Migranti: La solidarietà, la realtà e le barzellette di Di Maio

A me, il problema dell’immigrazione è sempre parso una sorta di nodo inestricabile. Lo so, lo sapete: migliaia di persone in fuga dalla guerra, dalla povertà, dalla persecuzione, da impossibili condizioni di vita. Personalmente, su questo tema, mi sono sempre sentito un’anima divisa in due. Tormentato e diviso tra il principio di solidarietà e quello di realtà.

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Da un lato, non posso non dirmi solidale. Non posso non riconoscermi nel principio di solidarietà, nelle giuste, sacrosante ragioni dell’accoglienza e persino della fraternità, contrapposte a quelle – spesso odiose – della chiusura e della diffidenza, della paura dell’altro da sé.

E questo non solo perché “il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce”, come dice Pascal. Non solo perché se incontri un disperato non dovresti chiedere spiegazioni, ma dividere la tua cena (e questo è Piero Ciampi). Ma anche per molti motivi del tutto razionali. In tanti cercano rifugio da guerra e da persecuzioni (ad esempio chi viene dalla Siria o dall’Eritrea); rifiutarsi di accoglierli è indegno. E poi perchè una società aperta e fiduciosa nel futuro non dovrebbe negare agli altri il diritto di cercare, per sé e magari per i propri figli, un destino un po’ migliore: chi lo nega oggi agli altri potrebbe trovarsi a chiederlo per sé domani, e allora forse cambierebbe parere sulla questione.

Ma dall’altro lato, non riesco neppure a ignorare l’esistenza del principio di realtà. Che non è la caricatura berciante che ne fanno Marine Le Pen o Salvini; ma che ci dice che un’accoglienza ilimitata non è possibile, per ovvie ragioni di limiti dello spazio e dei mezzi a disposizione. E ci suggerisce anche che un’accoglienza senza condizioni forse non è neppure giusta, perché favorisce situazioni di disagio e difficile convivenza (a spese dei ceti popolari, perché sono proprio i quartieri periferici e popolari i più colpiti dall’installarsi di comunità precarie e disagiate).

E quello stesso principio di realtà ci porta a pensare che un afflusso non regolato spesso sfocia in disponibilità di manodopera a prezzo stracciato per l’economia sommersa, o di manovalanza per la criminalità. In questo senso, una politica di accoglienza indiscriminata può finire per ricreare, anche se rovesciato, il paradosso del Faust goethiano; e cioè operare eternamente il male, pur desiderando eternamente (e sinceramente) il bene. E favorire i movimenti cosiddetti populisti, che proprio sul degrado e sulla paura fondano la loro ragione d’essere.

Insomma, così mi trovo io. Scisso tra le ragioni degli uni e quelle degli altri. E poi, come per miracolo, tutt’ad un tratto, cosa mi succede? Che mi accorgo di essermi sbagliato. Eh sì, perché quello che a me pareva un nodo gordiano, un problema gigantesco, da far tremar le vene e i polsi invece è una bazzeccola.

Luigi Di Maio con Beppe Grillo

Una robina da niente. Basta leggere quello che scrive il vicepresidente della Camera dei Deputati di quello (sventurato) paese che si chiama Italia. Luigi Di Maio, esponente del Movimento 5 Stelle, (attenzione per favore attenzione, ripeto: vicepresidente della Camera dei Deputati). Dice così: “Per fermare gli sbarchi poi, basterebbe creare delle agenzie in nord Africa dove gli africani possano fare la domanda d’asilo. Solo chi avrà i requisiti potrà venire in Italia (a spese sue). Chi non ha i requisiti è inutile che si metta sul barcone, potrà solo essere respinto”.

Giuro che non sono io che sto facendo lo scemo: è tutto vero (Se non credete, leggete all’indirizzo Il blog di Luigi Di Maio).

Et voilà, le tour est joué! Semplice no? Me le vedo già, le belle agenzie con le loro code ordinate, impiegati cortesi e solerti allo sportello, prego, prenda il biglietto e attenda il suo turno, ecco vediamo il dossier, ecco sì, guardi, manca la fotocopia dell’atto di nascita, non le sarà difficile ottenerlo su Internet al sito Squadronidellamorte.com. Torni pure domani…

A questo punto, mi permetto di aggiungere all’intelligente proposta dell’Onorevole Di Maio un punto essenziale, che troppi intellettuali e opinionisti (pregiudizievolmente ostili al Movimento 5 Stelle) hanno dimenticato: bisognerà anche ricordarsi di dotare le suddette agenzie di lettori di carta di credito, in modo che “gli africani”, in transito dalle quiete regioni sub sahariane, possano saldare direttamente il conto senza utilizzo di troppi contanti. Che, in viaggio, è sempre meglio non portarsi dietro (con certa gentaglia che si incontra in giro al giorno d’oggi!).

Maurizio Puppo

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Maurizio Puppo
Maurizio Puppo, nato a Genova nel 1965, dal 2001 vive a Parigi, dove ha due figlie. Laureato in Lettere, lavora come dirigente d’azienda e dal 2016 è stato presidente del Circolo del Partito Democratico e dell'Associazione Democratici Parigi. Ha pubblicato libri di narrativa ("Un poeta in fabbrica"), storia dello sport ("Bandiere blucerchiate", "Il grande Torino" con altri autori, etc.) e curato libri di poesia per Newton Compton, Fratelli Frilli Editori, Absolutely Free, Liberodiscrivere Edizioni. E' editorialista di questo portale dal 2013 (Le pillole di Puppo).

1 COMMENTAIRE

  1. Migranti: La solidarietà, la realtà e le barzellette di Di Maio
    Sans actions réelles et une politique européenne, revoilà le « populisme » et des partis politiques extrêmes. Il semblerait qu’un des problèmes est que les non européens ne peuvent plus faire la « navette » parce que l’accès à l’europe est très difficile. ON ne peut pas « aller et venir », quitte à prendre le risque de croupir en europe en clandestin,(sacrifice d’une vie, d’une famille, de sa « terre » pour un hypothétique jour meilleur qui ne viendra peut être jamais) dans des no man s land etc……. On dit en français « réparer à coup de panne », et on attend l’incident pour faire un geste. Avec tous ces spécialistes de ci ou ça, une réflexion de fond sur le sujet fait défaut, des débats etc……. ET la diplomatie pour ces pays en guerre ? On ne parle plus de paix et alors, des réseaux s’enrichissent sur un délire qu’une fois en europe ça sera mieux et ce n’est pas du tout le cas, soit parce que l’accès est difficile et qu’en plus, l’embellie ne se réalise pas. ET l’intolérance générale gagne du terrain, la défiance s installe d’un côté comme de l’autre, qui sert de fumier à toutes les exagérations et à l’hostilité réciproque. Demandons des comptes aux politiques européens et aux élites de ces pays dévastés, des plans concrets, des solutions pratiques et durables.

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