Un ideale catalogo della buona Scuola

Infuria la discussione sulla ormai prossima riforma della scuola del ministro Giannini, discussione che in alcuni casi è sfociata in polemiche e finanche in aspre manifestazioni di pubblico dissenso. Con questo intervento vorremmo aprire sui mille temi della riforma, un dibattito, magari pacato, tra i nostri lettori.

Ci sono innumerevoli manifestazioni contro “la buona Scuola”, quella proposta per intenderci con la riforma ultima.

Il ministro Stefania Giannini presenta la riforma la buona Scuola

Per il ministro l’idea di una buona scuola sembra coincidere, fra l’altro, con lo snellimento burocratico, con la ristrutturazione dell’edilizia, con una serie di fattori per così dire materiali.

Non è un caso che ad un’intervista recente rispondevo pessimisticamente sull’efficacia della mia attività come dirigente scolastico. Ero pronta a dichiararla fallimentare. E come me tanti altri. Ma a rifletterci non è così.

I ricordi di scuola ci dicono altro.

Il giovane folgorato dall’Operetta leopardiana del Dialogo della natura ed un islandese, si aspettava il bonismo, il lieto fine, l’ipocrisia di un moralismo scontato ed invece il finale dell’operetta leopardiana con l’islandese che, dopo averla cercata invano, incontra finalmente la natura, è strepitoso.

Lui cerca la felicità, le chiede conto di questo e mentre parla, un leone lo divora e la natura, indifferente e muta, assiste alla sua stolida fine.

Il giovane si scrisse a Lettere.

E così l’altro, bocciato a più riprese, perchè, affetto da dislessia, scriveva di sbieco per l’intera pagina: appena il suo nome.

Tollerato infine un giorno disse:

– Ora voglio scrivere dritto – e così fece.

Divenne un genio della chimica.

Il rischio più alto infatti della buona scuola, quella che è intransigente verso la diversità, è quello di perdere possibili geni.

Gli episodi si moltiplicano.

Un’allieva non studia religione e viene respinta in tronco per questo.

La docente integralista minaccia, a norma di Concordato, gli altri, per il rispetto del voto e la condanna definitiva alla bocciatura.

Corteo studentesco a Roma

La buona scuola è quella che ha passione, che coltiva l’entusiasmo per la gioventù, per la sua diversità, per i talenti.

La buona scuola fa a meno di per se stessa della burocrazia.

Non che l’edilizia corretta non sia necessaria, così come l’avviamento al lavoro, ma occorre anche qui responsabilità.

L’idea dell’integrazione nel territorio per scoprire nuove forme di sviluppo e per creare lavoro mi aveva suggerito una formula che non ha avuto al tempo grande fortuna: Educazione al territorio. Significava conoscenza della storia, della morfologia, della geografia del territorio per comprenderne le reali risorse.

Nell’ideale catalogo della buona scuola, al primo posto c’è la passione che presuppone l’entusiasmo per cio’ che è diverso e l’attesa, la pazienza della maturazione.

Al secondo posto la conoscenza del territorio per curare la disaffezione di cio’ che è vicino e l’allucinazione mitologizzante per ciò che è lontano, che è fenomeno tipico del nostro tempo.

Al terzo posto la valutazione e siamo qui ad un punto della contestazione odierna.

La valutazione deve essere propositiva, promozionale, non selettiva e arbitraria secondo i nostri gusti e le nostre esperienze.

Ai miei tempi il pensiero pedagogico personalistico parlava degli esami come draghi sul cammino.

La valutazione non può essere condotta sulla rapidità, sui trabocchetti logici senza attesa, senza fiducia.

Non puo’ avere per slogans: più si boccia e più si è nel giusto.

Ha una sua mistica, che nella religione si chiama perdono, misericordia e che qui guarda al recupero.

Più allievi si recuperano dal disagio più si è nel vero.

La buona scuola, come dice l’esegesi di ‘buona’, è quella che guarda al bene ed alla socratica felicità.

Carmelina Sicari

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Carmelina Sicari
Carmelina Sicari è stata Dirigente Scolastico del Liceo Classico di Melito Porto Salvo e dell'Istituto Magistrale di Reggio Calabria. Si occupa da tempo di letteratura contemporanea e di semiotica con opere su Pirandello e sull'Ariosto. Ha collaborato a molte riviste letterarie tra cui Studium, Persona, Dialoghi… Ha all'attivo numerose pubblicazioni su La canzone d'Aspromonte, Leopardi e il Novecento letterario. Continua a sostenere nel presente il Movimento culturale Nuovo Umanesimo di Reggio Calabria di cui è stata ideatrice.

