La riscoperta di Emanuele Gianturco, un modello di vita.

La storia della politica italiana è un territorio tutto da riscoprire. Un libro di Vito Claps riporta alla luce dei più la vita e l’opera di Emanuele Gianturco, uno statista che segnò la seconda meta dell’800. Un illustre giurista e politico lucano che al suo tempo fu di grande popolarità, un vero modello di vita.

La CalicEditori, casa editrice lucana di studi storici, ha da poco dato alle stampe un volume di particolare interesse sull’attualità del pensiero di un grande giurista e statista che si affermò nella seconda metà dell’800: Emanuele Gianturco. A pubblicarlo è Vito Claps, già docente e preside, non nuovo a rivisitazioni di pagine di storia e di figure rilevanti, con riflessioni che investono carattere piuttosto intimo e familiare. Come in questo testo (pagg.195; euro 12,50) dal titolo, appunto, “Emanuele Gianturco un modello di vita”, nel quale l’autore riesce ad esprimere i temperamenti di una carriera spesa per la cultura e il benessere sociale, non disgiunti da momenti di vita familiare, anche grazie ad immagini d’epoca (da archivi privati) che ritraggono lo statista in momenti diversi, lettere autografe ed esperienze collettive.

Funerali di E. Gianturco, via Toledo Napoli

La foto di copertina del libro ritrae infatti i funerali di Gianturco ripresi da una affollatissima Via Toledo a Napoli, dove giunsero centinaia di migliaia di cittadini per l’ultimo saluto ad un intellettuale spentosi a soli cinquant’anni.

Un modello di vita, appunto, “purtroppo oggi difficilmente attuale, o forse difficilmente attuale in ogni momento storico” come scrive in prefazione Gerardina Romaniello, giudice di Corte d’Appello del Tribunale di Potenza, già allieva del prof. Claps. Modello di rigore e di studio, amante della musica essendosi diplomato anche in composizione al Conservatorio San Pietro a Majella.

Emanuele Gianturco era nato ad Avigliano, in Basilicata, il 20 marzo 1857, da padre calzolaio. Nel 1875 si trasferirà a Napoli (con l’aiuto del fratello maggiore, sacerdote) per iscriversi alla facoltà di Giurisprudenza e, contestualmente, al Conservatorio musicale.

Nella stessa settimana del luglio del 1879 riesce a conseguire sia il diploma in composizione sia la laurea in giurisprudenza. Claps rivela che il giovane lucano era tentano di proseguire la carriera musicale: ebbe persino la proposta di dirigere una banda a New York. Ma fu proprio Giustino Fortunato a convincerlo (non di meno l’amore verso sua madre) ad approfondire gli studi giuridici. La sua tesi di laurea dissertava Sulle fiducie nel diritto civile italiano, sotto la guida di Giuseppe Polignani e di Diego Colamarino. Da Polignani viene avviato alla pratica forense e alle prime prove scientifiche: recensioni, note a sentenze e saggi saranno pubblicati nella rivista napoletana Il Filangieri.

La pubblicazione nel 1882 della tesi di laurea gli vale il titolo di privato docente di diritto civile, ottenuto nello stesso anno a Napoli grazie anche al sostegno morale del Fortunato, figura guida per molti giovani intellettuali lucani. Il titolo gli consente di aprire, come era tradizione nella città partenopea, una scuola privata di diritto civile, destinata a diventare tra le più frequentate e nella quale si formeranno, tra gli altri, Vincenzo Simoncelli, Nicola Stolfi, Nicola e Leonardo Coviello.
Emanuele Guanturco

Tra il 1885 e il 1887 vince, ma rifiuta, le cattedre di diritto civile nelle Università di Perugia, Macerata e Messina, preferendo continuare l’insegnamento privato a Napoli, città a cui è legato da sempre con maggiori impegni di avvocato. Tra il 1884 e il 1886 pubblica i testi didattici e scientifici per i quali diverrà celebre e che gli valgono, nel 1889, la nomina alla cattedra di diritto civile nell’Università di Napoli, che dal 1892 terrà da ordinario.

