Fiuggi Family Festival 2014: la famiglia allo specchio del cinema.

Al settimo Festival del cinema dedicato alla famiglia di Fiuggi, vince il cinema svedese con un’opera di Kjell-Ake Anderson. Un festival non solo di cinema ma che vuole fare il punto sulla famiglia, istituzione base di ogni società in ogni luogo. Sette film in concorso ed un premio postumo a De Sica consegnato alla primogenita Emi.

Il Fiuggi Family Festival, giunto alla sua settima edizione, quest’anno ha come slogan “regalami un sorriso”.

Un folto calendario di film ed eventi si sono succeduti dal 19 al 26 luglio nello storico teatro comunale dell’incantevole centro della cittadina ciociara: le masterclass tenute da sceneggiatori come Andrea Valagussa, Paolo Buonvino, autore di celebri colonne sonore (L’ultimo bacio, Ricordati di me, Caos calmo) che ha spiegato come immagini e musica si mescolano col medesimo fine di produrre emozioni; ed ancora Gennaro Nunziante che ha raccontato il suo percorso nel mondo del cinema dagli esordi come attore a regista e sceneggiatore.

Interessanti anche gli spettacoli come il musical Mary Poppins e Mr. Backs, interpretato e cantato dalla compagnia teatrale del Consiglio dei Giovani di Fiuggi, scritto e diretto da Giorgio Astrei appositamente per il festival. Lo show di Alberto Pagnotta attore e doppiatore che grazie alla sua versatilità vocale ha fatto rivivere i dialoghi più memorabili di film e cartoni animati dai Simpson ai classici Disney, dai Griffin a Jim Carrey, passando da Forrest Gump, Eddie Murphy, il signore degli anelli e mamma ho perso l’aereo. Molto piacevole è stato anche il concerto di Attilio Fontana cantautore, cantante e attore romano che ha intrattenuto il pubblico con la sua band, insieme a lui sul palco l’attore Emiliano Reggente.

chiarafff_home_014d.jpg

Due giurie per il Fiuggi Family Festival una di giornalisti accreditati dalle testate nazionali e stampa estera e una dei giovani che prima di affrontare il viaggio fra le cinematografie nazionali di differenti Paesi, attraverso i sette film in concorso, si sono preparati con un approccio interdisciplinare che comprende la psicologia cognitiva, i media studies e le tecniche di sceneggiatura organizzato dal MED (Associazione italiana per l’educazione ai media e alla comunicazione).

Anteprima nazionale per il film polacco Life feels good di Macei Pieprzyca (107’), fuori concorso (sul tema della incompresa disabilità) come lo è stato anche Terraferma di Matteo Garrone.

Molto apprezzato per l’attualità il documentario Jerusalem, dream and reality diretto dalla giovane Lia G. Bertrami, sulla possibile convivenza e dialogo di pace fra israeliani e palestinesi, nello sguardo di donne impegnate a costruire un nuovo cammino comune nel segno della civile condivisione in quella terra martoriata anche in questi giorni.

Non ultimo, l’omaggio europeo a Vittorio De Sica nell’ambito di un Progetto Culturale dell’Unione Europea in occasione del quarantennale della scomparsa del grande regista e attore ciociaro. A ritirarlo la figlia primogenita Emi.

Emi De Sica ripercorre nel Festival la carriera del padre ricordandone aneddoti e momenti familiari tra cui la passione per il dialetto ciociaro. In conclusione anche la proiezione di Pane, amore e fantasia che vede Vittorio De Sica nei panni del maresciallo dei Carabinieri Carotenuto accanto alla Bersagliera Gina Lollobrigida.

Questi i sette film in concorso al FAMILY FILM FESTIVAL di FIUGGI
chiaratelechargement.jpg

Nobody owns me (Svezia, 110’, 2013). Il film di Kjell-Ake Anderson è il vincitore della VII edizione del Fiuggi Family Festival, che ha convinto la giuria della stampa accreditata. Ispirato al romanzo omonimo di Åsa Linderborg e ambientato negli anni settanta è la storia di Lisa figlia di un padre proletario e una madre borghese che abbandonerà la sua famiglia per andare con un altro uomo. Lisa crescerà al fianco del padre con cui sogna di navigare un giorno fino a Cuba e verso un mondo migliore senza classi. Ma deluso dal lavoro e da una donna che ancora una volta non è riuscito a trattenere, Hasse comincia a bere, perdendo la sua immagine di uomo invincibile agli occhi e nel cuore di Lisa. La vendita della barca, che rappresenta il sogno e la possibilità del riscatto, allontanerà padre e figlia che si rifugerà nella sicurezza borghese della famiglia materna che le darà la possibilità di studiare e laurearsi. Il regista, che ha tenuto un incontro alla fine del film, ha risposto alle domande dei ragazzi e dei critici. Chiedendogli quali fossero i suoi autori di riferimento pensando a Bergman, ci ha spiegato che sono Pasolini, Fellini, De Sica.

Ombline, di Stephan Cazes (Francia, 95’, 2013); un film drammatico sulla vita della ventenne Ombline, condannata a tre anni di prigione per una violenta aggressione. Scopre in carcere di essere incinta. Sullo stile dei fretelli Dardenne, Cazes racconta una storia di grande coraggio. Un cinema verità che accompagna dentro la drammatica e buia esistenza nel carcere femminile, nel quale è facile farsi corrompere e perdere le speranze. La metafora dell’Arca di Noè rappresenta un divenire più roseo, la vita oltre le sbarre. La protagonista, Melanie Therry, dà prova di perfezione in linea con il personaggio.

