Arriva in Francia Anime nere (Les Ames noires), un film di Francesco Munzi

Esce oggi sugli schermi francesi il bellissimo film ANIME NERE di Francesco Munzi (Distribuzione Bellissima Films) presentato in concorso all’ultima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia (2014). Un film avvincente. Duro e profondo. Da non perdere. Armando Lostaglio e Catello Masullo, entrambi critici di cinema e collaboratori di Altritaliani, l’hanno visto appunto a Venezia. Vi proponiamo le loro due interpretazioni diverse a confronto. Vedi anche il trailer del film.

Soggetto:

Luciano, Rocco e Luigi sono tre fratelli calabresi. Luciano, il maggiore dei tre, vive in Calabria, ad Africo, nel suo mondo atavico ed immutabile. Luigi, il minore, è un trafficante internazionale di droga. Rocco, che vive stabilmente a Milano, ricicla in attività imprenditoriali legali i soldi sporchi di Luigi. I tre fratelli si ritroveranno nel paese natio per affrontare una vecchia faida che cova sotto la cenere…

Cast: Marco Leonardi (Luigi), Peppino Mazzotta (Rocco), Fabrizio Ferracane (Luciano), Barbora Bobulova (Valeria)

Dramma – Italia/Francia – 2014- Durata 103′

La Calabria così vicina ma così lontana.

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La Calabria è una regione contigua alla Basilicata, la mia terra, ma così lontana da noi. Non ci appartiene se non per quelle tracce di accento nelle aree ai piedi del Pollino.

Nulla ci accomuna con quella Calabria: è tale il sentimento che ci pervade alla visione del bellissimo film ANIME NERE di Francesco Munzi, presentato in concorso alla 71 Mostra di Venezia. La vicenda “noir” ci coinvolge emotivamente eppure è lontana anni luce (antropologicamente) se vista da un osservatorio lucano, così contiguo geograficamente.

Siamo lontani nel linguaggio sonoro e in una violenza di faide antiche, eterne forse, cui il racconto di Munzi cerca di mettere fine. Una lingua da dover sottolineare e sottotitolare (come si fa per i film stranieri) per la sua asprezza, come lo è l’Aspromonte così chiuso e relegato all’arcaico inferno che riproduce, in un cocente contrasto rispetto al paradiso terrestre della costa dal mare cristallino. Così vicina e così lontana da noi.

Le faide infinite non sono concluse, le lobbyes del crimine organizzato (della coca internazionale) sono lì, in un terminale angoscioso che si riproduce nella violenza e nella morte. Persino la scuola (riuscita metafora, almeno così ci appare) abbandonata come edificio, diventa il non-luogo di un degrado da bandiera ammainata: è lì che il giovane rampollo della ndrina cerca di commettere l’ennesimo omicidio di faida; una pedagogia che alimenta crimine e non cultura, involuzione. La stessa involuzione che paradossalmente deve chiudere il finale da tragedia greca, con le armi rivolte contro la sua stessa famiglia. Per porre fine ad una assurda e infinita guerra, prima interiore e poi di famiglie.

Anche la Basilicata, certo, è stata percossa da fatti di sangue, spesso spontanei ma non “organizzati” in una impietosa guerra di bande. Il crimine non ha mai avuto matrici di controllo di intere comunità, di faide e accumulo di patrimoni infiniti. In quella regione prende corpo da decenni, (è secolare in Sicilia e in Campania), con una propria visione antropologica del male, primitiva ed amorale.

Armando Lostaglio

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ANIME NERE, RECENSIONE DI CATELLO MASULLO

PREMIO FRANCESCO PASINETTI, PREMIO FONDAZIONE MIMMO ROTELLA (LUIGI MUSINI) E PREMIO SCHERMI DI QUALITÀ-CARLO MAZZACURATI ALLA 71. MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2014).

Un film liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Gioacchino Criaco (Rubettino Editore).

Sembrava che in Italia i film di “mala” li sapesse fare solo Michele Placido. Ed invece li sa fare anche Francesco Munzi. E come. Questo suo “Anime Nere”, non solo non ha nulla da invidiare ai film di Placido, ma nemmeno a quelli di Scorsese ad ai classici “polar” francesi.

