Charlie Hebdo. A chi serve questa guerra? di Ascanio Celestini

Siamo tutti attoniti, avviliti. Un futuro preoccupante ci aspetta se non saremo in grado di tenderci la mano in questo periodo cosi duro. Ma bisogna anche tenere ferma la razionalità e cercare di riflettere alla Storia del Novecento che ci ha portati al momento di oggi. Vi proponiamo questa riflessione dell’attore-autore Ascanio Celestini pubblicata sul “Fatto Quotidiano” del 8 gennaio. Ha un legame con il nostro mensile sulla Grande Guerra e potrebbe essere utile ad aprire un dibattito.

I terroristi entrano nel telefono di Jean Louis mentre mangiamo in un Bar del Marais a Parigi. Le notizie ormai ci raggiungono ovunque. Non è indispensabile comprare un giornale di carta o accendere la televisione.

“Hanno ammazzato dodici persone” dice Jean Louis leggendo sullo smartphone. “Giornalisti di un settimanale satirico sono stati ammazzati a colpi di kalashikov” dice “ma sembra che gli assassini siano scappati e non li hanno presi”.

Allora ci facciamo i calcoli sulla strada che faremo per tornare a casa. Jean Louis e Patrick devono prendere il treno per tornare a Liege e a Bruxelles, Paolo va a Belville e io all’aeroporto di Orly. Gli sparatori sono ancora in giro, chi li incontrerà?

All’aeroporto mi sequestrano lo sciampo. Niente di tragico, era una bottiglietta presa in albergo tanto per non buttare nel water un goccio di sapone, ma in un giorno come questo i controlli sono più severi.

I terroristi (si chiamano così) non riusciamo a capirli, sparecchiano la nostra tavola rovesciando tutto in un solo colpo.

Ma chi ha inventato questa guerra che dalle trincee di cento anni fa arriva fino alla porta di casa nostra? Penso alle trincee perché da un anno si parla della prima guerra mondiale. Si pubblicano e ripubblicano libri. Escono film e si fanno trasmissioni televisive sulla grande guerra. In molti ricordano l’attentato di Sarajevo. Gavrilo Princip uccise l’erede al trono austro-ungarico in una giornata che ebbe un andamento grottesco. A scuola ci dicevano che la guerra scoppiò dopo quel fatto, ma era solo una semplificazione. L’Europa si preparava già da dieci anni e tutti i paesi avevano interesse a spararsi addosso. L’Austria cercava un pretesto per mettere le mani sui Balcani e presentò un ultimatum alla Serbia senza aspettare la risposta, la Russia voleva uno sbocco sui mari caldi, la Germania pensava all’egemonia continentale ma anche all’espansione coloniale, l’Inghilterra non voleva un paese egemone nel continente europeo, la Francia non poteva non intervenire davanti ad Austria e Germania che si muovevano, l’Italia temporeggiò per un anno poi prese al volo l’invasione del Belgio per cambiare schieramento e mettersi in trincea contro gli austriaci.

E poi tutti avevano paura del socialismo. La guerra avrebbe fermato la rivoluzione. In Russia successe il contrario: fu la rivoluzione a scoppiare grazie alla guerra, ma queste due anime furono comunque legate l’una all’altra anche in quel caso. Queste cose le sappiamo dopo anni di studi e pubblicazioni, ma cento anni fa i nostri nonni avevano a disposizione una versione completamente diversa.

La storia ci ricorda che gli avvenimenti sono soltanto la punta visibile di un iceberg che si scopre solo col tempo e con lo studio. Dunque: qual’è l’iceberg che sta sotto ad un attentato come questo? Cerchiamo di scoprirlo iniziando col porci un’altra domanda: a chi serve questa guerra?

Ascanio Celestini

Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/01/08/charlie-hebdo-a-chi-serve-questa-guerra/1322583/

