VENEZIA 70 : “Tom à la ferme” e “Locke”, due inquietanti storie di oggi.

In concorso il film canadese “Tom à la ferme” e il britannico “Locke”, due storie che hanno i tempi del thriller e che riflettono temi di oggi. Il contrasto tra il mondo della città le arcaiche abitudini della campagna su un tema come l’omossessualità nell’opera del giovane canadese Dolan, mentre Steven Knight con la sua opera prima fuori concorso
racconta tutto in un viaggio solitario in una notte d’auto le contraddizioni del suo antieroe.

TOM À LA FERME di Xavier Dolan (Canada, Francia, 95’, v.o. francese s/t inglese/italiano) con Xavier Dolan, Pierre-Yves Cardinal, Lise Roy, Evelyne Brochu

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Pellicola in concorso “Tom à la Ferme” (Tom alla fattoria) del 24enne regista canadese Xavier Dolan, che ha anche scritto e interpretato. Utilizzando l’adattamento teatrale del romanzo di Michel Marc Buchard, Dolan racconta la storia di Tom, un giovane pubblicitario (lo stesso Dolan) che raggiunge la fattoria dei genitori del suo defunto compagno di vita per partecipare al suo funerale. Qui incontra Agathe, la madre (l’attrice Lise Roy) che è all’oscuro del rapporto omosessuale tra i due.

Invece Francis, il fratello maggiore (Pierre-Yves Cardinal) che si occupa della fattoria, uomo forte e manesco, minaccerà Tom con metodi violenti perché tenga all’oscuro il genitore del passato gay del figlio e proteggere così l’onore della famiglia. Bugie, ipocrisie, inganni, sono il condimento della trama, che diventa sempre più intrigante man mano che Tom è costretto a restare ospite nella fattoria per alcuni giorni.
Avrà modo così di conoscere meglio quella famiglia e di scoprire qualcosa anche del passato del suo ex compagno.

Dolan, nonostante la giovane età, dirige con mano convincente questo film, che ha i tratti di un thriller psicologico, con momenti ironici e drammatici (diversi sono gli scontri verbali e fisici tra il fattore e Tom) abbastanza equilibrati. Con il contributo di una efficace fotografia della campagna canadese francofona la pellicola si regge anche sulla buona interpretazione dei principali attori.

*****

LOCKE di Steven Knight (Regno Unito, 85’, v.o. inglese s/t italiano) con Tom Hardy, Olivia Colman, Ruth Wilson, Andrew Scott, Ben Daniels, Tom Holland

Fuori concorso è invece “Locke” pellicola inglese diretta dal 54enne sceneggiatore Steven Knight (“La promessa dell’assassino”, “Redemption – Identità nascoste”) qui al suo primo lungometraggio dietro la macchina da presa. Il titolo prende il nome dall’assoluto protagonista, Ivan Locke, un importante capo-cantiere che, alla vigilia di un’importante e impegnativa costruzione edile, una sera abbandona il posto di lavoro e non fa rientro a casa.
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Con la sua auto farà chilometri di strada per raggiungere un ospedale dove proprio quella sera deve partorire una donna, una sua collega, con la quale ha avuto mesi prima un breve flirt; lei sta per dare alla luce un bambino: suo figlio. Per tutto il viaggio in auto, nel traffico, Locke cercherà di organizzare per telefono, con i suoi collaboratori, il lavoro carico di imprevisti che all’alba del giorno seguente vedrà il cantiere porre le basi di una colossale colata di cemento per porre le fondamenta di un imponente grattacielo.

Le telefonate si susseguiranno in continuazione con la sua famiglia (la moglie che apprende per telefono la notizia del tradimento del marito e i figli che aspettavano il padre per vedere insieme una partita di calcio in tv) e con la donna che, in ospedale, sta per partorire da sola, senza il conforto di un parente.

Locke, uomo pragmatico e leale, pur sapendo di perdere il posto di lavoro e di vedere il suo matrimonio naufragare, si sente in dovere di raggiungere la madre di suo figlio, anche per un senso di orgoglio nei confronti del suo defunto padre (al quale spesso si rivolge immaginandolo seduto sul sedile posteriore dell’auto) che lo aveva abbandonato in tenera età.

Il film, che vede come produttore esecutivo il regista Joe Wright (“Espiazione”, “Orgoglio e pregiudizio”, e il recente “Anna Karenina”) è avvincente, di tensione come un thriller, girato in tempo reale quanto la durata del percorso in auto, grazie alla convincente interpretazione di Tom Hardy (“Inception”, “Il cavaliere oscuro – il ritorno”, “La talpa”, “Star Trek – La nemesi”) molto bravo a reggere da solo tutta la storia.

Andrea Curcione

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