La Grande Madre… Una grande mostra per un grande tema a Milano.

Nel capoluogo lombardo, una grande mostra per un grande tema, quello della Madre e della sua Figura vista dalle mille ed ancor mille sfaccettature di cui si può prender visione e considerata dai milioni di ottiche che nel tempo han fatto storia, un pezzo di Storia tra le più sublimi, in ogni senso.

La Grande Madre è – può esser – l’Africa, da cui, pare, razza pura e paranoie storico-egemoniche a parte; è la raffigurazione a.C. della Dea Terra, figura archetipica e tuttora modernissima nella sua ‘obesità omnicomprensiva’ di vita, nel tempo e fuori dal tempo; è la Natura, ora più che mai leopardianamente matrigna perché si vendica dei figli suoi…

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Nessuno può non esser toccato, in qualsivoglia modo, chiunque, se non madre, è e sarà per sempre figlio e Lei – un bellissimo film francese del 2001 di Étienne Chatiliez, Tanguy, così recitava: “Una volta che la chiami mamma è mamma per sempre!”.

E dunque la mostra di cui al titolo inizia oggi (il 26 agosto 2015) ed è quella più attesa del programma « Expo in città”, a Milano: è « La Grande Madre”, prodotta da Fondazione Trussardi (con il supporto di BNL Paribas) con oltre 130 artisti presenti, disposti su 2mila metri quadrati in quella che è la prima collaborazione tra Comune e Fondazione.

E’ curata da Massimiliano Gioni che ne ha scelto il tema.

“…Nel corso del ’900 la maternità è diventata un campo di battaglia… Volevo trovare una prospettiva che potesse collegarsi al tema della nutrizione, ma da un’angolazione più complessa e ricca, e così è nata l’idea di una mostra sulla mamma. È un tema anche tutto italiano, quindi mi sembrava perfetto per quest’occasione. E poi c’è il precedente del progetto mai realizzato di Harald Szeemann, che nel 1975 voleva fare una mostra sulla maternità, o, meglio, sulle donne che rifiutano la maternità. Beatrice Trussardi ha avuto come sempre un ruolo importante, perché ci ha spinto a fare una mostra diversa dalle nostre precedenti e dall’inizio mi ha spinto a pensare a un progetto sulla donna”.

Niki de Saint Phalle

La Trussardi ha a sua volta asserito, si direbbe opportunamente, che la mostra: «È occasione importante per riflettere sul valore della donna, in un processo di evoluzione non più rimandabile per lo sviluppo sociale del pianeta».

Così “La Grande Madre” è divenuta occasione per realizzare una mostra politica che indaghi la rinegoziazione del sé, che metta in luce quella che è stata una condizione a dir poco drammatica del cosiddetto Secol Breve, il Novecento: una mostra che parla di padri-padroni-padreterni, di stato, di regime e poi si apre alla forza ed al potere della donna durante le rivolte femministe, in un secolo di storia che ha attraversato visioni e tensioni, di donne che mettono al mondo loro stesse, di rappresentazioni di infanticidi per sfuggire al dramma di un figlio ‘distruttore’ di carriere o, ancor più, di ‘sopravvivenza’.

Fra gli artisti: Alice Guy Blachè, Kubin, Munch, Brancusi, un Umberto Boccioni talmente interventista e « duro” da dedicare alla mamma ‘solo’ 50 dipinti, la futurista Benedetta Cappa, la sodale imprescindibile di Filippo Tommaso Marinetti che la definì mia compagna, mia eguale, Hannah Höch, Francis Picabia e Marcel Duchamp, quello delle ‘macchine celibi’, sia con Fontana che con una miniatura de Il Grande Vetro e poi Andy Warhol, Virginia Woolf.

Presenti i corpi nudi di Magritte, i 50 disegni de La donna a 100 teste di Max Ernst, Meret Oppenheim, Frida Kahlo, Ana Mendieta, Louise Bourgeois, Valie Export, Carla Accardi, Yoko Ono, che, intervistata tempo fa da Massimo Gaggi per il Corsera ha detto:
_ “Lo dico senza imbarazzi: My mommy is beautiful. Purtroppo non gliel’ho detto abbastanza quando era in vita….”.

Yoko Ono aveva allora invitato tutti i figli, soprattutto gli adulti, a dedicare un pensiero alla mamma. L’onda di memorie, racconti, poesie, con gli hashtag #mmib e #MyMommyIsBeautiful ha continuato a cavalcare Twitter, Facebook e Instagram. Ecco perché Fondazione Nicola Trussardi e La27ora, che sostengono l’iniziativa dell’artista come percorso di avvicinamento alla mostra «La Grande Madre», hanno ora deciso di pubblicare una selezione di foto arrivate da tutto il mondo.