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2 Commentaires

  1. Modesto commento all’articolo: « Charlie Hebdo. A chi serve questa guerra »? di Ascanio Celestini
    L’autore dell’articolo, attore abbastanza noto e, nel suo campo, indubbiamente bravo, si sofferma in un paragone (piuttosto bislacco a mio parere modesto ma che mi soffermerò ad argomentare) con la I guerra mondiale per dire che,come i nostri nonni o bisnonni non erano a corrente delle reali motivazioni del conflitto che certo non erano l’attentato di Gavrilo Princip, così noi non siamo a conoscenza delle reali motivazioni di questa guerra le cui colpe saranno addossate ai colpi di Kalashnikov di Parigi. Dice ancora che anche a scuola (sua, evidentemente) gli hanno insegnato che furono gli spari di Sarajevo la causa della guerra. Il paragone è curioso. A scuola mia (Liceo-ginnasio statale A. Genovesi di Napoli, anni scolastici 1964-69) il prof. di Storia e Filosofia ci diceva che i veri motivi erano che il sistema bismarckiano dell’equilibrio tra le nazioni europee era entrato in crisi perchè, non essendoci più un angolino di mondo da conquistare e/o egemonizzare, alle potenze coloniali e imperialiste europee (con gli interessi dei grandi capitali che c’erano dietro) non restava, per acquisire nuovi mercati da sfruttare, che tentare di prendere territori già in possesso della nazione rivale. Poi i russi, sempre per motivi economici, volevano accedere ai mari caldi tramite i balcani, ma alla stessa cosa miravano gli austroungarici; poi ancora c’era il progetto tedesco di prolungare la linea dell’Orient Express, tramite il satellite impero ottomano, sino in Irak e cioè al golfo persico con l’accesso all’oceano indiano, notorio « lago britannico » e l’Inghilterra (e i suoi interessi imperialistici) non lo poteva tollerare; ancora c’erano gli interessi degli industriali dell’acciaio e industrie pesanti che premevano per la guerra intravedendone gli indubbi profitti che per loro ne sarebbero derivati etc. etc. (sono anche perplesso sulla guerra per fermare il socialismo, la paura sarebbe venuta qualche anno dopo, con la rivoluzione russa e avrebbe drammaticamente influenzato gli eventi del ventennio tra le due guerre). Sono stato fortunato ad avere un buon docente? Forse. Ma anche il libro di testo, diffusissimo,il testo di storia per i licei di Giorgio Spini, spiegava queste cose e i testi successivi post-sessantotto lo avrebbero spiegato ancor più diffusamente. Su quali testi ha studiato Ascanio Celestini? Questione secondaria, in fin dei conti, direte voi! E poi resta vero che le masse dei combattenti non sapevano per cosa realmente andavano al massacro! Piccolo particolare:le masse della I guerra mondiale, come i contadini italiani (gli operai restarono nelle fabbriche per la produzione bellica) erano composte o da analfabeti (in Italia ancora il 35% della popolazione) o da gente che sapeva solo « leggere, scrivere e far di conto ». I ceti medi acculturati, presenti soprattutto tra gli ufficiali, avevano come unica fonte di informazione la stampa (peraltro, per lo più di proprietà di coloro che avevano interesse al conflitto). Oggi le fonti di informazione sono molteplici, la platea è più colta (nonostante un notevole « analfabetismo di ritorno »),l’informazione arriva da molteplici fonti, dai quotidiani tradizionali, tra i quali anche voci fuori dal coro come lo stesso « Fatto » o « Il Manifesto »; dalle televisioni, anche con « talk show » non propriamente asserviti (a qualcuno dei quali ha collaborato lo stesso Ascanio Celestini) e soprattutto, e in gran copia, dal mondo del Web dove, con un pò di pazienza, si può giungere addirittura ai siti ispirati dalla parte avversa o addirittura della stessa parte avversa. Quindi è errata anche la seconda e più importante parte del paragone celestiniano. Ma veniamo alla parte ancor più importante dell’assunto dell’articolo di cui sopra: « La storia ci ricorda che gli avvenimenti sono soltanto la punta visibile di un iceberg che si scopre solo col tempo e con lo studio. Dunque: qual’è l’iceberg che sta sotto ad un attentato come questo? Cerchiamo di scoprirlo iniziando col porci un’altra domanda: a chi serve questa guerra »? Qui siamo- nel ragionare così – dinanzi a un grande pericolo!!! Quello eterno del « cui prodest? ». Poichè c’è gente che si avvantaggia dell’attentato è questa che lo ha preparato, in proprio o tramite la manina di servizi segreti o roba simile, il fatto in sé delle vittime assassinate per aver fatto delle vignette sgradite a qualcuno passa in secondo o terzo ordine o infimo ordine, un’inezia in confronto ai misfatti che si stanno per perpetrare!Le destre xenofobe, gli stati etc. non sono dunque solo sciacalli che profittano dell’azione di fanatici assassini ma stanno dietro gli assassini. L’attentato alla libertà di stampa, un principio generale e fondante delle nostre libertà passa in secondo piano. Il fatto che le guerre erano, prima dell’attentato, già in corso senza bisogno di questo ulteriore pretesto, come anche erano già in corso tutti gli altri loschi maneggi da parte di forze oscure (o mica tanto oscure) non ha importanza! Ciò che è accaduto a Parigi contro la libertà di espressione, per costoro,è poco più di un’inezia ed è anche da ipocriti condannare ulteriormente e maggiormente; era già accaduto in Italia nei confronti di Luttazzi, Santoro, Biagi, Freccero e Sabina Guzzanti, come già dicono Freccero stesso e tanti, tanti altri e il fatto che questi personaggi, pur vittime di provvedimenti indegni, abbiano potuto scrivere o esprimersi su altre testate, in teatro o vincere battaglie giudiziarie e tornare al proprio posto e soprattutto non siano state ammazzate non fa nessuna differenza con quanto è successo ai giornalisti di Charlie Hebdo!Ben altro è il problema, i benaltristi si scatenano e tra breve, così ragionando, gli assassinii di Parigi e l’attentato alla libertà di stampa saranno considerati peccatucci veniali!!!

    • Modesto commento all’articolo: « Charlie Hebdo. A chi serve questa guerra »? di Ascanio Celestini
      Ciao Lucio, capisco perfettamente il punto, ma non credo che Celestini volesse arrivare a questo tipo di tesi che tu espliciti. Dal suo testo e’ chiaro un semplice appello nell’avere uno spirito critico davanti agli avvenimenti di una tragedia contemporanea, uno sprono per vigilare per cercare di vedere gli avvenimenti in modo piu’ ampio. Tutto qui. Non cerca di dimostrare che i terroristi sono stati prezzolati da una destra o chicchessia. Se scrivi cosi’, banalizzi il suo testo e rischi di banalizzare anche il tuo pensiero. Cerchiamo di non vedere le cose sempre in bianco e nero. Lo spirito critico e’ l’unica arma di un cittadino che voglia cercare di farsi una propria opinione nel mare di informazioni che ci circonda. Perche’ se e’ vero che oggi abbiamo piu’ mezzi di informazione, non sono sicuro che questo ci aiuti necessariamente ad avere un quadro completo. Sono solo aumentate le voci, che ovviamente e’ un bene, ma la verita’, come la otteniamo la verita’? Celestini ci ricorda semplicemente che l’unico rimedio all’incertezza della verita’ nel presente e’ preservare un atteggiamento critico, e poi forse nel futuro questa verita’ ci verra’ restituita, col lavoro incessante di chi quella verita’ la cerca.

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