Elezioni Europee 2014. Ma gli italiani hanno capito che si vota per l’Europa?

A pochi giorni del voto si ha la sensazione che molti italiani votino pensando all’Italia e non al reale oggetto delle elezioni. E’ un problema di miopia accresciuta dall’irresponsabile comportamento della politica che continua a cercare il consenso elettorale per il solo uso interno, senza capire che gli elettori sono chiamati a decidere su qualcosa di ben più importante, L’Europa.

Complice le televisioni ed in particolare il servizio pubblico, che continuano ad inseguire gli ascolti e a non fare informazione, di queste elezioni europee si è parlato ben poco continuando, in modo speculativo, a parlare solo e sempre delle vicende italiane, fuorviando cosi gli elettori che stando ai sondaggi in buona parte o non voteranno o voteranno in modo inutile, per esempio andando a disperdere il voto con gruppi come quello grillino che tecnicamente sono nell’incapacità d’incidere in quel parlamento. Un voto ai grillini non ha nemmeno il valore di testimonianza ideale o ideologica, data l’assenza in quel partito (liquido) anche di un modello coerente di società da costruire.
Il centrista Jean-Claude Juncker

Occorre capire che le imminenti elezioni del 25 maggio sono importantissime, ma restano elezioni europee. Sembra un dettaglio da poco, ma in realtà è un dettaglio essenziale. Gli elettori che voteranno, non devono scegliere la validità o meno delle politiche di riforme del governo Renzi e nemmeno se Grillo ha ragione a protestare, si deve votare per scegliere il Presidente di commissione che vogliamo (sono essenzialmente tre i possibili vincitori: il centrista Juncker, il socialista Schulz e il liberale Verhofstadt) e sul parlamento che dovrà guidare e decidere (finalmente con maggiori poteri) per il futuro di noi tutti (500.000.000 di europei).

Viceversa di tutto questo, irresponsabilmente, la politica italiana non parla e pertanto, si continuano a sentire discorsi senza testa e ne coda. Grillo sostiene che se vince le elezioni chiederà le dimissioni di Napolitano e del governo, addirittura che Renzi sarà vittima della “lupara bianca”. Ascoltare Grillo (ora anche a “Porta a Porta”) è come assistere in un’osteria al delirio di un ubriaco abbandonato dalla moglie.

Parole in liberta senza nesso, cifre sparate a caso o addirittura inventate sul momento, parole in libertà o che forse hanno un nesso solo nei vaneggiamenti di quella mente obnubilata dal vino. Cosa c’entra il Presidente della Repubblica o il governo con l’elezione del parlamento europeo? Non sarebbe meglio parlare di proposte su come trasformare l’Europa, garantire politiche economiche più eque e condivise? Non sarebbe meglio proporre riforme per dare maggiori poteri al parlamento europeo e per ridurre gli eccessi di sovranità nazionali a vantaggio di una maggiore sovranità europea? Non sarebbe meglio fare proposte perché la BCE sia davvero una banca centrale capace d’interventi come la Federal Reserve americana? Ed altro ancora, tipo economizzare sulle Forze armate andando ad un esercito comune europeo? Come armonizzare gli interventi europei per favorire quei paesi (fra cui l’Italia) che sono oggi in sofferenza, contrastando la rigidità tedesca della Merkel?

Si dà l’illusione agli italiani che si voti per l’Italia, mentre in realtà si vota per una cosa che nell’immediato futuro è ben più importante, ovvero l’Europa.
Il liberale Guy Verhofstadt

A questo giochino (promosso dall’urlatore genovese) sono cascati un po’ tutti incluso il PD, che continua a ricordare come tra pochi giorni molte famiglie avranno e per sempre €. 80,00 (lodevole iniziativa per riavviare l’economia italiana), ma cosa c’entra con l’Europa? Ben farebbe il PD che ha un programma concreto ed attuabile per le elezioni a concentrarsi su quelle proposte, senza incrementare la confusione nelle menti degli italiani.

Gli italiani, a loro volta, dovrebbero, per una volta, fare lo sforzo di essere lucidi ed efficaci. I grillini dicono che contano di avere almeno 25 seggi. Non hanno un gruppo europeo a cui collegarsi, e i loro 25 seggi su un complessivo di 751 (tanti sono i parlamentari europei incluso il presidente) sono nulla e quindi quando parlano di ridiscutere il fiscal compact, di uscire dall’euro, di fare un referendum sull’Europa, e compagnia cantando, mentono, sapendo di mentire. In realtà non potranno fare niente se non farsi riconoscere per qualche caciare come faceva all’epoca Borghezio per la Lega Nord, altro partito inutile e dannoso per il futuro europeo, anche se, ad onore del vero, la Lega un gruppo con Le Pen ed altri partitini potrà formarlo.