E invitano a continuare a inviare immagini, pensieri, ricordi condividendoli sui Social con l’hashtag #MyMommyIsBeautiful

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Non è solo un contest artistico. Ma la partecipazione di tutti noi a un monumento digitale. Entrate nella gallery di apertura per ripercorrere l’intensità di quegli abbracci, rivedere la profondità di quegli sguardi…

E piace qui riportare, da quel Social, un pensiero intensissimo e quanto mai vero di un lettore od una lettrice che si firma @ossadivetro che ha scritto:

«Probabilmente la gravidanza rappresenta uno dei momenti più elevati della vita, in cui la biologia si sublima e si fa poesia – o magia, forse. 19 anni fa, per nove mesi, io e te siamo state una cosa sola – una l’essenza dell’altra. È ciò che ha reso la nostra interdipendenza indispensabile ed incondizionata. Legate da un’alchimia fatta di contraddizioni reciproche che ci hanno rese complementari come il nero e il bianco, mi hai impartito la lezione fondamentale della vita: stare al mondo. Mi hai insegnato a camminare sulle mie gambe senza dovermi sorreggere a nessuno; a bastarmi, a non permettere a niente di farmi sentire una nullità perché noi siamo infinite e basta vedere i nostri fieri sguardi di una stirpe guerriera riflessi l’uno nell’altro per ricordarcelo. Per avermi resa quella che sono attraverso ciò che tu sei, per quel miscuglio di amore e coraggio, forza e tenerezza – che solo te sai dispensarmi, Grazie».

Opera di Alice Neel

Una mostra che è anche un tributo alla celebre “L’altra metà dell’Avanguardia” che Lea Vergine curò a Palazzo Reale nel 1980 e che ripercorrerà in una intervista in catalogo.

Altro ‘contemporaneo’ è in esposizione grazie a: Rosemarie Trockel, Cindy Sherman, Sarah Lucas, Pipilotti Rist con un video ad hoc, Marlene Dumas, Natalie Djurberg, Thomas Schütte, Nari Ward, Kara Walker, Camille Henrot e poi le foto di Life che mostrarono per la prima volta, nel 1968, come si sviluppa un feto nell’utero della madre e ancora Nicholas Nixon, con uno splendido lavoro fotografico: dal 1975, ogni anno, l’artista fotografa 4 sorelle nella stessa posa, e con i cambiamenti del tempo, come fece, mutatis mutandis, il protagonista del film Smoke, del 1995, diretto da Wayne Wang, scritto e co-diretto da Paul Auster e basato su un racconto di quest’ultimo, Il racconto di Natale di Auggie Wren, che ogni giorno, dopo la morte dell’amata moglie fotografa lo stesso angolo di strada, tutte le mattine alla stessa ora – presenza-assenza??!.

«Anziché pensare all’arte come un padre edipico, come potere e uomini, probabilmente è sempre meglio pensarla come l’unione tra tante sorelle», conchiude Gioni.

Tutte madri, tante…

Maria Cristina Nascosi Sandri

Milano 26 agosto 2015

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INFORMAZIONI UTILI

La Grande Madre

A cura di Massimiliano Gioni

Palazzo Reale Piazza Duomo 12 – 20121

Milano 26 agosto – 15 novembre 2015

lunedì 14.30 – 19.30

martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30 – 19.30

giovedì e sabato 9.30 – 22.30

ultimo ingresso un’ora prima della chiusura

biglietti

intero 8 € – ridotto 5 €

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Maria Cristina Nascosi Sandri
Di Ferrara, giornalista pubblicista, critico letterario, cinematografico ed artistico. Collabora da parecchi anni con quotidiani nazionali, periodici specialistici e non, su carta e on line, anche esteri come Altritaliani. Dopo la laurea in Lettere Moderne, conseguita presso l’Università degli Studi di Ferrara, si è dedicata per un po’ alla scuola dove ha svolto attività anche come traduttrice, oltreché docente. Da anni si dedica con passione allo studio, alla ricerca ed alla conservazione della lingua, della cultura e della civiltà dialettale di Ferrara, mantenendo lo stesso interesse per quelle italiana, latina ed inglese, già approfondito dai tempi dell’università, insieme con quello per l’arte, il teatro ed il cinema. Al suo attivo centinaia di articoli e recensioni, e qualche decina di libri sulle discipline di cui sopra, tra cui un'intera collana multilingue sulla propria lingua materna.

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