Asfaltatori e smacchiatori.

“Se andiamo alle elezioni questa volta, la destra (leggi Berlusconi n.d.r.) l’asfaltiamo”. Cosi parlo’ Renzi. Dopo lo smacchiatore Bersani arriva l’asfaltatore Renzi. Sinceramente credo sia stata un’affermazione infelice. Il PDL ha i suoi guai, in primis il non voler vedere la realtà che il suo leader è ormai dopo un terzo giudizio di condanna, un pregiudicato che quindi dovrebbe rassegnare subito le dimissioni (peraltro tardive) o che andrebbe rimosso dagli stessi organi del suo partito (ammesso che esistano).

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Ma il PD e Renzi per primo, che è persona capace e politicamente attrattiva, dovrebbero rinunciare ad una politica ormai vecchia e stantia, fatta di battute e controbattute, specie in una situazione per il paese cosi grave. Il rispetto è dovuto non certamente a Berlusconi, che da 50 giorni ci tiene inchiodati sulla legge Severino e sulla sua decadenza da senatore, ma agli italiani che pagano il marasma della classe politica attuale.

Bisognerebbe parlare di più delle proposte, che lo stesso Renzi ha, per l’immediato dove si va ingarbugliando la situazione dei conti pubblici e del loro impiego dopo l’infelice e populistica uscita dell’abolizione dell’IMU (che peraltro verrà fatta rientrare sotto nuove imposte), mentre non si decide nulla sull’aumento dell’IVA, sul cuneo fiscale, sull’abbattimento dei costi del lavoro. In un paese che ha il record europeo per le imposte sul lavoro e al negativo il record, sempre europeo, per i salari e gli stipendi. Occorrono proposte per l’immediato dicevamo, ma anche per il futuro.

Quale PD si vuole costruire nel prossimo congresso? Perché ha ragione il grande vecchio Alfredo Reichlin, quando lamenta che il dibattito è tutto concentrato sulla leadership e sulle regole congressuali e per niente sui contenuti, dove a parte la “proposta Barca”, nulla si vede all’orizzonte.
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Quale PD? Un PD che continua a muoversi su vecchie regole consociative, cercando di assemblare il SEL 3% di votanti, il PSI 0,2% di votanti ed altre frattaglie, oppure puntando ad un partito democratico moderno, nuovo, ispirato ai principi di modernizzazione del paese, che punti ad una Europa dei cittadini e non solo delle banche e della finanza. Che guardi alla globalizzazione non con paura e con politiche segregazioniste, ma come un fenomeno di allargamento sia delle possibilità d’impresa che di arricchimento e positiva contaminazione culturale. Che riproponga un riassetto delle scelte di strategia economica, guardando alle enormi risorse, penso alla cultura e alla storia del nostro paese che ne fanno un patrimonio dell’umanità, magari accompagnando questo ad una rinnovata politica di rilancio dell’organizzazione industriale e territoriale del paese.

Il PD invece di fare il campionato dei battutisti, farebbe molto meglio a scegliere sul futuro dei giovani, a proporsi come terra che accoglie i « cervelli » e che non li fa fuggire. Di costruire un senso civico e di appartenenza al paese, un paese provato da diseducative e antiche pratiche di corruzione e clientelismo che hanno annichilito e frustrato negli anni ogni speranza di rispetto del « merito » e della creatività di tanti singoli.

L’augurio è che il PD non sia quello dei 101 siluratori di Prodi, ma un partito dalle spalle larghe, capace senza paura di misurarsi sui temi politici che sono quelli che interessano una popolazione disamorata da venti anni di dispute pro e contro Berlusconi e che ancora in queste ore è costretta, dall’improprio uso dei media, a fare i conti, invece che con l’attuale miserrima realtà, con cosa deciderà la commissione del Senato e poi il Senato stesso sulla decadenza di Berlusconi.

Ma quante persone sono interessate a questo « gossip »?

Veleno

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