Teatropolis, Gran teatro del mundo di Maffeo

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Nell’ampio e variegato mosaico narrativo allestito nell’arco temporale di quarant’anni e più, Pasquale Maffeo cala l’ennesimo tassello a completamento non definitivo di quel panorama dell’Umana Commedia per rispondere, ancora una volta, all’interrogativo che è compagno di viaggio fin dai suoi esordi narrativi. Verso quale altrove sta marciando l’Umanità?

Dopo la Napoli del sommerso e dell’illegalità in cui si muovono i protagonisti di Nipoti di Pulcinella, la Roma piccolo borghese e imprenditoriale e le atmosfere surreali de L’angelo bizantino e de Il Mercuriale, dopo Calpazio, paesino meridionale di Prete Salvatico, il profondo sud di Lunario dei lazzari e de La luna nel paniere e il mondo del malaffare partenopeo de Il nano di Satana, a chiudere la sfilata in passerella fanno la loro comparsa l’emerito cattedratico Teodoro e l’emerito sellaio Ranuccio, estemporanei personaggi, colto duttile e inventivo, il primo, elementare ruvido e urticante, il secondo, abitanti del paese dei Mamelucchi, una terra della Toscana interna, a mezza via tra Livorno e Siena.

È la storia, che l’A. in un’unica colata di prosa narra, del gesto di liberalità nel momento del congedo dal mondo dei protagonisti, inusitato per i tempi d’oggi, quale contraltare alle malizie ed alle farneticazioni di un’umanità in preda ad accaparramenti, dissolutezze e corsa sfrenata verso l’illusorietà della vita al contrario dei due personaggi.

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Ecco che prende corpo la cronaca di fatti e misfatti, manipolazioni, aggiustamenti pilotati, ogni sorta di diavolerie nella quotidiana messinscena dell’esistenza contraffatta sul palcoscenico del “Gran teatro del mundo”, il bugiardo resoconto nella storia dei manipolatoti, abili incantatori di serpenti, ai danni della immensa folla di ignari incantati, presa dall’ingannevole mistificato e controverso apparire piuttosto che dall’essere, il tutto amplificato dalla mediaticità del folle audience: sotto il cono di luce le pittoresche sfilate del Gay Pride, il dramma divenuto spettacolo dell’isola del Giglio, l’assassinio di Meredith, il folle mondo del calcio con ingaggi miliardari alla faccia di chi non riesce a coniugare il pranzo con la cena e non ultime prebende ruberie tangenti ed ogni sorta di appannaggio stratosferico a personaggi di second’ordine di una casta che ha perso, e da tempo, il senso del reale.

E’ tutto questo Teatropolis, recente fatica letteraria di Pasquale Maffeo, romanzo capolavoro del più autorevole autore vivente di area cattolica, modellato con la personalissima originale ed inconfondibile scrittura, quasi un continuum del precedente Il Mercuriale, fustigatore surreale delle malefatte della modernità, un palinsesto di denuncia feroce contro la contraffazione dell’umana esistenza.

Maffeo autore del suo tempo?

Ne I picari di Maffeo (http://www.altritaliani.net/spip.php?page=article&id_article=1391) ricordavo che chi scrive ricopre un ruolo e attraverso la scrittura interpreta i fatti storici politici religiosi e sociali del suo tempo, mosso da una tensione morale che gli consente di focalizzare le contraddizioni del contesto storico nel quale vive ed opera.

È questa la contemporaneità di Maffeo che in tempi tristi per la letteratura, per dirla con Pascale Casanova, affida il pensiero ai lumi culturali piuttosto che a quelli commerciali.

Raffaele Bussi

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Traduttore, poeta, narratore e drammaturgo, giornalista, critico letterario e d’arte, Pasquale Maffeo è autore di decine di libri. La sua produzione in versi è reperibile in sei raccolte e nell’antologia “Nostra sposa la vita” (2010). E’ autore – tra gli altri – dei volumi di racconti “Dentro il meriggio” (1975) e “La luna nel paniere” (2003) e dei romanzi “L’angelo bizantino” (1978, candidato al Premio Strega), “Prete Salvatico” (1989, Premio Camposampiero), “Nipoti di Pulcinella” (1998), “Il Mercuriale” (2005). Tra le opere di Maffeo figurano le biografie di Salvator Rosa, Giorgio La Pira, Federico Tozzi e saggi su scrittori e poeti italiani, tra i quali “Poeti cristiani del Novecento. Ricognizione & testi” (2006) e “Jacopone da Todi. Un bizzarro monaco poeta” (2014). Ha tradotto e commentato opere di alcuni autori inglesi del ‘700 e dell’800 (Collins, Blake, Keats, Dickens, Brooke, French). Alcuni dei suoi dieci lavori teatrali sono stati rappresentati o radiotrasmessi in Italia e in Svizzera.

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Raffaele Bussi
Raffaele Bussi è nato a Castellammare di Stabia. Giornalista, scrittore e saggista, collabora con importanti quotidiani e periodici nazionali. Ha collaborato a "Nord e Sud", "Ragionamenti", e successivamente a "Meridione. Sud e Nord del Mondo", rivista fondata e diretta da Guido D'Agostino. E' stato direttore editoriale della rivista "Artepresente". Collabora al portale parigino "Altritaliani" e alla rivista "La Civiltà Cattolica". Ha pubblicato "L'Utopia possibile", Vite di Striscio", "Il fotografo e la Città", "Il Signore in bianco", "Santuari", "Le lune del Tirreno", "I picari di Maffeo" (Premio Capri 2013 per la critica letteraria), "All'ombra dell'isola azzurra", romanzo tradotto in lingua russa per i tipi dell'editore Aleteya, "Ulisse e il cappellaio cieco" (2019). Per Marcianum Press ha pubblicato: "Michele T. (2020, Premio Sele d'Oro Mezzoggiorno), "Chaos" (2021), "L'estasi di Chiara" (2022), "Servi e Satrapi" (2023).

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