L’8 dicembre se si vuole cambiare la scelta è obbligata: votare Renzi.

Importantissime e da partecipare le primarie dell’8 dicembre. Votano gli italiani anche all’estero che possono anche votare on line. La partecipazione è importante per dare il senso della domanda di cambiamento. La vittoria di Renzi sconvolgerebbe tutto il quadro politico, sarebbe forse il segno che la terza repubblica è incominciata.


VOTO ON-LINE ESTERO

Debbo fare due premesse:

La prima è che quello che diro’ è solo una mia valutazione personale, non rappresentativa della linea editoriale di Altritaliani che come è noto a chi ci segue, vuole essere un sito che parla anche di politica, aperto al dibattito, laboratorio d’idee con l’aspirazione di rendere la politica più partecipata e meno anomala di quanto sia stata in quest’ultimo ventennio. Nel nostro giornale polifonico, abbiamo ospitato e ospiteremo opinioni di ogni area politica con la sola speranza di uscire dal berlusconismo e di riportare la politica in forme di dignità più prossime agli standards europei.

La seconda premessa è che tutti i candidati alle primarie del PD sono più che degni e con delle storie che vanno rispettate e ciascuno presenta, insieme ad alcuni difetti, anche delle qualità. Quindi mi si perdonino degli snodi, nella mia riflessione che possano risultare perentori. Sono consapevole che il PD dal 9 dicembre avrà bisogno di un rinnovamento che passi per i volti di Renzi, Cuperlo e Civati, ma aggiungo Serracchiani, Puppato e tanti altri. Quelli che in un altro articolo ho chiamato “i giovani leoni”.

Per certi versi queste, come vedremo, sono le più importanti primarie di sempre. Il perché è presto detto. Siamo in un momento cruciale della storia d’Italia, Il rinnovamento della politica italiana potrebbe avere (finalmente) una sollecitazione forte e repentina. Gli stessi candidati, pur avendo un vissuto politico sostanzioso, sono certamente delle novità a confronto dei tanti protagonisti, fino a Bersani, di questi ultimi decenni.

Credo che Cuperlo, e non solo per la compagnia che ha, rappresenti un po una continuazione, finanche semantica, con la tradizione dell’ultimo ventennio del centrosinistra e più ancora della sinistra. In tal senso, io lo considero, con rispetto, un conservatore. Civati è a sua volta il continuatore di una sinistra che guarda al movimentismo e pertanto sarà prezioso nel dialogo con quelle realtà come il Popolo viola, i No-tav, i movimenti di emancipazione, ecc. Anche lui, a suo modo, è un’aspetto della conservazione di un patrimonio storico della sinistra.

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Oggettivamente per le sue capacità comunicative, ma anche per la sostanza della proposta politica, l’elemento dirompente di cambiamento è rappresentato da Renzi, che propone una riconsiderazione complessiva della sinistra, ponendo con forza il tema di un partito che sia adeguato alla realtà nuova del paese, che rappresenti una concreta risposta alle esigenze di quei soggetti che oggi non sono più parte, se non a parole, dell’attenzione politica.

Penso al tema dell’emarginazione dei giovani senza futuro, alla drammatica disoccupazione giovanile e femminile, fino agli stessi soggetti storici della sinistra (classe operaia, disoccupati, ecc.) che oggi non si riconoscono più in quel partito. Renzi chiede di ridiscutere il rapporto con i sindacati, rivendicando una maggiore autonomia tra questi due soggetti, vuole combattere l’antipolitica con più trasparenza ricostruendo una cultura della solidarietà civile e del valore del merito. In tal senso chi vuole il cambiamento e non solo del PD si trova innanzi ad una scelta obbligata. Votare Renzi.

Dovrebbe essere chiaro che l’esito delle primarie PD potrebbe non influenzare solo il destino del centrosinistra italiano ma avere decisive ricadute su tutto il sitema politico che potrebbe trovarsi, finalmente ad archiviare la seconda repubblica per entrare in una fase nuova.

Naturalmente, lo dicevamo, dipende dall’esito del voto e in qualche misura dalla partecipazione degli iscritti e simpatizzanti. C’è forte il timore che molti non votino dopo le ultime delusioni maturate con la salita di Bersani, l’esito dell’elezioni politiche, la figuraccia nelle votazioni per il Quirinale ed infine, la sostanziale paralisi politica successiva alle grandi intese volute da Napolitano e condotte da Letta.

Noto che lo stesso PD, nelle sue attuali gerarchie, non sembra motivare e spingere per il voto dei simpatizzanti e questo tradisce la preoccupazione che Matteo Renzi, dopo aver vinto bene le primarie degli iscritti, possa dilagare con quelle comprensive dei simpatizzanti, dove tutti i sondaggi lo danno ampiamente favorito.
Questo nervosismo è sintomatico di quanto si diceva a proposito di conservazione e rinnovamento.

