Piaceri e dispiaceri di un social network

Ho, come tanti, una pagina Facebook sulla quale negli ultimi tempi intervengo meno di prima. Forse non ho molto tempo libero ma la delusione pesa non poco. All’inizio i contatti erano pochi, tutti amici reali, molti ai quattro angoli del mondo, per me era piacevole come incontrarli al bar.

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Col tempo, altri si sono aggiunti con il mio consenso per cui il numero dei contatti è aumentato parecchio. Molti postano foto e si accontentano di un amichevole “mi piace” o di un emoticon, l’equivalente del caffè al bar, tutto nella forma e nella logica dei social network.

Negli ultimi mesi, mi pare siano aumentati i pareri non richiesti sulla situazione politica accompagnati spesso da toni predittivi, aspri, persino volgari. A volte la pagina FB mi appare un mercatino delle personali convinzioni dove ciascuno vende, con toni sopra le righe, ciò che ha e ciò che è. E’ come se mi trovassi in una strada costeggiata da cecchini che sparano su chiunque e si sparano a vicenda. Gli insulti al Presidente del Consiglio gareggiano con quelli a tutti i politici e si estendono in genere all’Unione Europea e alle figure politiche che sono al vertice di quelle istituzioni. Giudico grave che si tenda, a volte deliberatamente, a seminare sfiducia, a protestare a 360°, sparando, appunto nel mucchio contenti di sentire i botti.

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Scarsi gli accenni alla grave crisi economica internazionale, agli sforzi, anche vani e infruttuosi, che sono stati fatti per contenerne le conseguenze, solo una cieca rabbia che non lascia spazio se non ad una totale sfiducia. Spesso chiudo in fretta Facebook dopo aver controllato solo se qualcosa mi riguarda. Lontana o assente in tale non richiesta espressione di pareri, l’informazione come la moderazione mentre noto la crescente consapevolezza del potere mediatico di tanti gocciolanti punti di vista .

Per natura sono un fervente cultore di Gandhi che non ama la durezza delle parole estreme a favore di un’espressione pacata del proprio parere. Faccio parte dell’A.N.P.I. ( Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) e, con altri soci, gestisco anche la pagina dedicata alla sez.territoriale “Ugo Roncada”. In tale veste mi riconosco una funzione “istituzionale” che rispetto con rigorosa coerenza, nella convinzione che l’antifascismo e l’adesione ai principi della Carta Costituzionale non sono valori contrattabili.

Avverto, pertanto, il dovere della tolleranza e del rispetto verso il pluralismo nelle opinioni che fin dalla Resistenza sono sostanza della democrazia.

Su tutto quindi ritengo sia lecito esprimersi con garbo e con spirito costruttivo. Non ho motivo di nascondere che ho sempre votato a sinistra, a volte con entusiasmi poi delusi, altre volte perché tale voto mi appariva come una barriera efficacia contro le violenze mafiose e l’imbarbarimento di una società dominata da profonde ingiustizie.

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Il Premier attuale non sarà nelle mie corde (alle primarie lo votai solo la seconda volta) ma l’entusiasmo è raro e momentaneo, un po’ come la felicità. Egli dirige un Governo di centro-sinistra in un Paese difficile, irrigidito e impoverito dalla crisi sociale. Manifesto stima per alcuni Ministri, meno per altri.

Considero la Mogherini un bel punto di forza a Bruxelles e Draghi un presidio prestigioso a Francoforte. Una grossa novità rispetto al passato che spesso non consideriamo abbastanza è che l’agenda politica di ogni Paese venga in buona parte dettata dalla Commissione europea. Io vorrei che tale processo andasse avanti con giudizio e confesso che, fin da studente, adoravo Altiero Spinelli e tifavo per un’effettiva unione politica.

Per questo reputo un dovere che il Governo faccia presto le riforme anche qualora non tutte riuscissero col buco e la loro accettazione, nella forma e nella sostanza, risultassero indigeste.

Dichiaro, non contraddetto dai miei amici urlatori di FB, che le valutazioni nelle scuole e delle scuole non mi scandalizzano come pure le nuove modalità di assunzione/licenziamento previste dalla Legge sul lavoro. Così giudicando, ritengo che il metodo della concertazione possa trovare altre vie che meglio valorizzino il ruolo delle organizzazioni sindacali. Mi permetto di giudicare non consono a grandi e storiche organizzazioni gridare a giorni alterni all’eversione e ancor più usare le piazze e le adunate come arma di ricatto.

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Queste modeste riflessioni, non riducibili ad un tweet, sono note a coloro che conoscono me e la mia avversione per i “toni gridati” così di moda nei social come nei talk show. Questi ultimi, inutili per qualsiasi approfondimento, mi appaiono insopportabili esempi di volgarità e di banalizzazione mediatica. Ma, forse, oggi diventa sempre più difficile dire quanto sia il mezzo, in questo caso il web, a favorire l’abbassamento del livello oppure il livello basso a profittare del web.

Dal livore antipolitico e antigovernativo che i miei contatti esprimono imitando i ciarlieri talk show, continuo a dissentire, per quanto riesco, con il silenzio, nella speranza di non perdere preziose amicizie. Anche per senile saggezza, sono però deciso a non unirmi al tumultuante coro oggi tanto di moda.

Giovanni Perrino

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Giovanni Perrino
Giovanni Perrino è nato a Palermo e vive a Mantova. E’ stato docente di italiano e latino nei licei e poi Dirigente Scolastico con vari incarichi ministeriali all'estero sia in Commissione Europea che in sedi diplomatiche. L'esperienza più lunga a Mosca dove fino al 2010 ha diretto l'Ufficio Istruzione dell'Ambasciata in cui si è occupato di diffusione della lingua italiana nelle scuole e nelle università della Federazione. Presiede l’associazione territoriale dell'A.N.P.I. "U. Roncada", in provincia di Mantova e si occupa di poesia dal 2003. E’ autore delle seguenti raccolte: Malastrana, Ed. All’Antico Mercato Saraceno,Treviso 2004; Ellis Island. Poesie dopo l’11 settembre, Interlinea,Novara 2007; Dorso d’asino –Possibili rallentamenti, Interlinea, Novara, 2012 ( Premio Lerici, 2014); Liturgia degli anni, Ed.Raffaelli Rimini, 2018

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