Essere figli.

E’ la nostra identità dacché nasciamo, l’essere figli sempre; è lo status con il quale veniamo al mondo e che ci rimane addosso per identità, per nome e per cognome, per destino e pertanto immutabile, per sempre. L’essere figli nonostante il percorso di una vita ci conduca in altri stati fisici ed interiori, in geografie estetiche ulteriori, in situazioni e sentimenti tinti d’altrove.

Gassman figlio e padre

L’essere figli non confligge mai, rimane addosso perché nasciamo figli, e poi saremo anche altro: padri, madri, fratelli e compagni di viaggio. Avremo responsabilità e talvolta non sapremo prenderle: ma ci sarà quella voce adulta sempre al cospetto, come custode dei momenti di gioia relegati ai ricordi in bianco e nero, quelli dell’infanzia. Saremo figli sempre e per sempre, perché quella battuta con voce calda ce la porteremo sempre con noi, nel profondo dell’anima. Già, l’anima, quella che (“niccianamente”) avrà “il respiro dei canti futuri”. Noi figli e padri ad un tempo, ma pur sempre figli di un progetto del Creato, di un respiro proiettato in avanti.

“Chi ha tempo non aspetti tempo” era il suo slogan più eletto, preferito, ansioso com’era di confermare l’impegno, di proiettarsi in un futuro, docilmente e voracemente al tempo stesso. Questo concetto conteneva mio padre, lo portava sempre con sé. E nel finire degli anni quel verso: “Quando si muore si muore soli” (di De André, che da ragazzo gli facevo ascoltare, e che lui chiamava affettuosamente u genoves).

Un'immagine del film E' stato il figlio

Ora saranno vent’anni che è mancato, volato via sulle ali di quell’avvoltoio, il Vulture, la montagna che conosceva come le sue tasche, avendola attraversato in lungo ed in largo, sui cavalli, alla guida delle mandrie. E raccontava di quelle lunghe transumanze – fino all’Irpinia – che sembravano esodi biblici; e poi le guerre, i terremoti, le miserie e la fame del dopoguerra, che cercava con generosità di lenire, per se e per gli altri. Non c’erano le Feste del Papà allora, sacrali e liturgiche, c’era solo il quotidiano di parole date, la stima di ogni cosa, da tenersi stretta come una seconda pelle.

Essere figli sarà anche riconoscersi trasgressori di quei Comandamenti che lui invece aveva trasgredito in uno o forse due nei Dieci. Ma sarà sempre la sua professione di vita a farci da riflesso continuo. Si rimarrà figli per sempre, come una legge non scritta, in nome di un onore che val la pena rinverdire. Sempre.

Armando Lostaglio

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Armando Lostaglio
ARMANDO LOSTAGLIO iscritto all'Ordine dei Giornalisti di Basilicata; fondatore del CineClub Vittorio De Sica - Cinit di Rionero in Vulture nel 1994 con oltre 150 iscritti; promotore di altri cinecircoli Cinit, e di mostre di cinema per scuole, carceri, centri anziani; autore di testi di cinema: Sequenze (La Nuova del Sud, 2006); Schermi Riflessi (EditricErmes, 2011); autore dei docufilm: Albe dentro l'imbrunire (2012); Il genio contro - Guy Debord e il cinema nell'avangardia (2013); La strada meno battura - a cavallo sulla Via Herculia (2014); Il cinema e il Blues (2016); Il cinema e il brigantaggio (2017). Collaboratore di riviste e giornali: La Nuova del Sud, e web Altritaliani (Parigi), Cabiria, Francavillainforma; Tg7 Basilicata.

1 COMMENTAIRE

  1. Essere figli
    Le parole che ho appena finito di leggere ed ‘assaporare’ mi hanno profondamente commosso. Anche perché affiorano spesso nei miei pensieri di questi tempi, senza che io riesca a tirarle fuori completamente. E’ vero, la dimensione della ‘figliolanza’ ci resta attaccata addosso per sempre, anche quando la inevitabile separazione fisica ci fa pensare il contrario. Essere figli è strettamente correlato alla nostra stessa esistenza in vita, non solo quella biologica. Si può scegliere, nel corso della vita, se diventare padri, madri, può accadere o meno di diventare zii, zie, nonni o quant’altro. Si nasce e si è figli, per sempre.

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