Me, We di Marco Zuin (Italia, 60’, 2013); il film documentario racconta il passo avanti compiuto nel complicato percorso del Snt.Martin, una organizzazione attiva sugli altipiani a nord del Kenya, che si batte per far concepire la disabilità, non come una debolezza o una maledizione, ma come risorsa preziosa per l’intera comunità. Mediante le storie di alcuni indigeni aiutati dalla St.. Martin, il documentario fornisce prova di grande coraggio stilistico, invogliando lo spettatore ad aderire a quella organizzazione.

Barfi di Anurag Basu (India, 151’, 2012). E’ la storia di Barfi un ragazzo sordomuto che con la sua personalità estrosa riesce a movimentare la vita della sua città del Bengala Occidentale, Darjeeling. Anche se il protagonista è un sordomuto il film non è incentrato sulla disabilità anzi sottolinea la sua capacità ad affrontare le sfide di ogni giorno con determinazione e sempre con il sorriso.

Zoran, il mio nipote scemo, di Matteo Oleotto (Italia Slovenia, 103’, 2013); già presentato alla Mostra di Venezia lo scorso settembre, il protagonista Giuseppe Battiston fornisce una prova di dolente cinismo, che mette in difficoltà il prossimo. Gli arriva in “eredità” un nipote da una lontana zia slovena, Zoran (interpretato da uno straordinario Roc Prasnikar)

Ismael di Marcello Pineiro (Spagna, 110’, 2010). Ismael è un bambino di dieci anni abbandonato dal padre e come in un giallo unico indizio, una lettera con un semplice indirizzo, pervenuta alla mamma, Olika, di origine africana. Il bambino fugge alla ricerca del padre e si imbatte nella nonna Nora, che lo condurrà dal padre. Quest’ultimo è scappato non solo dalla responsabilità della paternità ma anche dalle problematiche della clandestinità. L’incontro riporta i due ad una nuova analisi dei rapporti interfamiliari (la madre di colore e un padre borghese con nonna rigidamente opposta alla loro unione). Il bambino ritorna dal patrigno e stavolta sarà il padre naturale a rincorrerlo. L’aspetto interessante è che il padre naturale di Ismael è scappato

Locke di Steven Knight (Gran Bretagna, 85’, 2013). Il protagonista, Locke è un costruttore edile, preciso e impeccabile e una famiglia che ama. Ma a causa di uno sbaglio perde tutto. Bethan, una donna con la quale ha avuto una relazione di una notte, gli comunica di essere incinta. E così Locke, cresciuto senza un padre, prende la sua decisione. Guida nella notte per raggiungere l’ospedale ed assistere alla nascita di un figlio che non aveva previsto ma che decide di non abbandonare a costo della perdita della famiglia e del lavoro. Durante il viaggio in auto coordina tutte le dinamiche aziendali e familiari, mediante continue telefonate. E sempre dall’auto, segue istante per istante il difficile parto come fosse in una sala di travaglio, a distanza. Locke rappresenta il coraggio di assumersi le proprie responsabilità pur di rinunciare alla sua vita.

La nostra Chiara Lostaglio insieme al regista polacco Maciej Pieprzyca, del film

Truffaut diceva che «di tutti i festival, quello di Giffoni è il più necessario» perché educa i ragazzi al cinema d’autore, e sulla stessa linea è il Fiuggi Family Festival. Il medesimo pensiero è stato espresso da Emi de Sica primogenita di Vittorio, ospite d’eccezione al Fiuggi Movie Cafè dove ha ricevuto un Premio conferito dal Comune in qualità di membro ordinario dell’itinerario culturale europeo E. H. T. T. A. (European Historic Thermal Towns Association nonché co-organizzatore del Sources of Culture. Ottima l’organizzazione del Festival, con una attiva competenza da parte dell’Ufficio Stampa.

Chiara Lostaglio

Il sito del Festival:

http://fiuggifamilyfestival.org

Article précédentO riforme o voto!
Article suivantCastellammare di Stabia: L’armonia perduta del tempo.
Chiara Lostaglio
Attrice e critica cinematografica e teatrale, è laureata in Scienze della Comunicazione e diplomata in recitazione cinematografica presso la Vision Academy e Studio Cinema Film & Theatre Institute di Roma. Ha lavorato in diverse produzioni cinematografiche, televisive e teatrali. Scrive di cinema e teatro su diversi magazine on line. Ha insegnato Storia e critica del Cinema presso l'Unilabor. Fa parte del direttivo del Cineclub Vittorio De Sica- Cinit che organizza mostre cinematografiche, lezioni e laboratori di cinema nelle scuole e nelle carceri. Ha presentato film e si è occupata delle relazioni esterne in diversi eventi e festival di cinema, ultimo il Foggia Film Festival. Attualmente insegna Cinema nei licei.

LAISSER UN COMMENTAIRE

S'il vous plaît entrez votre commentaire!
S'il vous plaît entrez votre nom ici

La modération des commentaires est activée. Votre commentaire peut prendre un certain temps avant d’apparaître.