Mostra ‘Egitto Pompei’. Il fascino dell’Egitto e dei suoi culti sulla cittadina campana.

L’Egitto narrato nel suo contatto con Pompei in una suggestiva rivisitazione contemporanea. Agli Scavi di Pompei, nella Palestra Grande, apre al pubblico la mostra “Egitto Pompei”, seconda tappa del progetto espositivo omonimo, inaugurato il marzo scorso al Museo Egizio di Torino e nato dalla collaborazione tra quest’ultimo, la Soprintendenza Archeologica di Pompei e il Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

Tre sedi diverse per ripercorrere l’incontro tra culture lontane ma storicamente legate e intimamente connesse, attraverso il dialogo tra reperti egizi di epoca faraonica ed opere di età ellenistico-repubblicana e imperiale che ne hanno accolto e riletto l’iconografia.

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Pompei, Palestra Grande
Su concessione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo: Soprintendenza Pompei, Archivio fotografico

La Mostra, curata da Massimo Osanna, Soprintendente Archeologo di Pompei, Marco Fabbri e Simon Connor, accoglie statue monumentali del Nuovo Regno (XVI-XI secolo a.C.), periodo di massimo splendore della civiltà egizia. Provengono da Tebe, principale centro religioso dell’epoca, la stupenda statua seduta del faraone Thutmosi I (XV secolo a.C.), ritrovata nel tempio del dio Amon, a Karnak, e le sette colossali statue raffiguranti la terribile Sekhmet (XIV secolo a.C.), divinità egizia dalla testa leonina, potenza devastatrice e dispensatrice di abbondanza.

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Statua di Sekhmet leontocefala stante con disco solare, scettro-uadj e ankh da Tebe, Karnak, Tempio di Amenhotep III
Torino, Museo Egizio
Su concessione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo: Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino, Archivio fotografico

Le notevoli sculture in granito, prestiti provenienti dalla collezione del Museo Egizio di Torino, costituiscono una straordinaria testimonianza del mondo mitologico egizio, oltre a rappresentare il potere faraonico al tempo della XVIII dinastia. Il percorso, sulle orme di Iside e dell’Antico Egitto, s’inoltra tra gli ambienti della mostra, con manufatti e cimeli usati in Campania a mò di amuleti a partire dall’VIII secolo a.C.

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Allestimento della mostra “Egitto Pompei” presso il braccio settentrionale del porticato della Palestra Grande. © Foto di Alessandra Chemollo

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Mobilità, migrazioni e nuovi insediamenti trasformano il Mar Mediterraneo nell’VIII secolo a.C.

Le navi greche e fenicie fanno la spola da una città all’altra, creando una fitta rete mercantile e trasportando, oltre alle merci, anche nuove idee. Sono i primi contatti tra l’Egitto e la Campania, che trovano riscontro circa due secoli prima della fondazione di Pompei. Oltre ai tessuti, al vino, ai profumi ed ai beni di lusso, da tutto il vicino Oriente arrivano sulle coste campane anche oggetti sacri, provenienti da mondi e religioni lontane. L’Egitto affascina con i suoi strani manufatti a forma di animali o statuine e ciondoli raffiguranti divinità con la testa di animale, utilizzati dai campani come amuleti per la fertilità o contro le malattie e la morte. Lungo il percorso una video ad evocare scambi culturali, religiosi ed economici intercorsi tra Pompei e l’Egitto dalla fine del II secolo a.C.

Alla fine del percorso frammenti di affreschi pompeiani raffiguranti scene nilotiche con pigmei e animali esotici, anticipazione delle pitture ancora custodite nelle case.

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Mosaico con scena nilotica e pigmei dalla Casa del Menandro, Pompei
Su concessione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo: Soprintendenza Pompei, Archivio fotografico

All’esterno, nell’area archeologica, si snoda un itinerario egizio, che va dal Tempio di Iside alle numerose domus decorate con motivi egittizzanti, come la casa dei Pigmei, aperta per la prima volta al pubblico dopo i restauri del Grande Progetto Pompei.

