L’incanto dell’affresco, una mostra al MAR di Ravenna.

Dal 16 febbraio al 15 giugno 2014, un’interessantissima mostra al MAR Museo d’Arte della Città di Ravenna “L’incanto dell’affresco. Capolavori strappati da Pompei a Giotto, da Correggio a Tiepolo” ripercorre la secolare storia e fortuna della pratica del distacco delle pitture murali, con preziosi prestiti provenienti dall’Italia e dall’estero.

Il MAR di Ravenna, diretto da Claudio Spadoni, reduce dal notevole successo di Artefiera di Bologna 2014, di cui è direttore insieme con Giorgio Verzotti, prosegue la sua indagine artistica occupandosi di temi di grande interesse ancora da approfondire grazie al nuovo ambizioso progetto espositivo dal titolo L’incanto dell’affresco che durerà fino al 15 giugno 2014, realizzato grazie al prezioso sostegno della Fondazione della Cassa di Risparmio di Ravenna.

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La mostra, curata proprio da Claudio Spadoni (allievo del grande Francesco Arcangeli, cui qualche anno fa ha reso omaggio con l’evento Turner Monet Pollock. Dal Romanticismo all’Informale. Omaggio a Francesco Arcangeli), direttore scientifico del Mar e da Luca Ciancabilla, ricercatore del Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università di Bologna (sede di Ravenna), si divide in sei sezioni, ordinate secondo un indirizzo storico-cronologico:

dai primi masselli cinque – seicenteschi, ai trasporti settecenteschi, compresi quelli provenienti da Pompei ed Ercolano, agli strappi ottocenteschi, fino alle sinopie staccate negli anni Settanta del Novecento.

Giotto, Pisanello, Andrea del Castagno, Bernardino Luini, Garofalo, Raffaello, Romanino, Correggio, Pontormo, Moretto, Niccolò dell’Abate, Pellegrino Tibaldi, Ludovico e Annibale Carracci, Guido Reni, Guercino, Tiepolo per citarne solo alcuni, sono i protagonisti indiscussi della mostra del Mar insieme ad alcune fra le più belle pitture di Ercolano e Pompei.

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Più di cinquant’anni or sono Roberto Longhi sentì per primo, anche sull’onda del successo della prima “Mostra di affreschi staccati” che si tenne al Forte Belvedere di Firenze (1957), la necessità di allestire un’esposizione che potesse ripercorrere la secolare storia e fortuna della pratica del distacco delle pitture murali, una storia del gusto, del collezionismo, del restauro, e tutela di quella parte fondamentale dell’antico patrimonio pittorico italiano.

Ora, per quattro mesi, quell’antico sogno sarà ‘possibile’, alla mostra del MAR di Ravenna. Una mostra da non perdere.

Il catalogo è di Silvana Editoriale

INFO: www.mar.ra.it

VIDEO DELL’INCANTO DELL’AFFRESCO

Maria Cristina Nascosi Sandri

Per saperne di più

Risalgono ai tempi di Vitruvio e di Plinio le prime operazioni di distacco, secondo una tecnica che prevedeva la rimozione delle opere insieme a tutto l’intonaco e il muro che le ospitava. Il cosiddetto “massello”, che favorì il trasporto a Roma di dipinti provenienti dalle terre conquistate, altrimenti inamovibili, dopo secoli di oblio trovò nuova fortuna a partire dal Rinascimento – nel nord come nel centro della Penisola – favorendo la conservazione per i posteri di porzioni di affreschi che altrimenti sarebbero andati perduti per sempre. Così, in un arco temporale compreso fra il XVI e il XVIII secolo, vennero traslate la “Maddalena piangente” di Ercole de Roberti della Pinacoteca Nazionale di Bologna, “Il gruppo di angioletti” di Melozzo da Forli dei Musei Vaticani, “La Madonna delle Mani” del Pinturicchio: opere presenti in questa mostra.

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Un modus operandi difficile e dispendioso che a partire dal secondo quarto del Secolo dei Lumi venne affiancato, e piano piano sostituito, dalla più innovativa e pratica tecnica dello strappo, prassi che tramite uno speciale collante permetteva di strappare gli affreschi e quindi portarli su di una tela. Una vera rivoluzione nel campo del restauro, della conservazione, ma anche del collezionismo del patrimonio murale italiano. Così mentre nelle appena riscoperte Ercolano e Pompei si trasportavano su nuovo supporto, per destinarle al Museo di Portici, le più belle pitture murali dell’antichità, nel resto d’Italia si diffondeva la rivoluzione dello strappo. Nulla sarebbe stato più come prima.