Eugenio Scalfari ha definito l’eventualità di una vittoria di Renzi, come un fatto che costituirebbe una trasformazione antropologica della sinistra italiana. Certamente, un fatto rivoluzionario, che metterebbe a nudo tutte le contraddizioni e le ipocrisie politiche di cui le altre due opzioni, quella di Civati, ma soprattutto quelle di Cuperlo, non si sono liberate. Ma non solo, si metterebbe a nudo anche la necessità di un radicale cambiamento nei sindacati, dove tra ipocrisie e contraddizioni, traspare tutta l’incapacità delle attuali leadership.

Per capire di cosa parlo, Faccio una riflessione su quanto accaduto a Prato, ma in coscienza ciascuno, nel proprio vissuto, di queste contraddizioni ed ipocrisie piccole e grandi ne potrà trovare senza troppi sforzi.

Prato appunto, dove muoiono bruciati vivi 7 operai cinesi di una fabbrica certamente non in regola, operai che vivevano, mangiavano e dormivano prigionieri della fabbrica in cui lavoravano. Una cosa che il modo intero sa, su cui si sono avvicendate inchieste televisive e appassionati dossier giornalistici.

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Ebbene, il governatore della Toscana Enrico Rossi, che per inciso è un forte sostenitore di Civati, dichiara che i cinesi vivevano come in un campo di sterminio nazista. La Camusso segretaria della CGIL dichiara che la morte dei cinesi è una sconfitta del sindacato. E la cosa si chiude li, mentre il sindaco di Prato, proclama il lutto cittadino ed alcune associazioni volontarie promuovono, in serata, una fiaccolata in memoria dei giovani cinesi morti.

Capirete ora come stride il moralismo ottuso con cui la vecchia sinistra ha criticato l’ironica immagine di Matteo Renzi su Vanity Fair; stride con l’immorale silenzio con cui si liquida questa storia di sfruttamento d’immigrati, lasciati soli e senza nessuna difesa o protezione sindacale, senza che il governatore della Toscana, facesse la benché minima autocritica sull’aver tenuto nascosto o sul complice silenzio con cui si fa andare avanti questo enclave di disperati che è diventato Prato. Dove si finge che i cinesi siano 17 mila mentre ne sono migliaia di più. Una sinistra che finge ancora, quando chiede alla Cina conto di questi immigrati, di cui le autorità cinesi possono dire ben poco, visto che lavorano per aziene come Fendi, Prada, Vuitton, Dolce e Gabbana ed altri. Insomma un’esempio eclatante della ipocrisia di cui è intrisa l’attuale nomenclatura del PD. Un esempio del perché la gente si sente lontana dalla politica.

Ecco perché la rottamazione diviene importante e necessaria. L’errore di scegliere Bersani, riaprendo le porte a Berlusconi e alla cultura berlusconiana, non si deve ripetere andando a sostenere quel Cuperlo “moralizzatore”, come è emerso anche dall’analisi liguistica di Rosa Chiara Vitolo da noi pubblicata, che oggi di fatto si fa continuatore di quella vocazione perdente che ha perseguitato la sinistra dal PDS, all’Ulivo, fino al PD.

La necessità della rivoluzione renziana, traspare anche da recenti analisi storiche come quella del Prof. Guido Crainz che nel suo recente: “Diario di un naufraggio”, sottolinea come, l’Italia avrà bisogno di molti anni per ricostruirsi dalle macerie morali, economiche e sociali che si sono accumulate a partire dagli anni del craxismo e per tutto il ventennio berlusconiano.

Sia chiaro che Renzi, qualora vincesse, dovrebbe dimostrare da subito e nei fatti il mantenimento dei suoi chiari propositi di radicale riformismo. Temporeggiamenti e chiacchiere per sostenere un governo che non producesse soluzioni concrete ai problemi, sarebbero vissuti dal paese come un ulteriore tradimento.

Al di là delle simpatie ed antipatie, la scelta per Renzi risulta obbligata e a questo punto si auspica anche un largo consenso, perché tale compito non puo’, obbiettivamente, essere assunto con un’assemblea nazionale che contrastasse l’azione innovatrice del sindaco di Firenze. Ecco perché a Renzi occorre non solo vincere, ma vincere nettamente.

Non possono gli stessi perdenti, che hanno difeso poco e male “i soliti noti” ovvero i lavoratori del pubblico impiego e i pensionati, portando il PD tra gli operai al terzo posto dietro la Lega Nord e i grillini, e tra i disoccupati al quarto, dietro anche a Forza Italia, essere ancora coloro che dovranno guidare e condizionare i destini del centrosinistra.