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Pompei, Tempio di Iside
Su concessione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo: Soprintendenza Pompei, Archivio fotografico

Il Tempio di Iside è stato oggetto di allestimenti museografici e multimediali rientrati nel piano della fruizione del GPP, con la riproduzione di oggetti di arredo, statue ed affreschi che in origine decoravano l’edificio, e con un video di Stefano Incerti, che restituisce tutto il potere suggestivo che ebbe al momento della scoperta. La struttura riportata alla luce tra il 1764 e il 1766, pressochè integra, contribuì in maniera decisiva a divulgare la fama di Pompei nel mondo. La prima costruzione risale alla fine del II secolo a.C., ma fu completamente distrutta dal terremoto del 62 d.C. Il nuovo santuario, edificato ad opera di Numerio Popidio Ampliato, liberto di antica famiglia sannitica, è costituito da diversi edifici ed altari che circondano il tempio, racchiusi da un recinto porticato. Divinità salvifica per eccellenza, secondo il mito, Iside recupera le membra di Osiride, suo fratello e sposo, fatto a pezzi dall’altro fratello Seth e lo riporta in vita il tempo necessario a concepire con lui il figlio Horus, che lo vendicherà. Iside arriva in Occidente in età ellenistica, venerata da marinai e mercanti quale protettrice dei naviganti. La sua capacità di liberare dalla schiavitù, di restituire la vita o di garantirne una migliore ne assicurarono la diffusione del culto tra tutti gli stati sociali.

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Affresco dalla Casa dei Pigmei, Pompei
Su concessione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo: Soprintendenza Pompei, Archivio fotografico

Ma elementi individuabili come egittizzanti si possono cogliere nella Praedia di Giulia Felice, nella Casa di Octavius Quartio c.d. di Loreio Tiburtino, nella Casa del Frutteto, nella Casa dell’Efebo ed in quelle di Criptoportico, del Menandro, dei Pigmei, degli Amorini Dorati e nella Villa dei Misteri..

Un tavolo narrativo per immagini sincronizzate, lungo il percorso della Mostra, la Mensa Isiaca, ripropone un antico rito esoterico dedicato a Iside. Nella magia della superficie di luce, il piano di legno del tavolo, illuminato da semplici lampade ad olio, si trasforma in sabbia di un luogo lontano, diventando immagine di un mito e visione animata che racconta un complesso viaggio, dalle sponde del Nilo, attraverso la Grecia fino alle coste italiane.

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Tavolo narrativo “Iside a Pompei, racconti della sabbia”
Su gentile concessione di Studio Azzurro

Il prossimo mese di giugno, al Museo Archeologico di Napoli, nella terza tappa del progetto, sarà inaugurata una nuova sezione del percorso di visita delle collezioni permanenti, con un focus sui culti e le religioni orientali che, transitati in Egitto, hanno trovato diffusione in Campania e da qui nel resto della penisola.

Statua di Sekhmet seduta

Il progetto sull’Egitto segue la grande mostra su Pompei e l’Europa, allestita nel 2015 al Museo di Napoli e nell’Anfiteatro di Pompei, in un viaggio a ritroso nel tempo, che vedrà protagonisti nel 2017 la Grecia, nel suo rapporto con Pompei, la Campania e il mondo italico.

Sarà il 2018 l’anno che consentirà di indagare sul rapporto di Pompei con il mondo romano, negli anni della conquista e della nascita dell’impero.

La Mostra “Egitto Pompei” diventa anche l’occasione per riflettere il ruolo avuto nel passato dalla culla della civiltà, il Mediterraneo, specchio d’acque incantevoli, dove la cultura viaggiava da oriente ad occidente a diffondere economia, arte, scambi d’ogni genere, anche guerre certo, ma a distanza di due millenni e più, pare che a viaggiare siano solo fame, distruzione, morte ed esodi biblici le cui conseguenze è difficile poter immaginare dove condurranno la misera umanità.

Raffaele Bussi

 

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Raffaele Bussi
Raffaele Bussi è nato a Castellammare di Stabia. Giornalista, scrittore e saggista, collabora con importanti quotidiani e periodici nazionali. Ha collaborato a "Nord e Sud", "Ragionamenti", e successivamente a "Meridione. Sud e Nord del Mondo", rivista fondata e diretta da Guido D'Agostino. E' stato direttore editoriale della rivista "Artepresente". Collabora al portale parigino "Altritaliani" e alla rivista "La Civiltà Cattolica". Ha pubblicato "L'Utopia possibile", Vite di Striscio", "Il fotografo e la Città", "Il Signore in bianco", "Santuari", "Le lune del Tirreno", "I picari di Maffeo" (Premio Capri 2013 per la critica letteraria), "All'ombra dell'isola azzurra", romanzo tradotto in lingua russa per i tipi dell'editore Aleteya, "Ulisse e il cappellaio cieco" (2019). Per Marcianum Press ha pubblicato: "Michele T. (2020, Premio Sele d'Oro Mezzoggiorno), "Chaos" (2021), "L'estasi di Chiara" (2022), "Servi e Satrapi" (2023).

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