saggismo, anche sul piano politico-civile. Ne nascono pagine di riflessione che si raggruppano in tre momenti di maggiore intensità: gli anni che precedono la Grande guerra, il primo dopoguerra e il quindicennio successivo alla Liberazione. Tappe legate da un solido filo comune, nella consapevolezza del nuovo ruolo che il Novecento assegnava agli intellettuali e illuminate, al tempo stesso, da solide ascendenze di «umanesimo risorgimentale» (un’eredità in apparenza “inattuale” ma che conquista a Stuparich un ascolto che supera gli steccati delle ideologie). Bilanci sul presente il cui significato però va ben oltre la contingenza e che, completando e arricchendo l’opera del narratore, si saldano in un quadro complessivo omogeneo ancorché ricco di sfumature e chiaroscuri. Questo volume cerca di offrire qualche chiave di lettura del saggismo, sondando quel retroterra etico-ideologico ed implicitamente politico dove tanto lo scrittore cha affabula quanto l’intellettuale che riflette e, prima ancora, l’uomo consapevole dei doveri di una cittadinanza attiva, trovano, tra ragione e passione, la radice unitaria del proprio agire.

L’AUTORE:Fulvio Senardi

FULVIO SENARDI ha insegnato nelle scuole e all’università in Italia e all’estero. Attualmente presiede l’Istituto Giuliano di Storia Cultura e Documentazione di Trieste e Gorizia. Oltre a numerosi saggi di argomento storico-letterario, traduzioni e curatele, ha firmato varie monografie. Fra di esse: Il punto su d’Annunzio (1989); Gli specchi di Narciso: aspetti della narrativa italiana di fine Millennio (2001); Il giovane Stuparich – Trieste, Firenze, Praga, le trincee del Carso (2007); Saba (2012). Sua la curatela di miscellanee che raccolgono gli atti di Convegni promossi dall’Istituto Giuliano: Scrittori in trincea. La letteratura e la Grande Guerra (2008); Riflessi garibaldini – Il mito di Garibaldi nell’Europa asburgica (2009); Silvio Benco, «Nocchiero spirituale» di Trieste (2010); Scipio Slataper, il suo tempo e la sua città (2013); Profeti inascoltati. Il pacifismo alla prova della Grande Guerra (2015)

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Gaetanina Sicari Ruffo
Gae(tanina) Sicari Ruffo è purtroppo venuta a mancare nel 2021. Viveva a Reggio Calabria. Già docente di Italiano, Latino e Storia, svolgeva attività giornalistica, collaborando con diverse riviste, tra cui Altritaliani di Parigi, Calabria sconosciuta e l’associazione Nuovo Umanesimo, movimento culturale calabrese. Si occupava di critica letteraria, storica e d’arte. Ha pubblicato i saggi Attualità della Filosofia di D.A. Cardone, in Utopia e Rivoluzione in Calabria (Pellegrini, 1992); La morte di Dio nella cultura del Novecento, in Il Santo e la Santità (Gangemi, 1993); La Congiura di Tommaso Campanella, in Quaderni di Nuovo Umanesimo (1995); Il Novecento nel segno della crisi, in Silarus (1996); Le donne e la memoria (Città del Sole Edizioni, 2006, Premio Omaggio alla Cultura di Villa San Giovanni); Il voto alle donne (Mond&Editori, 2009, Premio Internazionale Selezione Anguillara Sabazia). Suoi anche i testi narrativi Là dove l’ombra muore (racconti Premio Internazionale Nuove Lettere, 2010); Sotto le stelle (lulu.com, 2011); La fabbrica dei sogni (Biroccio, 2013); la raccolta di poesia Ascoltando il mare (Pungitopo, 2015).

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