Gli italiani devono sforzarsi di dare una risposta che sia giusta e credibile. Della nostra protesta interna e delle follie della nostra politica e dei soliloqui mediatici dei nostri talk show politici, in sede europea non frega a nessuno. E quindi votare contro, mostrarsi ostili a tutto e tutti, servirà solo al folclore e a favorire chi come la Merkel ha imposto una politica solo di rigore e senza crescita, ma, in ogni caso, non avrà alcuna incidenza sugli sviluppi politici del continente. Viceversa concentrarsi sui tre modelli in lizza (centrista e conservatore, liberale e socialista/riformista) puo’ fare la differenza, ed essere il segnale che il nostro paese è finalmente sulla strada della responsabilità e della modernità.
Il socialista Martin Schulz

Il vero confronto è essenzialmente, tra tre visioni dell’Europa. Da una parte la visione di Junker che punta al prosieguo delle attuali politiche europee, fatte di rigore con il tentativo di costruire un’Europa dai solidi valori etici, armonizzando e smussando i differenti interessi nazionali, per favorire uno sviluppo di un’economia comune. I liberali di Verhofstadt che puntano ad un Europa federale, che dia impulso all’economie e alle imprese, che accentui in un piano più regolamentato il libero mercato. A questi si oppone il PSE con Schulz che vuole un superamento degli egoismi nazionali, un accentuato potere del parlamento europeo per una democrazia capace di superare i veti e gli egoismi individuali. Non è un caso che il PD si concenti nell’idea degli Stati Uniti d’Europa, con una responsabilizzazione di tutti a partire dalla gestione delle frontiere e dal tema dell’immigrazione, che essendo il tema della globalizzazione va affrontato dall’Europa nel suo insieme.

Al formarsi degli Stati Uniti d’America, i vari stati capirono l’importanza di essere insieme e che unendosi potevano creare un paese più grande e potente, la lunga e complessa storia europea richiede tempi più dilatati, un percorso più faticato e a volte contraddittorio, ma il traguardo resta quello. Ed è quello un po’ per tutti, diverse semmai sono le visioni su come arrivarci.

Questa, al di là delle balle elettoralistiche, è la sostanza. E del resto non è vero che si rischia la dissoluzione dell’Europa. Anche se gli antieuropeisti trionfassero in queste elezioni, la realtà, confermata da attenti studi statistici, è che, numeri alla mano, tecnicamente non raggiungerebbero più del 20 o 30% dei seggi in parlamento e quindi non potrebbero che essere solo una corposa minoranza (in numerosi paesi non esiste traccia di antieuropeisti).

La crisi europea, la crisi economica, chiedono scelte urgenti e radicali. S’impongono misure che vadano al superamento delle attuali laceranti diseguaglianze sociali. Occorrono interventi che avvicinino gli europei nelle loro differenze, tra nord e sud del continente. I famosi eurobonds furono proposti per primi dai socialisti (oggi Grillo ne parla un po’ a caso), sono uno strumento utile per riaccorciare gli squilibri economici dettati dai diversi debiti pubblici. Bisogna costruire un senso di appartenenza alla cultura e al modello europeo. E’ essenziale ed in tal senso molto va fatto anche per creare scuole e università comuni con didattiche comuni e un racconto dell’Europa come la casa comune di tutti noi. La sfida europea è una sfida che si innesca su un mondo nuovo, ricco d’incognite e anche di pericoli, specie verso le giovani e ormai meno giovani generazioni. Costruendo sempre nuove forme di cooperazione e di collaborazione industriali e in generale imprenditoriali.

Gli elettori hanno diverse possibilità di concorrere a questo processo che fortunatamente non è più reversibile. Chi dice il contrario è irresponsabile o ignorante o entrambe le cose. Chi oggi abbaia alla luna non ha nessun interesse per l’Europa e in realtà non ha neanche nessuna proposta per la stessa Italia.

Gli italiani, per una volta, lo abbiamo detto, dovrebbero essere lucidi e dopo aver contribuito per venti anni allo stallo del paese votando l’ex cavaliere Berlusconi, dovrebbero limitarsi a rispondere alla domanda: « Che tipo d’Europa volete?” La risposta è votare e in massa, per i candidati alla presidenza, per i programmi e i candidati al parlamento. Agli italiani non è chiesto di decidere il futuro di Grillo o di Renzi o di Napolitano, ma il futuro della cosa più preziosa che abbiamo, l’Europa. Perché questa resti nella pace conquistata e che fu alla base della sua stessa istituzione, perché sia sempre più sovrana, perché sia un esempio di libertà e cultura per tutto il mondo.

Nicola Guarino

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Nicola Guarino
Nicola Guarino, nato ad Avellino nel 1958, ma sin dall’infanzia ha vissuto a Napoli. Giornalista, già collaboratore de L'Unità e della rivista Nord/Sud, avvocato, direttore di festival cinematografici ed esperto di linguaggio cinematografico. Oggi insegna alla Sorbona presso la facoltà di lingua e letteratura, fa parte del dipartimento di filologia romanza presso l'Università di Parigi 12 a Créteil. Attualmente vive a Parigi. E’ socio fondatore di Altritaliani.

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