Giovanni XXIII: Il Santo buono.

Ma no…tutti i santi sono buoni, senno’ che santi sono?

Lo è anche Giovanni Paolo II, ora santo, detto “l’eroico”, per la sua abitudine furente di lanciarsi contro il male – sia esso la mafia o la dittatura, come quella del “socialismo reale” – e per quel suo aggrapparsi, anche nel dolore della sua vecchiezza alla croce, incarnando fisicamente la cristologica immagine della sofferenza e della salvezza. Ma il santo “buono” di cui parliamo è per eccellenza, Papa Roncalli, morto esattamente cinquanta anni fa. Lui, per tutti, era il Papa buono. Francamente io non so se abbia fatto davvero dei miracoli…ma forse si…. qualcuno. Come quello di arrivare a S. Pietro, per uscirvi subito, per andare incontro alle parrocchie e ai fedeli.

Una cosa che, da Porta Pia in poi, non era mai successa, e figurarsi se fosse stato possibile con l’aritocratico Pio XII, il suo predecessore. Ma Giovanni, ebbe da subito l’intuizione, la visione, di una chiesa che doveva adeguarsi ai tempi. Erano gli anni sessanta, il mondo cambiava con Kennedy e Kruscev che sognavano un pianeta senza bombe atomiche e pacificato, mentre i Beatles e i Rolling Stones nascevano, mentre in Italia con il “boom” tutti facevano progetti. La sua fu una chiesa che si apriva all’umanità.

Papa Francesco

Una chiesa che andasse incontro ai fedeli, che fosse ecumenica, capace di parlare a tutta la cristianità e che si preparasse, alla pari, ad un dialogo interreligioso, come avvenne nel suo Concilio II che, diversamente dal primo, non fu un atto politico per rafforzare il potere temporale (di Pio IX) alla vigilia della presa di Roma da parte dei Savoia, ma un atto religioso volto a rinnovare lo spirito della cristianità, a domandarsi della religiosità anche a costo di creare dei dubbi su alcuni dogmi, un concilio intento a parlare ad un mondo che cambiava. E’ in questa prospettiva che puo’ capirsi la sua disposizione di dare messa in italiano e non più in latino. Il vangelo doveva essere comprensibile a tutti e chi andava in chiesa doveva aprirsi al dialogo con esso.

GIovanni XXIII fu un pastore, un uomo che portava la semplicità e la severità della campagna bergamasca negli oscuri corridoi vaticani. Ma dovette anche prestarsi alla politica, come quando fu inviato, dal suo predecessore, come vescovo a Parigi, dove un furente De Gaulle, faticava a ricostruire il delicato rapporto tra i francesi e la chiesa, dopo gli ambigui anni della collaborazione con i nazisti di cui la chiesa locale, in molti casi, per voglia o per necessità, fu complice.

Agli occhi del presidente francese quel vescovo rappresento’ la garanzia dell’avvenuta rottura con il passato.

Pur nel rispetto della tradizione, da Papa, Giovanni XXIII, sarà effettivamente il segno di una rottura con il passato. Con i tanti Pii che si erano susseguiti, con qualche eccezione, a testimonianza di un rapporto Stato e Chiesa che aveva lasciato, malgrado i patti lateranensi, molte ruggini.

Dopo di lui la chiesa non sarà più la stessa. Pur nelle alterne vicende vaticane, quel Concilio II resterà una stella polare per i suoi successori, e il suo stile informale, umano, ricco di autenticità, lascerà l’impronta. In fondo proprio l’attuale Papa, Francesco, sembra ricordarlo e alla canonizzazione dei due papi, ad alcuni vaticanisti è parso che Bergoglio non riuscisse a nascondere una sua predilizione per il Giovanni senza Paolo.

Erano gli anni ’60 e ad un mondo che si apriva ai consumi e che confondeva ricchezza con benessere, lui rispondeva visitando i poveri, gli ammalati, i piccoli ammalati che nei giorni delle vacanze natalizie, vedendolo portare giocattoli e regali, lo confondevano con Babbo Natale, una cosa di cui lui rideva di gusto.

Nel visitare le carceri romane, come sempre eterno luogo di dolore nel nostro paese, seppe dare parole d’amore, di conforto e speranza a gente che seppe guardarlo prima con diffidenza, poi con attenzione e infine con trasporto travolgente, attribuendogli un abbraccio caloroso.

I suoi, del resto, non furono mai eruditi discorsi alla Benedetto XVI, che non a caso è forse il il papa che gli somiglia di meno, ma colpivano al cuore, finivano per essere pane di tutti. Anche in questo è forte la similitudine con l’attuale reggente del soglio di Pietro, che come lui cerca la cristianità nelle sue forme più pure e francescane.

Ora che per i credenti è in paradiso, tra gli altri santi, chissà che dispute con l’implacabile rigore di San Pio, a tutti noto come Padre Pio, di cui non fu mai un convinto estimatore, forse non condividendone quell’arcaico, quasi medievale e forse per molti fanatico senso della devozione religiosa e per questo non ebbe mai una relazione serena con lui. In questo esprimeva la sua modernità, in questa capacità di mettersi all’ascolto, di mettere i suoi occhi, come diceva, negli occhi degli altri e il cuore degli altri accanto al suo, semplicemente, senza ergersi a spada di Dio, ma con la forza e l’autorevolezza dei misericordiosi.

Ancora una volta ritorna Francesco, con il suo dichiararsi incapace di giudicare gli omosessuali: “Chi sono io per poter giudicare gli altri”, oppure la sua recente telefonata a Pannella, indefesso mangiapreti, secondo la curia, colui che più di tutti volle il divorzio e l’aborto in Italia, per pregarlo di fermare il suo sciopero della fame, dichiarandosi attivamente accanto a lui nella lotta contro la disumanità delle nostre carceri.

Giovanni XXIII

Del resto non fu Giovanni, che ebbe segretamente la visita della figlia di Kruscev? in anni in cui USA e URSS dominavano il mondo con i loro modelli rispettivamente capitalista e comunista, eppure volle tenere il segreto, di questa visita, senza favorire speculazioni anticomuniste. Tolse finanche la scomunica che PIO XII aveva impartito a coloro che votavano falce e martello.

Ma nella mente e nel cuore di tutti resta la commozione per il suo celebre e improvvisato discorso alla Luna, un’immagine che rimane scolpita nella storia, uno di quei passaggi che fa si che la vita davvero meriti di essere vissuta. Una di quelle occasioni dove davvero con fierezza si puo’ dire: “Quel giorno c’ero anch’io”.

Veleno

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