Il democristiano che è in noi.

La missione di Letta è compiuta. Governo salvo, fiducia più ampia di quella che si registro’ al suo insediamento. L’immagine del PDL – Forza Italia è riassunta nella fotografia di un Berlusconi piegato sul banco del Senato che ha appena dichiarato la sua resa.

Sono moltissime le riflessioni possibili, su una giornata che forse con troppo enfasi è stata definita storica. Puo’ darsi che la monarchia interna al partitio di Berlusconi è conclusa, che la gravità della situazione italiana ha finito per suscitare un sussulto di senso dello Stato nella sua politica, che Alfano sia il vincitore, ma credo che anche questa vicenda conferma che la politica italiana, diversamente da altre (quella francese, ad esempio) è una politica fatta di corridoi, di contatti in segrete stanze. Una politica di mediazione e compromesso più che di chiara competizione.

La indubbia abilità di Letta ha una scuola; quella democristiana, e anche se sono convinto, che si faccia male a voler ancora oggi dividere il PD in ex democristiani ed ex comunisti, e pur vero che le mosse del capo del governo hanno ricordato il tradizionale lavorio diplomatico che fu dello scudocrociato.

E’ una vicenda tutta italiana. Berlusconi che non si fa piegare da manifestazioni di tre milioni di cittadini in piazza, ne dagli scandali, ne dalla sommossa popolare che si tradusse nella vittoria nei referendum sull’acqua pubblica e il nucleare, che vince o non perde le elezioni contro una sinistra che propone un maggior senso dello Staro e della condivisione di valori utili alla società, viene quasi, e ripeto quasi, cancellato da una pratica democristiana. E non è un caso che Alfano e lo stesso Letta siano ex democristiani e che altri ribelli come Sacconi e Cicchitto siano dei socialisti reduci della prima repubblica.

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In realtà quello di Letta è un doppio colpo che va letto politicamente in quell’astuzia e sottigliezza tipica della politica manovrata, moderata, non urlata, che fu di certi salotti dorotei.

Perché doppio colpo? Perché Letta con la sua presa di posizione e nei mille contatti suoi e dei governativi, non solo a finito per mettere il cavaliere con le spalle al muro, con un PDL al limite della esplosione, facendo emergere tutte le contraddizioni di un partito che si diceva democratico ma che in realtà era, e forse è ancora, populista e privo di qualsiasi prassi e regola democratica, ma è anche riuscito ad infliggere un colpo, forse mortale, alle speranze di reale rinnovamento del PD. Anche se oggi tutti lo negano, credo che nei fatti sia a rischio lo stesso maggioritario con un non improbabile ripristino di un sistema proporzionalista, che non potrà che alimentare il vezzo della mediazione e del compromesso nella politica italiana.

Ho dubbi sul rinnovemento della nostra politica. Nell’invitare Renzi al sostegno al governo senza indugi, a poche ore dalla fiducia, nelle drammatiche condizioni in cui questa andava delineandosi, Letta ha messo lo stesso sindaco fiorentino con le spalle al muro.

E’ di tutta evidenza che l’offerta lettiana non poteva essere rifiutata.

Teoricamente il governo dovrebbe avere a questo punto una vita facile fino ad oltre al semestre di presidenza europea, oltre la expo di Milano ed arrivare fino al 2016, se non oltre. Questo se sbaraglia Berlusconi, sbaraglia anche Renzi, il quale sarebbe tenuto dal PD, magari nel ruolo di segretario, a cuocere a fuoco lento, nell’attesa della premiership, fino a consumarsi nell’oblio.

Ecco il democristiano che è in Letta e che è ancora forte nella politica italiana. Colpire Berlusconi, pensando a Renzi.

Si dice che sia il tramonto dei figli di Berlinguer (D’Alema, Veltroni, lo stesso Bersani) in realtà non credo sia cosi. In effeti, se si guarda a Berlinguer come un innovatore del pensiero socialista, è evidente che la prassi di fare politica, guardando la realtà e non solo le aspirazioni, ci permetterebbe di individuare nel partito democratico, diversi continuatori.

La realtà è che è al tramonto il berlusconismo (ve ne sono i segni da oltre un anno) e che quindi è tramontata la stagione anche dei suoi tradizionali oppositori.

Renzi tuttavia, deve tenere presente, senza augurarselo, che la politica italiana, oggi in euforia come dimostrano i mercati, è facile anche alle ricadute e che il castello costruito dal suo competitor Letta è solo apparentemente solido. Certamente la destra uscita provatissima da queste settimane, non resterà a guardare. Sia le colombe, per accreditarsi come forza politica che i cosiddetti falchi con il cavaliere stesso, non potranno restare a tacere.

Diversamente da molti opinionisti, io non condivido l’entusiasmo e l’ottimismo di queste ore.

E’ presto per dire che la storia italiana ha voltato pagina e nuove fibrillazioni sarebbero a questo punto, alla luce anche di quanto dichiarato dal Capo dello Stato, letali, finendo per sparigliare, ancora una volta il panorama politico del paese.

Nicola Guarino

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Nicola Guarino
Nicola Guarino, nato ad Avellino nel 1958, ma sin dall’infanzia ha vissuto a Napoli. Giornalista, già collaboratore de L'Unità e della rivista Nord/Sud, avvocato, direttore di festival cinematografici ed esperto di linguaggio cinematografico. Oggi insegna alla Sorbona presso la facoltà di lingua e letteratura, fa parte del dipartimento di filologia romanza presso l'Università di Parigi 12 a Créteil. Attualmente vive a Parigi. E’ socio fondatore di Altritaliani.

1 COMMENTAIRE

  1. Il democristiano che è in noi.
    Mi scusi ma lei é un politologo? La sua analisi mi fa protendere per un no.
    Non le sembra si sia arrivati s ad una specie di redde rationem : che cos’è il Berlusconismo?
    La definizione i Quagliariello: “Cosa vogliamo fare, una lotta continua di destra oppure un partito – chiamiamolo così – di centro moderato?” penso sia la questione vera.
    A cio’ Berlusconi non riuscirà a sfuggire e farà molta fatica a tenere insieme le due anime del partito ma soprattutto questa situazione non gli consente alcuna gestione della sua vicenda personale.

    Di tramonto non bisognerebbe nemmeno parlarne…

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