Viaggi nel decennio dei letterati, di Alessandro Moscè.

“Galleria del Millennio, Viaggi letterari 2004 – 2014” costituisce il racconto del percorso di critico letterario dello scrittore Alessandro Moscè. Attraverso la sua attività di recensore di libri, si ripercorre la storia di questo decennio italiano. Una lettura a tutto campo sui nostri tempi attraverso la poesia, saggi e letteratura.

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Alessandro Moscè, poeta, narratore e critico, ha pubblicato Galleria del millennio. Viaggi letterari 2004-2014 (Raffaelli 2016) dove ha riassunto gran parte del suo lavoro di recensore da dieci anni a questa parte. Alberto Moravia e Pier Paolo Pasolini sono due autori fondamentali nel suo percorso di lettore e compaiono più volte.

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Accanto a nomi di rilievo, ce ne sono altri di “seconda fascia”, ma senz’altro da menzionare. Ma basterebbe fermarsi a Siciliano, Garboli, Citati, Cordelli, Brevini e Berardinelli tra i critici; Volponi, Tondelli, Maraini, Magris e Cerami tra i narratori; Gatto, Luzi, Bellezza, Bonnefoy, Walcott, Heaney, Rosselli, Cucchi e De Angelis tra i poeti.

“La letteratura è racchiusa in un caleidoscopio di soggetti, scenari, ambienti, atmosfere, squarci, affreschi, in uno stile che metabolizza l’umano escludendo una prassi gergale, misurata a tavolino, di stampo sperimentale”, scrive Moscè, che non si limita solo ad inquadrare i libri, ma fa un’analisi della società odierna, aprendo uno squarcio sull’attività culturale italiana: “La civiltà dei consumi è una civiltà dittatoriale che finisce per costruire consensi. Nel frattempo gran parte degli intellettuali italiani sono rimasti a guardare, non hanno contrastato la finta espressività degli slogan e, per dirla con Pasolini, una visione magmatica del futuro, di un mondo da pensare in modo diverso”.

Ci piace sottolineare che Moscè è da sempre legato alla letteratura dell’esperienza e non all’avanguardia. Ma queste considerazioni non basterebbero per focalizzare Galleria del millennio e i fili che tengono in piedi questa ricerca.

Moscè è poliedrico, spazia a tutto campo, è capace di riservare attenzione alle poesie di Karol Wojtyla e ai saggi di Marc Augé, l’antropologo ideatore dei nonluoghi. I non luoghi sono quegli spazi dell’anonimato ogni giorno più numerosi e frequentati da individui simili ma soli, che vanno di fretta, che attraversano i posti senza fermarsi, senza dialogare, senza abitare.

Non luoghi sono sia le infrastrutture per il trasporto veloce (autostrade, stazioni, aeroporti) sia i mezzi stessi di trasporto (automobili, treni, aerei). Sono non luoghi i supermercati, le grandi catene alberghiere con le loro camere intercambiabili, ma anche i campi profughi dove sono parcheggiati a tempo i rifugiati da guerre e miserie.

Moscè, viceversa, è un autore di luoghi, un viaggiatore residente, uno che ha fatto della sua postazione (vive a Fabriano) una roccaforte anche come organizzatore di stagioni letterarie, seguendo l’esempio di altri marchigiani, tra cui Franco Scataglini, Umberto Piersanti, Francesco Scarabicchi e Massimo Raffaeli. In letteratura, come sappiamo, ciò che è periferico geograficamente può diventare un centro propulsore.

Simona Valeri per Altritaliani

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