Il 1889, a 32 anni, viene eletto alla Camera dei deputati, nel seggio del III Collegio di Basilicata lasciatogli libero da Francesco Crispi e conquistato anche con il supporto del giovane Francesco Saverio Nitti. Lo statista di Melfi, nell’autunno di quello stesso anno, entrerà a collaborare nel suo studio legale.

Gianturco sarà in seguito sempre rieletto deputato e ricoprirà numerosi e importanti incarichi di governo: sottosegretario di Stato alla Giustizia nel primo governo presieduto da Giovanni Giolitti (15 maggio 1892-15 dic. 1893), ministro dell’Istruzione pubblica (10 marzo 1896-18 sett. 1897) e poi di Grazia e giustizia e dei Culti (18 sett.-4 dic. 1897) nel secondo governo di Antonio di Rudinì, vicepresidente della Camera dei deputati dal giugno 1899, nuovamente Guardasigilli nel governo di Giuseppe Saracco (24 giugno 1900-15 febbraio 1901) durante l’indagine governativa sulla collusione fra politica e criminalità organizzata. Aveva accompagnato in Lucania Zanardelli nel suo viaggio al sud del 1902.

Infine fu ministro dei Lavori pubblici nel terzo governo Giolitti, dal 29 maggio 1906 fino a pochi giorni prima di spirare, a Napoli il 10 novembre 1907, stroncato da un cancro alla gola.

“Sarò lieto di contribuire ad alleviare la crisi economica dei nostri proprietari ed agricoltori e stringere legami con gli operai. Da professore spenderò la mia opera a tutela dell’insegnamento”. Questo il suo credo anche da ministro dell’istruzione: approntò una riforma che partiva dalle scuole dell’infanzia fino all’università, “è l’anima civitatis che bisogna rinvigorire e nobilitare …” ribadiva, ma alcuni dei suoi provvedimenti non vennero accolti dagli studenti che in diverse occasioni lo contestarono.

Da Guardasigilli si propose di alleviare il prestigio della magistratura e di assicurarne l’indipendenza economica; difese Giolitti nello scandalo della Banca Romana, mentre da ministro dei Lavori Pubblici concluse l’iter parlamentare per la nazionalizzazione delle ferrovie. Intellettualmente non condivideva il concetto di lotta di classe: “la lotta – sosteneva – può costituire un atto transitorio, non lo stato normale delle società umane. Lo stato normale non è la lotta, bensì la fratellanza e la solidarietà, la cooperazione di tutte le classi al raggiungimento di questi ideali che costituiscono la ragione stessa del vivere”.

Il primo presidente della Repubblica, il napoletano Enrico De Nicola, discepolo del Gianturco, aderì alla proposta del Comitato per l’edizione nazionale delle più importanti opere giuridiche dell’illustre lucano.

L’opera di Vito Claps mette in luce oltremodo una personalità in grado di offrire elementi identitari più riconoscibili del giurista, oltre a raccogliere in sé le vocazioni più caratteristiche del giureconsulto meridionale del suo tempo.
In Gianturco “si associarono le idealità dl pensatore e la genialità dell’artista”, questo sostenne Giustino Fortunato nel suo discorso commemorativo alla Camera il 28 novembre 1907.

Armando Lostaglio

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Armando Lostaglio
ARMANDO LOSTAGLIO iscritto all'Ordine dei Giornalisti di Basilicata; fondatore del CineClub Vittorio De Sica - Cinit di Rionero in Vulture nel 1994 con oltre 150 iscritti; promotore di altri cinecircoli Cinit, e di mostre di cinema per scuole, carceri, centri anziani; autore di testi di cinema: Sequenze (La Nuova del Sud, 2006); Schermi Riflessi (EditricErmes, 2011); autore dei docufilm: Albe dentro l'imbrunire (2012); Il genio contro - Guy Debord e il cinema nell'avangardia (2013); La strada meno battura - a cavallo sulla Via Herculia (2014); Il cinema e il Blues (2016); Il cinema e il brigantaggio (2017). Collaboratore di riviste e giornali: La Nuova del Sud, e web Altritaliani (Parigi), Cabiria, Francavillainforma; Tg7 Basilicata.

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