Gianroberto Casaleggio è morto.

Anche se in molti sapevano del suo grave male, la morte di Gianroberto Casaleggio, il vero stratega dei 5 Stelle, ha colto tutti di sorpresa. A soli 61 anni è venuto a mancare ai suoi cari e al movimento che ha fondato insieme a Beppe Grillo.
A fianco a quelle del Capo dello Stato e dei tanti leader politici, su internet, nelle varie community, sono moltissime le espressioni di cordoglio, di militanti e simpatizzanti. La politica italiana nelle sue attività parlamentari non si ferma, anche per esplicita richiesta dei parlamentari pentastellati, ma si fermano per un paio di giorni le campagne elettorali per le amministrative, come a Roma dove sia la Raggi che gli altri competitors, in primis Giachetti del PD, hanno deciso di fermarsi in attesa dei funerali previsti per il 14 aprile.

Scompare uno dei leader emblema del populismo informatico, della politica liquida, fautore del sogno di una democrazia che decide sulla rete, colui che immaginava il superamento della democrazia parlamentare a favore di una nuova forma di democrazia diretta.

Personaggio controverso, spesso criticato anche all’interno del suo movimento con l’accusa di eccessivo autoritarismo, appariva negli ultimi tempi preoccupato per il destino del movimento dopo la sua dipartita.

Ed è proprio questa la domanda che molti politologi e non si fanno. Quale sarà il destino dei Cinque Stelle? Dopo il parziale allontanamento volontario di Grillo che mantiene i diritti sul simbolo pur cancellandone il suo nome, la perdita di Casaleggio puo’ costituire un’occasione di crescita per il movimento. Si sa, spesso la morte dei padri costringe i figli ad una più rapida maturazione e consapevolezza.

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Fin qui il movimento, seconda forza politica nel paese, è stato diretto sostanzialmente dal duo Casaleggio/Grillo, con il primo a curare strategia e comunicazione e il secondo ad essere emblema mediatico catalizzatore di consensi ed attenzioni. Oggi si dovrà dare spazio a nuovi leader che in tanto stanno crescendo a partire da Di Maio, ma anche Fico, Di Battista, insomma coloro che furono nominati proprio dai fondatori come membri del “direttorio”.

Certamente, al di là dei volti nuovi, occorrerà ai cinque stelle costruire una linea più coerente, un progetto politico più organico per potersi presentare in futuro come forza di governo. Fin qui è mancata una visione complessiva della società e purtroppo Casaleggio non è riuscito in tempo, forse anche a causa del male, a delineare un progetto coerente per l’Italia e il mondo di domani.

Fin qui i cinque stelle si sono mossi con proposte ed idee alquanto estemporanee, anche se a volte appetibili, come il reddito di cittadinanza, proposte non sempre supportate da credibili condizioni economiche e sociali che ne permettessero la effettiva realizzazione, viceversa oggi bisogna mettere a frutto anche le esperienze politiche ed istituzionali che si sono riuscite a realizzare.

Si tratta di perdere quella liquidità, quella estemporaneità, che non ha permesso al movimento di proporsi come concreta forza di governo.

Eppure le potenzialità ci sono. Intanto, perché il consenso verso i Cinquestelle continua ad essere importante, come tutti i sondaggi dimostrano, dopo aver conquistato comuni piccoli e medi appare credibile la possibilità che il movimento conquisti il Comune di Roma, una qualche esperienza politica ed istituzionale in questi anni si è pur realizzata, si dice che i loro parlamentari siano grandi lavoratori, infine, possono proporsi come una forza moderna se è vero che Casaleggio predicava il superamento dell’anacronistica contrapposizione tra destra e sinistra, una cosa che è stata compresa anche da Renzi nel PD, se è vero che la nuova contrapposizione si gioca su due concetti diversi: Modernità e Conservazione.

La morte di Casaleggio potrà essere dunque per i Cinque Stelle l’occasione, anche nel suo nome, per una rifondazione del movimento in chiave più progettuale e meno populista, un occasione per riflettere su questi anni di voluto isolamento, sull’efficacia delle proprie proposte in assenza di una visione complessiva e di massima.

Una sfida importante che i Cinque Stelle non possono e non devono eludere. Una sfida che chiede una risposta che non puo’ essere rinviata “sine die” e senza della quale anche questo movimento, come Forza Italia di Berlusconi, rischierà l’estinzione, impedendo cosi di fatto qualsivoglia alternativa al PD, che con tutte le conflittualità presenti resta pur sempre l’unica forza politica capace oggi in Italia di avere sia un progetto politico di cambiamento del paese, sia una credibilità interna ed internazionale per governare.

Nicola Guarino

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Nicola Guarino
Nicola Guarino, nato ad Avellino nel 1958, ma sin dall’infanzia ha vissuto a Napoli. Giornalista, già collaboratore de L'Unità e della rivista Nord/Sud, avvocato, direttore di festival cinematografici ed esperto di linguaggio cinematografico. Oggi insegna alla Sorbona presso la facoltà di lingua e letteratura, fa parte del dipartimento di filologia romanza presso l'Università di Parigi 12 a Créteil. Attualmente vive a Parigi. E’ socio fondatore di Altritaliani.

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