La profezia di Houellebecq e la storica paura dell’Islam.

Si parla tanto della profezia contenuta nel romanzo di Michel Houellebecq: “Sottomissione”.
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Della profezia risulta scioccante non tanto il contenuto: l’invasione dell’Islam e l’assoggettamento ad esso della cristianità, quanto il genere stesso, la profezia nella letteratura.

Il fatto è che abbiamo la memoria corta, perchè la profezia è stata da sempre collegata alla letteratura e non solo con Dante.

Ad esempio nella Canzone d’Aspromonte, la canzone delle gesta dei normanni, la profezia corre abbondante e c’è anche la risposta alla sottomissione.
L’ossessione della sottomissione spinge i musulmani ad invadere la Sicilia, Agolante manda costantemente i suoi ambasciatori a chiedere il tributo ai cristiani.

Che la Canzone d’Aspromonte contenesse una profezia fu subito detto da qualcuno dei lettori interpreti, quando era assolutamente inimmaginabile
lo svolgimento in una determinata direzione degli eventi. Che gli arabi tornassero per mare e aggredissero la civiltà occidentale non sembrava assolutamente possibile fino a quando nell’11 settembre l’incubo prese forma.

Una forma tuttavia che sembrava episodica, lontana, ancora improbabile.
Ma quando il Mediterraneo prese a ridestarsi con migliaia di profughi, allora qualcosa come una reminiscenza lontana lentamente emergeva e cresceva.

La canzone d’Aspromonte racconta della conquista della Sicilia da parte
dei saraceni, del califfato nell’isola, di come i saraceni passarono lo stretto e, conquistata Risa (Reggio), speravano di arrivare fino a Roma dal Papa. L’antico sogno che si ripete.

Invece i cristiani con i loro eserciti accorsero da ogni parte dell’Europa ed in Aspromonte fermano i saraceni.

L’omonima canzone è pervasa da un gran pianto per il sangue sparso dei cristiani, cielo e terra concorrono allo scontro e poi infine la vittoria della cristianità.
Lo stesso pianto, misto a stupore che attraversa le cronache di oggi con i cristiani passati al setaccio e massacrati in Nigeria, in Medio Oriente, nello stesso Occidente.
Lo stesso disprezzo per la cristianità e per la civiltà occidentale.
Nella canzone la civiltà occidentale viene esaltata dal confronto. Namo di Baviera presenta a Balante messaggero degli infedeli, la cortesia della cultura occidentale e Balante che riconosce che tale superiorità è vera, finisce con il convertirsi al cristianesimo.

Nei corsi e ricorsi vichiani della storia giustamente si osservava da un lettore che l’identità della cultura occidentale è andata smarrita e così anche l’identità cristiana.
La prima soffocata dal denaro il nuovo totem e dalla sua condizione di civiltà aperta, che non ammette chiusure, esclusioni ed è quindi più debole.
La seconda soffocata da un pacifismo interno, dalla legge del perdono che non consente lotte, ritorsioni, odi.
Sicché le stragi più efferate, lo scandalo di opere d’arte bombardate e distrutte, la minaccia dell’azzeramento della storia passano sotto silenzio,
Michel Houellebecq

Nella Canzone d’Aspromonte invece suona la tromba della riscossa. quella dell’unità dei popoli cristiani.
Anzi sotto questo profilo la Canzone chiama a sua volta alla guerra santa
in difesa dei valori della civiltà cristiana che diviene un tutt’uno con quella occidentale.
C’è un particolare inserito nella Canzone che sembra rispondere all’altra profezia attuale, quella della sottomissione.

Agolante invia l’esercito per chiedere il tributo ossia la sottomissione ai cristiani.
Gerardo della Fratta il più ribelle dei paladini di Francia suggerisce in che modo sottomettersi.

Orlandino ha già ucciso Almonte in Aspromonte, gli ha sottratto l’elmo, il cavallo e la spada magica, la Durlindana. Gerardo della fratta fa tagliare la testa ad Almonte e messala in un cofanetto la invia ad Agolante dicendo che ci sarà il tributo e contemporaneamente arriverà Almonte.

Ma anche il poeta Brosckj ha fatto in uno stupendo saggio: “Fuga da Bisanzio, una profezia”. I due orienti determinatisi dopo la caduta di Bisanzio, quello ortodosso e l’altro musulmano sono esiziali, mortali. Entrano in conflitto fra loro.

A ben considerare non si tratta di una profezia ma di realtà.
Una presenza massiccia, l’inclusione che altro non può, in prospettiva, generare se non il dilagare di una razza sull’altra, se le due razze e le due religioni non si integrano.

Carmelina Sicari

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Carmelina Sicari
Carmelina Sicari è stata Dirigente Scolastico del Liceo Classico di Melito Porto Salvo e dell'Istituto Magistrale di Reggio Calabria. Si occupa da tempo di letteratura contemporanea e di semiotica con opere su Pirandello e sull'Ariosto. Ha collaborato a molte riviste letterarie tra cui Studium, Persona, Dialoghi… Ha all'attivo numerose pubblicazioni su La canzone d'Aspromonte, Leopardi e il Novecento letterario. Continua a sostenere nel presente il Movimento culturale Nuovo Umanesimo di Reggio Calabria di cui è stata ideatrice.

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