Da quel momento in poi e fino a tutto il XIX secolo un numero cospicuo di capolavori della pittura italiana furono strappati, staccati dalle volte delle chiese, delle cappelle, dalle pareti dei palazzi pubblici e privati che le accoglievano da secoli, per essere trasportati in luoghi più sicuri, nelle quadrerie e nelle gallerie nobiliari e principesche d’Italia e di mezza Europa. Spesso infatti, dietro a conclamate esigenze conservative, si celavano implicite motivazioni collezionistiche.

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Andrea del Castagno, Bramante, Bernardino Luini, Garofalo, Girolamo Romanino, Correggio, Moretto, Giulio Romano, Nicolò dell’Abate, Pellegrino Tibaldi, Veronese, Ludovico e Annibale Carracci, Guido Reni, Domenichino,Guercino: tutti i grandi maestri dell’arte italiana fra la metà del Settecento e la fine del XIX secolo furono oggetto delle attenzioni degli estrattisti: Antonio Contri, Giacomo e Pellegrino Succi, Antonio Boccolari, Filippo Balbi, Stefano Barezzi, Giovanni Rizzoli, Giovanni Secco Suardo, Giuseppe Steffanoni. Anche loro, come gli illustri artisti sopracitati, e come alcune fra le più belle pitture di Ercolano e Pompei, sono protagonisti della mostra del Mar.

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Ma la prassi estrattista conoscerà la sua più fortunata stagione proprio nel secolo scorso, quando, a partire dal secondo dopoguerra furono strappati e staccati un numero impressionante di affreschi. I danni provocati ad alcuni fra i principali monumenti pittorici italiani dai bombardamenti bellici e la convinzione che l’unica strada da percorrere per evitare che in futuro potessero reiterarsi danni irreparabili come quelli al Mantegna a Padova, Tiepolo a Vicenza, Buffalmacco e Benozzo Gozzoli a Pisa, fecero si che a partire dagli anni Cinquanta fosse avviata la più imponente campagna di strappi e stacchi che l’Italia abbia mai conosciuto. In caso di una temutissima nuova guerra, anche quella fondamentale porzione del nostro patrimonio pittorico si sarebbe potuta salvare ricoverandola nei rifugi antiaerei, come era stato fatto a partire dal 1940 con le tele e le tavole dei maggiori musei della nazione.

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Prese quindi avvio la cosiddetta “stagione degli stacchi” e della “caccia alle sinopie”, i disegni preparatori che i maestri tre-quattrocenteschi avevano lasciato a modo di traccia sotto gli intonaci. Se nell’Ottocento era il collezionismo privato a favorire il trasporto degli affreschi, ora erano gli storici dell’arte e i musei della ricostruita Nazione a chiedere la diffusione su più ampia scala della tecnica estrattista rendendo facilmente fruibili a tutti tanti capolavori.

L’alluvione di Firenze fece il resto, mostrando al mondo intero la precarietà che condizionava la sopravvivenza dei più straordinari affreschi italiani. Così furono separati per sempre dal muro che li aveva custoditi da secoli Giotto, Buffalmacco, Altichiero, Vitale da Bologna, Pisanello, Signorelli, Pontormo, Tiepolo trovando dimora in alcuni fra i più importanti musei della nazione, e ora, per questa mostra, nelle sale del Mar di Ravenna.

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Maria Cristina Nascosi Sandri
Di Ferrara, giornalista pubblicista, critico letterario, cinematografico ed artistico. Collabora da parecchi anni con quotidiani nazionali, periodici specialistici e non, su carta e on line, anche esteri come Altritaliani. Dopo la laurea in Lettere Moderne, conseguita presso l’Università degli Studi di Ferrara, si è dedicata per un po’ alla scuola dove ha svolto attività anche come traduttrice, oltreché docente. Da anni si dedica con passione allo studio, alla ricerca ed alla conservazione della lingua, della cultura e della civiltà dialettale di Ferrara, mantenendo lo stesso interesse per quelle italiana, latina ed inglese, già approfondito dai tempi dell’università, insieme con quello per l’arte, il teatro ed il cinema. Al suo attivo centinaia di articoli e recensioni, e qualche decina di libri sulle discipline di cui sopra, tra cui un'intera collana multilingue sulla propria lingua materna.

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