Occorre come dice Renzi “cambiare verso”, capire che oggi i nuovi sfruttati sono i giovani, spesso anche qualificati e laureati che affollano il mondo del terziario, dei call center che sono abbandonati dal sindacato ad una vita di precarietà senza futuro, i nuovi sfruttati sono quegli immigrati che ipocritamente vengono pianti e talvolta nemmeno (come nel caso predetto dei cinesi bruciati) che disperati cercano riconoscimento in Italia ed in Europa.

La sinistra deve capire che oggi la classe media è sempre più debole, che quella che una volta era la classe dei “moderati” è infuriata sotto l’incombente minaccia della povertà, assistendo desolata e frustrata ai soliti balletti autoreferenziali da talk show che hanno caratterizzato gli ultimi venti anni del dibattito politico.

Questo è un paese in cui non esiste da decenni un piano industriale, dove le industrie e le imprese chiudono, mentre occorrerebbe ricostruire un tessuto produttivo che tenga conto delle vocazioni territoriali, cosa che non avvenne con il mito della operaizzazione del sud Italia, un’operaizzazione che è finita come è sotto gli occhi di tutti con il fallimento di molte industrie con mostri come l’ILVA di Taranto che costituisce l’emblema della contraddizione a sinistra tra difesa del lavoro e ambiente. Non puo’ sfuggire che la dirigenza della sinistra su questo ed altro abbia delle responsabilità immense.

Occorrerà andare al voto alle primarie in tanti, perché sia chiaro il segnale di speranza e rinnovamento, per ritornare a quella bella politica a cui aspira Renzi, fatta di valori forti come il rispetto del merito e delle regole, perché si ricostruisca in Italia il senso civico ed una cultura della legalità che sembra ormai smarrita. Perché si arrivi ad una lotta alle corporazioni per ottenere delle vere riforme che liberino il mercato dai privilegi di pochi, creando finalmente, della sana concorrenza.

Perché si colpisca l’evasione fiscale con strumenti concreti come la tracciabilità e si ottenga un fisco più chiaro, semplice e meno vanamente persecutorio. Per rimettere il ricavato dell’evasione a sostegno del lavoro e delle imprese, andando ad abolire il precariato per forme certe d’ingresso al lavoro a tempo indeterminato.

Peraltro, fa sorridere amaramente l’accusa della nomenclatura PD a Renzi di essere berlusconiano, lo stesso, lungi dalla demagogia e dalle spettacolarizzazioni del cavaliere, ha il solo difetto di non parlare un desueto politichese anni settanta, parlando invece, un linguaggio semplice e diretto, che coinvolge senza ipocrisie, senza moralismi e senza pregiudizi. Critiche che vengono da coloro che hanno concorso a farci subire, con le loro ambiguità, con la loro incapacità, per venti anni, proprio il cavaliere di Arcore.

Una vittoria di Renzi, sarebbe salutare per rinnovare la politica tutta. Renderebbe complicatissima la già complicata situazione per Forza Italia e Berlusconi. Indurrebbe, probabilmente, la stessa destra ad adottare il metodo delle primarie per potersi rinnovare e riproporsi sulla scena politica.

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Permetterebbe il recupero della vocazione maggioritaria, favorendo la formazione di due schieramenti omogenei di centrodestra e centrosinistra, evitando ulteriori frammentazioni e confusioni politiche. Il tutto con il vantaggio di poter sperare in un futuro di scelte chiare e coraggiose. Come in Europa, dove il PD si accomoderebbe nel gruppo dei socialisti europei che sono i più affini a loro, uscendo cosi da ulteriori equivoci ed ipocrisie, anche in vista delle prossime elezioni europee.

Viceversa la sconfitta di Renzi, che io non escludo, porterebbe, qualunque fosse il vincitore tra Cuperlo e Civati, di fatto alla fine politica del sindaco di Firenze, che ne sarebbe obbiettivamente bruciato, riproporrebbe l’estenuante ed improduttivo mantenimento dei due fortini (berlusconiano e antiberlusconiano) con tutti i riflessi drammaticamente recessivi che questo comporta. Lasciando, sine die, il paese nella sua paralisi.

Il peggiore errore che si possa’ fare è di non partecipare. I cittadini ancora una volta possono dare una costruttiva scossa alla politica italiana tutta, ed il modo è di votare l’8 dicembre.

Nicola Guarino

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Nicola Guarino
Nicola Guarino, nato ad Avellino nel 1958, ma sin dall’infanzia ha vissuto a Napoli. Giornalista, già collaboratore de L'Unità e della rivista Nord/Sud, avvocato, direttore di festival cinematografici ed esperto di linguaggio cinematografico. Oggi insegna alla Sorbona presso la facoltà di lingua e letteratura, fa parte del dipartimento di filologia romanza presso l'Università di Parigi 12 a Créteil. Attualmente vive a Parigi. E’ socio fondatore di Altritaliani.

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