L’ultimo Blues di Pino Daniele. E ora piangiamo senza applausi alla morte.

Lo scorso anno si è chiuso con la fulminea scomparsa sul palco di Pino Mango, questo 2015 si apre con la perdita dell’immenso Pino Daniele: il mondo della musica nel dolore più profondo; entrambi cantautori del sud, a nemmeno sessant’anni compiuti.

Abbiamo tutti un blues da piangere” cantava negli anni ’70 il mitico gruppo Perigeo; con Pino Daniele scompare il musicista cantautore più prolisso, che ha dato una svolta alla musica partenopea, i cui albori d’innovazione c’erano già con i gruppi Osanna e Napoli Centrale.

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La città perde uno dei suoi figli più amati, artista in continua ricerca e sperimentazione, contaminando più generi dal jazz al funky e soprattutto il blues, mantenendo ancorate le radici nella tradizione di Napoli la cui storia artistica (dalla canzone al teatro al cinema) rimarrà unica al mondo.

Ma è il suo “meticciato” artistico a confermarne la statura. Comincia a suonare con il gruppo « Batracomiomachia », nel 1975 inizia l’attività di session man, suonando nell’album di Mario Musella, cantante e chitarrista dei mitici Showman (la voce di Un’ora sola ti vorrei). Nel 1976 sarà il bassista dell’ineguagliabile Napoli Centrale, dove incontra James Senese, il sassofonista di colore “figlio della guerra” (si diceva allora), come lo era lo stesso Musella, cui Daniele dedicherà l’album della sua consacrazione Nero a metà,(datato 1980), fra i 100 album più belli di sempre. Ma qualche anno prima aveva cantato in televisione, con una tenerezza incolmabile, brani come Saglie Saglie, Terra mia e Donna Cuncetta in quel varietà innovativo che è stato “No stop” diretto da Enzo Trapani, da cui vennero alla ribalta talenti come Troisi e la Smorfia, Verdone e I gatti di vicolo Miracoli e tantissimi altri. Già, Massimo Troisi che può essere definito una sorta di alter ego di Daniele, inizi popolari comuni e poi una identica fine, problemi di cuore.

Il bellissimo Terra mia è dunque l’album d’esordio (1977) nel quale spicca la più popolare ‘Na tazzulella ‘e cafè, e soprattutto Napule è forse il suo capolavoro assoluto, scritta quando era ancora studente.

Pino Daniele – Napule è

A James Senese si deve la realizzazione dei successivi tre album: Pino Daniele (1979), Nero a metà (1980), Vai mò (1981), nei quali si risente fortemente l’influenza del rock e del jazz ma soprattutto (dicevamo) del blues.

Dei suoi tanti concerti dal vivo in Italia e nel mondo, (da Cuba all’Olympia di Parigi, da New York a Toronto) resterà storico quello del 1981 in Piazza del Plebiscito a Napoli, davanti a duecentomila persone, accompagnato da una formazione tutta partenopea, da Tullio De Piscopo a Joe Amoruso da Rino Zurzolo a Tony Esposito e sempre James Senese. Eravamo in cinquantamila al concerto dello stadio comunale di Torino (1981) per la Festa nazionale dell’Unità, emozioni ed energie indimenticabili per un concerto che non voleva finire mai…

Si fa strada quello che la critica interpreterà come « Neapolitan Power » ossia energia napoletana, una vitalità rinnovata pur nella tradizione campana. Coniugare Elvis e Louis Armstrong, Eric Clapton e Roberto Murolo fino ad amalgamare quel genere che lui stesso definì « tarumbo` ».

Le contaminazioni e le collaborazioni sono per Pino Daniele la vera cifra d’assioma che lo fa spaziare dal 1982 fino a noi, da Pat Methney ad Eric Clapton, da Bob Marley a Georges Benson, dall’italo canadese Gino Vannelli, a Chick Corea, all’italo-britannico Pino Palladino, da Richie Havens a Gato Barbieri, non trascurando mai le collaborazioni con cantanti nostrani da Giorgia alla Pausini, da Baglioni a Battiato; Mina persino interpreterà Quanno chiove. Nel 2002 la tournèe con Francesco De Gregori, Ron e Fiorella Mannoia (serata memorabile al “Viviani” di Potenza).

