Henri Cartier-Bresson a Roma. Mostra retrospettiva dal Centre Pompidou di Parigi.

Dopo le varie celebrazioni dell’arte fotografica di Robert Capa, ora è la volta di Henri Cartier-Bresson (1908-2004), uno dei grandi testimoni della storia del XX secolo. Una mostra retrospettiva ampia, oltre 500 le opere, curata da Clément Chéroux, esposta a Roma fino al 25 gennaio 2015, presso il Museo dell’Ara Pacis.


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A volte mi chiedono: ‘Qual è la foto che preferisci tra quelle che hai realizzato?’.
Non saprei, non mi interessa. Mi interessa di più la mia prossima fotografia, o il prossimo luogo che visiterò
.” Henri Cartier-Bresson (Vedere è tutto, Contrasto)

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La grande esposizione, realizzata dal Centre Pompidou di Parigi in collaborazione con la Fondazione Henri Cartier-Bresson, è promossa da Roma Capitale Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e prodotta da Contrasto e Zètema Progetto Cultura ed è presentata a dieci anni esatti dalla morte dell’Autore.

Clément Chéroux è storico della fotografia e curatore presso il Centre Pompidou, Musée national d’art moderne di Parigi.

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Il genio per la composizione, la straordinaria intuizione visiva, la capacità di cogliere al volo i momenti più fugaci come i più insignificanti, fanno di Henri Cartier-Bresson (1908 – 2004) uno dei più grandi fotografi del ventesimo secolo.

Nel corso della sua lunga carriera, percorrendo il mondo e posando lo sguardo sui grandi momenti della storia, è riuscito a unire alla potenza della testimonianza la poesia dell’imago.

Tre periodi scandiscono la sua opera: il primo, dal 1926 al 1935, durante il quale Cartier-Bresson frequenta i Surrealisti, compie i primi passi nella fotografia ed affronta i suoi primi grandi viaggi; il secondo, dal 1936 al 1946, corrisponde al periodo del suo impegno politico, del lavoro per la stampa comunista e dell’esperienza del cinema; il terzo periodo, dal 1947 al 1970, va dalla creazione della cooperativa Magnum Photos – che lo vede sodale del già citato Robert Capa, pure tra i padri fondatori della mitica agenzia, fino alla fine della sua attività di fotografo.

Riduttivo sarebbe dunque individuare nella sola nozione di ‘istante decisivo’, per lungo tempo la chiave principale di lettura delle sue immagini, la sintesi del suo lavoro.

Bruxelles, 1932, stampa ai sali d’argento realizzata nel 1946, collezione della Fondazione Henri Cartier-Bresson, Parigi

Questa retrospettiva ripercorre cronologicamente il suo iter professionale ed esistenziale, con l’intento di mostrare che non c’è stato ‘un solo’ Cartier-Bresson, ma diversi.

La mostra propone, infatti, una nuova lettura dell’immenso corpus delle sue immagini, coprendo l’intera vita professionale del fotografo.

Esposte oltre 500 opere tra fotografie, disegni, dipinti, film e documenti, riunendo le più importanti icone ma anche le immagini meno conosciute del grande maestro: 350 stampe vintage d’epoca, 100 documenti tra cui quotidiani, ritagli di giornali, riviste, libri manoscritti, film, dipinti e disegni.

L’itinerario espositivo offre una doppia visione: traccia la storia dei lavori di Cartier-Bresson, per mostrare l’evoluzione del suo cammino artistico in tutta la sua complessità e varietà, e, al tempo stesso, raccoglie e ‘rappresenta’ la storia del XX secolo attraverso il suo sguardo di fotografo.

Dal Surrealismo alla Guerra Fredda, dalla Guerra Civile Spagnola alla seconda Guerra Mondiale e alla decolonizzazione, Cartier-Bresson è stato uno dei grandi testimoni della nostra storia – e tutte queste esperienze lo assimilano, ancora una volta a Capa – ‘l’occhio del secolo’, come giustamente è stato definito.

Il percorso espositivo è diviso in nove parti. Dopo una Introduzione, le altre sezioni corrispondono alle diverse fasi della vita e del lavoro di Cartier-Bresson:

1- Prime fotografie: gli anni di apprendistato, i rapporti con gli americani a Parigi, le influenze fotografiche, il viaggio in Africa.

2- Viaggi fotografici: il Surrealismo, il ‘caso oggettivo’, le peregrinazioni fotografiche in Spagna, Italia, Germania, Polonia e Messico.

3- L’impegno politico: New York con Paul Strand e il Nykino group, Parigi con Jean Renoir e l’Associazione degli artisti e scrittori rivoluzionari (AEAR), la stampa comunista con Robert Capa e Louis Aragon.

Harlem 1947

4- Le guerre: il film sulla Guerra civile spagnola, l’attività durante la Seconda guerra mondiale (fotografo dell’esercito, prigioniero, fuggiasco, combattente della Resistenza) per documentare il ritorno dei prigionieri.

5- Il reporter: La fondazione dell’Agenzia Magnum Photos, i reportage in Cina e in India, i funerali di Gandhi.

6- Il reporter professionista: Il primo fotogiornalista a entrare in URSS dopo la morte di Stalin. E poi Cuba, “L’Uomo e la Macchina” e la serie Vive la France.

7- La fotografia dopo la fotografia: La fine dei reportages e una fotografia più contemplativa. Ricompare il disegno.

8- Ricognizione: il tempo della ricognizione, la riconsiderazione degli archivi (dai documenti al lavoro), mostre retrospettive e libri. La cosiddetta iconizzazione di Henri Cartier-Bresson.

Behind Saint-Lazare Station, Paris, 1932. © Henri Cartier-Bresson/Magnum Photos-Courtesy Fondation HCB

La mostra è accompagnata da un ampio ed esaustivo catalogo (pubblicato da Contrasto) con saggi di studiosi, esperti e testi inediti di Cartier-Bresson.

Maria Cristina Nascosi Sandri

INFO MOSTRA:

Henri Cartier-Bresson
Museo dell’Ara Pacis, Lungotevere in Augusta, Roma
Dal 26 Settembre 2014 al 25 Gennaio 2015,
dal martedì alla domenica ore 09.00 – 19.00,
il venerdì e il sabato la mostra è aperta fino alle 22.00.

Mostra e attività correlate:

www.arapacis.it

www.museiincomuneroma.it

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Maria Cristina Nascosi Sandri
Di Ferrara, giornalista pubblicista, critico letterario, cinematografico ed artistico. Collabora da parecchi anni con quotidiani nazionali, periodici specialistici e non, su carta e on line, anche esteri come Altritaliani. Dopo la laurea in Lettere Moderne, conseguita presso l’Università degli Studi di Ferrara, si è dedicata per un po’ alla scuola dove ha svolto attività anche come traduttrice, oltreché docente. Da anni si dedica con passione allo studio, alla ricerca ed alla conservazione della lingua, della cultura e della civiltà dialettale di Ferrara, mantenendo lo stesso interesse per quelle italiana, latina ed inglese, già approfondito dai tempi dell’università, insieme con quello per l’arte, il teatro ed il cinema. Al suo attivo centinaia di articoli e recensioni, e qualche decina di libri sulle discipline di cui sopra, tra cui un'intera collana multilingue sulla propria lingua materna.

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