Il sogno senza armi di Maria Giacobbe. Da Sogni e visioni, AA.VV.

L’inizio dell’anno si riempie sempre di buoni propositi, progetti, sogni. È bello immaginare un anno ricco, sereno, pieno di soddisfazioni per noi stessi e, spingendoci oltre, osiamo immaginare un mondo migliore, più giusto, più sano, più solidale, in poche parole, un mondo di pace.
Sognare non costa nulla. Secondo Maria Giacobbe oltre che molto economico sarebbe anche semplice risolvere con un “colpo di bacchetta”, che è gesto coraggioso e di grande forza, molti dei problemi globali.
Ci racconta come sia possibile Maria Giacobbe. Una scrittrice “sarda” emigrata in Danimarca ma anche una scrittrice “danese … nata in Sardegna”, un’Altritaliana, quindi, per eccellenza!.
(VEDI qui)

Maria Giacobbe
La scrittrice Maria Giacobbe

La ringraziamo per questa sua riflessione, che pubblichiamo volentieri e sognando sognando vi auguriamo un buon anno nuovo: ricco, sereno, pieno di soddisfazioni e di pace.

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UN SOGNO SENZA ARMI

Il mio sogno è così semplice che basterebbero pochissime parole per raccontarlo, ed è così logico e chiaro che è strano sia solo un sogno e non una normale realtà, accettata e irremovibile. Una realtà nella quale la maggior parte dei problemi globali che oggi sembrano quasi insolubili – inquinamento, riscaldamento del pianeta, diminuzione delle risorse non rinnovabili, etc. – avrebbero già trovato la loro naturale e indolore soluzione.

In breve, io sogno un mondo che somiglia al nostro ma nel quale le fabbriche d’armi sono messe fuori legge, e tutti i paesi – piccoli e grandi – che attualmente le ospitano s’impegnano a trasformarle in “industrie di pace” e a combattere ogni tentativo di riaprirle sotto qualsiasi pretesto. S’impegnano a combattere le fabbriche d’armi come sono obbligati a combattere tutte le altre imprese nocive e illegali, come per esempio la fabbricazione e la vendita di droghe e il mercato di carne umana.

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Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale (l’ultima guerra al mondo che iniziò con una dichiarazione di guerra e si concluse con un patto di pace) abbiamo avuto una serie infinita di guerre infinite e non dichiarate, che vengono condotte senza grandi movimenti di truppe, senza battaglie memorabili e con relativamente piccole perdite di militari combattenti. Ma con moltissimi morti fra le popolazioni civili e, particolare non trascurabile, enorme consumo e distruzione di costosissime “apparecchiature belliche”. Apparecchiature uscite dalle redditizie fabbriche d’armi che spesso hanno anche te e me e altre persone per bene come piccoli azionisti.

Perché un’industria sia redditizia occorre che la vendita dei suoi prodotti sia ininterrotta e possibilmente in crescita. Ragion per cui, se le merci prodotte sono armi, la conclusione delle guerre in corso non è proprio una buona idea.

Mentre scrivo queste righe, in molti paesi del mondo si stanno usando armi di produzione italiana, francese, inglese, tedesca, russa, cecoslovacca, americana, belga, israeliana, svedese e danese per combattere e uccidere uomini che allo stesso fine usano armi che, come quelle dei loro antagonisti, provengono esattamente dalle stesse fabbriche in Italia, Francia, Inghilterra, Germania, Russia, Cecoslovacchia, Belgio, Israele, USA, Svezia, Norvegia, Danimarca. E a questi si potrebbero aggiungere tutti gli altri paesi cosiddetti “emergenti” e già presenti con i loro prodotti nel mercato mondiale della morte.

E mentre io scrivo e tu leggi, con i raffinatissimi prodotti di questi paesi che continuiamo a considerare rispettabili, civili e umani vengono uccisi e torturati nel corpo e nell’anima degli uomini delle donne e dei bambini, le loro città e la natura che le circonda vengono ferite a morte, materiali già scarsi e insostituibili vengono sprecati e si contribuisce a infittire la cappa d’ozono attorno al pianeta. E con questi ordigni che vengono chiamati “di difesa” ma la cui funzione essenziale è quella di seminare morte, distruzione e terrore, si fa aumentare l’odio fra i popoli, si riducono le risorse destinate ad aiutare i disabili, i malati, i vecchi, i bambini e i giovani e a incrementare le scuole, i teatri, i musei e tutte le altre istituzioni che possono abbellire e ingentilire la vita.

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Nel civile mondo del mio sogno, gli eccellenti ricercatori, i bravi operai, i coscienziosi impiegati occupati oggi nelle fabbriche d’armi che portano morte, fame e disperazione a tanta gente, userebbero la loro intelligenza, capacità e forza per inventare e produrre strumenti e condizioni per migliorare la vita di tutti sulla terra.

Forse, anzi probabilmente, anche in questo mondo del mio sogno ci sarebbe qualche Caino tentato di uccidere Abele, e qualche Otello convinto di dover uccidere la sua amata Desdemona, e i lupi non diventerebbero automaticamente agnelli.
Ma nessuno più avrebbe il permesso di arricchirsi sulla loro follia vendendo le armi che la rendono più efficace e che ne prolungano l’effetto, e gli Stati non continuerebbero a macchiarsi dell’orribile colpa di tollerare e lucrare con le fabbriche di odio e di morte finalmente equiparate alle fabbriche di droghe e ai mercati di carne umana.

A me pare che in questo mio mondo sognato i soli perdenti sarebbero i commercianti d’armi e alcuni banchieri. Ma, per dire le cose come stanno, non mi sentirei particolarmente obbligata ad avere rimorso nei loro riguardi.

Maria Giacobbe

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