Il film è infatti impeccabile. Nella atmosfere, nelle ambientazioni, nelle eccellenti interpretazioni. Tutte al massimo della verosimiglianza. Avvincente. Duro e profondo. Ma va anche oltre il classico film sui gangster. C’è introspezione. Approfondimento dei caratteri. Analisi etnografica. Attenzione maniacale ad evitare tutti i cliché del genere. Ed uno sguardo originale. Quello della profonda tragicità. Proprio della tragedia greca. Che hanno solo i grandi. Come l’inarrivabile Sidney Lumet di “Before the Devil Knows You’re Death”. Il film è dedicato a Fabrizio Ruggirello, uno dei co-sceneggiatori del film, di recente scomparso. Da non perdere.

Curiosità 1 : una delle scene madri è ambientata in una scuola elementare abbandonata. Una splendida lettura metaforica ne è stata fatta in conferenze stampa di presentazione al Lido dal sempre lucidissimo Armando Lostaglio : “da una scuola abbandonata ed alla deriva, non ne possono che uscire dei mafiosi!”. Complimenti!

Curiosità 2 : Proprio perché, sin dai primi fotogrammi, il film appare come curatissimo in tutti i dettagli, quando ho visto che il capomafia della famiglia, Luigi, viaggiava su una Audi di grossa cilindrata, ho immediatamente pensato che era una macchina a forte blindatura, di quelle che nessuna autovettura italiana può sopportare (infatti ne aveva una Berlusconi quando era presidente del consiglio e ne fu criticato in quanto aveva scelto una vettura non nazionale). Ed invece poi si scopre , nelle successive fasi del film, che blindata non lo era affatto. Ho chiesto a Munzi come mai. La risposta è stata, almeno in parte, convincente. L’intento dei film era di mettere in luce gli aspetti di “normalità”, di gente comune, che anche gli ‘ndranghetisti possiedono.

Curiosità 3 : ad un certo punto il fratello maggiore della famiglia raccoglie della cenere ai piedi della statua di un santo. Le porta a casa. Le mette in un bicchiere con un po’ d’acqua e le beve. Si tratta della citazione di una usanza arcaica di quelle zone dell’Aspromonte e di Africo in particolare. Si crede che la assunzione di ceneri raccolte nei pressi di una immagine sacra possa avere poteri guaritivi. Però ci aggiunge un medicinale moderno. A simboleggiare la commistione tra arcaicità e modernità che contraddistingue le ‘ndrine dei nostri giorni.

FRASI DAL CINEMA :

 “Mi fate capire qualcosa? È un problema parlare italiano?

 Da loro l’italiano non è ancora arrivato!”. (Barbora Bobulova e Peppino Mazzotta).

***

 “Il prefetto dice che il funerale lo vuole fare nella cappella del cimitero. Per motivi di sicurezza.

 Affanculo i motivi di sicurezza! Il funerale lo facciamo nella chiesa. Davanti a tutti. E li contiamo ad uno ad uno. chi c’è e chi non c’è!”. (Collaboratrice e Peppino Mazzotta).

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Trailer del film con sottotitoli in francese:

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Armando Lostaglio
ARMANDO LOSTAGLIO iscritto all'Ordine dei Giornalisti di Basilicata; fondatore del CineClub Vittorio De Sica - Cinit di Rionero in Vulture nel 1994 con oltre 150 iscritti; promotore di altri cinecircoli Cinit, e di mostre di cinema per scuole, carceri, centri anziani; autore di testi di cinema: Sequenze (La Nuova del Sud, 2006); Schermi Riflessi (EditricErmes, 2011); autore dei docufilm: Albe dentro l'imbrunire (2012); Il genio contro - Guy Debord e il cinema nell'avangardia (2013); La strada meno battura - a cavallo sulla Via Herculia (2014); Il cinema e il Blues (2016); Il cinema e il brigantaggio (2017). Collaboratore di riviste e giornali: La Nuova del Sud, e web Altritaliani (Parigi), Cabiria, Francavillainforma; Tg7 Basilicata.

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