Il 9 gennaio 2008 si riunisce ai vecchi amici De Piscopo, Senese, Esposito, Amoruso e Zurzolo, in nome di una sorta di rifondazione del « Neapolitan Power ». Ne nascerà un triplo CD con quarantacinque brani, tra vecchi successi riarrangiati, versioni originali e alcuni inediti. L’album è Ricomincio da 30, a suggello dei trent’anni ininterrotti di carriera musicale, ma anche un omaggio a Massimo Troisi che nel 1981 aveva debuttato come cineasta con il film Ricomincio da tre, per cui Daniele aveva composto le musiche.

Per il cinema Pino Daniele ha composto altre colonne sonore: i tre film di Massimo Troisi (Ricomincio da tre, Le vie del Signore sono finite e Pensavo fosse amore… invece era un calesse), e quindi La mazzetta (1978) di Sergio Corbucci, Se lo scopre Gargiulo (1988) di Elio Porta, Amore a prima vista (1999) di Vincenzo Salemme e Opopomoz (2003), il film d’animazione di Enzo D’Alò. Per Mi manda Picone (1983) di Nanni Loy, Daniele ha composto la canzone Assaje, ben interpretata dalla protagonista Lina Sastri. Due brani estratti da un suo concerto alla Mostra d’Oltremare a Napoli nel 1984 aprono e chiudono la pellicola Blues Metropolitano del 1984 (Yes I know my way e Lazzari felici). Je so’ pazzo accompagna il sogno di uno dei Tre fratelli nel film di Francesco Rosi (1981); la stessa canzone viene ripresa in Maradona – La mano de Dios di Marco Risi (2006). Il madrigale Disperata vita è stato invece inserito nella colonna sonora di Fame chimica (2003) dei giovani registi Antonio Bocola e Paolo Vari, presentato quell’anno a Venezia.

Pino Daniele – Quanno chiove…ll’aria sadda cagnà

Poche sere fa l’ultima apparizione in televisione in un concerto dal vivo. Ora non ci resta che piangere, quando cantava premonitore “Io che ho visto la terra bruciare… ho visto morire bambini nati sotto un accento sbagliato”, mentre “… voglio di più di quello che vedi… voglio di più di questi anni amari, sai che non striscerò per farmi valere”, sebbene “Appocundria me scoppia ogne minuto ‘mpietto”.

Grazie Pino, dei tuoi versi, della tua musica infinita!

Armando Lostaglio

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Armando Lostaglio
ARMANDO LOSTAGLIO iscritto all'Ordine dei Giornalisti di Basilicata; fondatore del CineClub Vittorio De Sica - Cinit di Rionero in Vulture nel 1994 con oltre 150 iscritti; promotore di altri cinecircoli Cinit, e di mostre di cinema per scuole, carceri, centri anziani; autore di testi di cinema: Sequenze (La Nuova del Sud, 2006); Schermi Riflessi (EditricErmes, 2011); autore dei docufilm: Albe dentro l'imbrunire (2012); Il genio contro - Guy Debord e il cinema nell'avangardia (2013); La strada meno battura - a cavallo sulla Via Herculia (2014); Il cinema e il Blues (2016); Il cinema e il brigantaggio (2017). Collaboratore di riviste e giornali: La Nuova del Sud, e web Altritaliani (Parigi), Cabiria, Francavillainforma; Tg7 Basilicata.

3 Commentaires

  1. A Pino Daniele.
    A Pino Daniele

    Conosco i fiocchi nel cuore,

    colpiscono gli esili, i corpulenti,

    fiatano piano, né fanno di voce

    alto timbro ma sussurro

    senza poter essere tuono,

    così che il sangue non si sprechi

    nella perdita di colpi del motore.

    Pizzicavi lieve le corde,

    far dei polpastrelli martelletti

    è pur sempre fatica, come non era

    mantice il polmone per il versetto

    di canzone che piano usavi

    nei blues di sangue più red

    della pummarola; sale in gola

    la lingua dei bassi nei quartieri,

    bellezza di popolo che sparla,

    bestemmia, impreca, spera

    un quanto di luce, già domani.

    T’accompagni il coro stonato

    di chi ti amò, scoppio di Vulcano,

    che infiammi la notte di brace

    dal profondo gorgo d’un sincero,

    ultimo canto, per un gran bisogno:

    “ Dio, salvaci!”

    Gabriele De Masi

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