1 COMMENTAIRE

  1. Un ideale catalogo della buona Scuola
    La riforma della primaria che vorrei: Prolungare il tempo scuola per tutti fino alle 17,assorbendo i precari, dietro selezione, perchè ce n’è di molto preparati, ma ci sono anche quelli meno capaci e portati per l’insegnamento. Aumentare le ore di arte, musica, ed. motoria.
    Zero compiti per casa, si lavora in classe con la guida dell’insegnante con didattica laboratoriale, gli alunni si spostano nei vari ambienti attrezzati per lo studio delle specifiche discipline (si studia scienze e si va in laboratorio, si fa inglese e si trova lettore, lim già predisposta in un’altra aula,etc.. che ogni volta il tempo che hai collegato pc e lim è già finita l’ora).
    Dalle 17 in poi i ragazzini potrebbero seguire le loro attività extrascolastiche o semplicemente trascorrere un tempo sereno e di qualità con le proprie famiglie e non dover studiare altre 3/4 ore, secondo il principio secondo cui più l’insegnante carica di compiti più vale…
    Ristrutturare le scuole e renderne piacevoli e sicuri gli ambienti: fare cultura è soprattutto insegnare a vedere e cercare la bellezza, difficile farlo in ambienti disastrati, pieni di muffa, umidi, sporchi e freddi.
    Eliminare l’insegnamento della religione cattolica, c’è già il catechismo x chi è interessato, potenziare l’educazione civica e alla legalità.
    Snellire i programmi scolastici, inutile allargare così tanto e approfondire così poco, l’insegnante ha solo l’ansia di finire il programma. Di contro ripristinare quelli di storia e geografia ante riforma Moratti, un vero sfacelo. Oggi i bambini trascorrono un intero anno a studiare la preistoria e arrivano in quinta che a malapena sanno chi sono i romani…
    Eliminare le prove Invalsi, non si misura la bravura di un insegnante per riflesso, xchè i bambini non sono tutti uguali; la bravura dell’insegnante sta nel cercare di ridurre il più possibile le differenze e lo svantaggio culturale, lavorando con ogni alunno affinchè possa raggiungere traguardi anche minimi che non gli facciano sperimentare la frustrazione del fallimento, sforzo che poi la prova standardizzata azzera. Che siano gli insegnanti ad essere sottoposti periodicamente a test per valutarne la capacità di insegnare, le conoscenze sulle discipline e quanto siano aggiornati sulle stesse, ma soprattutto inventatevi qualcosa che misuri la passione del docente, la sua voglia di crederci nonostante tutto.
    Istituire uno staff del preside, visto che è proprio necessario individuare delle figure che si occupino di coordinamento, gestione e orientamento, ma o si fa la referente, la funzione strumentale, la progettista pon…o si fa lezione in classe,a far tutto si fa male.
    Ricordando, però, dal punto di vista retributivo, che il lavoro che ha maggior ricaduta sulla qualità della scuola non è quello della referente, ma quello con gli alunni, nelle aule.
    Dunque no a insegnanti operaie e insegnanti manager, non sono stata assunta per sgomitare x 30€ in più, io lavoro 24/24 per i miei alunni, a preparare le lezioni, cercare materiale per approfondire, correggere verifiche, trovare strategie per alunni per i quali non ho nessuna competenza specifica, ma devo costruirmela a mie spese e col mio tempo. E voglio che tutto questo mi sia riconosciuto.

    In ultimo vorrei fosse chiaro che per troppi anni abbiamo subito riforme e decreti mortificanti:tagli di fondi, riduzioni del tempo scuola, decurtazioni di stipendio, blocco scatti, circolari su dsa, bes, etc senza un minimo di formazione,obbligo di registri elettronici senza che le scuole fossero fornite di pc e connessione,nessuno stanziamento per l’edilizia e abbiamo continuato a lavorare in ambienti insicuri e malsani (però se succede qualcosa e l’ins si fa male non abbiamo nemmeno più la causa di servizio -gov Monti- anzi dobbiamo ritenerci fortunate se riusciamo a trarre in salvo tutti gli alunni, altrimenti sono guai nostri), aumento del numero degli alunni e smembramento delle classi in caso di assenze fino a 6gg(mi è capitato di avere fino a 40bambini in classe), e l’elenco sarebbe ancora lungo. Come si può pensare che la scuola possa migliorare in queste condizioni? Ci avete scatenato contro l’opinione pubblica, la stessa gente che ci affida i propri figli e con la quale un rapporto di fiducia dovrebbe costituire la base per ogni intervento educativo. Cominciate ad ascoltarci e a renderci giustizia, perchè finora l’atteggiamento « squadrista » non è stato il nostro…

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