Venezia 70 : « Philomena ». Con Stephen Frears che non sbaglia un film.

Presentato a Venzia l’attesissimo “Philomena” del maestro del cinema inglese. Tratto da un’opera letteraria e reso al cinema con emozione. Un film completo, come il regista ci ha abituato, capace di unire ironia e commedia a commozione e dramma. Un sicuro successo che metterà d’accordo pubblico e critica.

Martin Sixsmith è stato appena costretto a dare le dimissioni da un importante incarico governativo. Incerto se portare avanti un progetto accantonato di scrivere un libro sulla storia russa oppure di riprendere il vecchio lavoro da giornalista, ad un party, per caso, una cameriera gli chiede se si vuole occupare di una inchiesta giornalistica su un fatto del passato che riguarda la madre della cameriera stessa. Che è alla ricerca del figlio che le è stato sottratto dalle suore dove viveva e dato in adozione contro la sua volontà, negli anni ‘50. Martin sulle prime rifiuta. Ma poi vuole approfondire ed incontra Philomena, la anziana madre. La quale gli racconta la sua incredibile storia. Parte quindi una inchiesta che porta il giornalista e la donna negli Usa per cercare le tracce di questo figlio che oggi avrebbe 50 anni ….

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Tratto dal libro « The Lost Child of Philomena Lee: A mother, her son and a 50 years’ search » di Martin Sixsmith. Narra una storia vera, i cui due protagonisti sono ancora in vita. Il cinema britannico si conferma anche a Venezia come quello che riesce a produrre sempre la qualità cinematografica più alta in assoluto.

E Stephen Frears, 72-enne di Leicester, ne è uno degli interpreti più autorevoli e talentuosi. Ha fatto la gavetta come assistente del regista Karel Reisz, esordendo nel 1971 con « Gumshoe ». E’ del ’90 la prima candidatura all’Oscar come miglior regista con « Rischiose abitudini » (The Grifters). Non sbaglia mai un colpo ed i successi si susseguono uno dietro l’altro : « My Beautiful Laundrette » (1985), con un ancora sconosciuto Daniel Day-Lewis, « Sammy e Rosie vanno a letto » (1987), « Le relazioni pericolose » (1988) che ottiene sette nominations e tre Oscar: miglior sceneggiatura non originale, migliori costumi e miglior scenografia, « The Hi-Lo Country » (1998), western con Woody Harrelson e Billy Cudrup, « Eroe per caso » (1992), « The Snapper » (1993), « Mary Reilly », « Due sulla strada » (The Van, 1996), « Alta fedeltà » (2000), « Liam » (2000). Il grande trionfo arriva con il capolavoro « The Queen », per il quale la strepitosa Helen Mirren, comincia dalla Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile, per vincere tutti i premi possibili per un’attrice, dal Golden Globe all’Oscar 2007. Più recente « Chéri » (2009).

Questo “Philomena” potrebbe portare alla interpretazione monumentale di Judi Dench gli stessi, meritati, riconoscimenti che ha avuto la Mirren per “the Queen”. Si tratta infatti dell’ennesimo capolavoro di Frears. Un film costruito su una sceneggiatura impeccabile, di Steve Coogan, anche splendido co-protagonista, e di Jeff Pope. Con una storia fortissima. Di grande pathos. Alleggerita da sublimi toni di commedia. Con battute taglienti e gustosissime. Le più belle delle quali recitate solo con gli occhi, dal formidabile duetto Dench-Coogan, da antologia.

Il film raggiunge momenti di grande intensità, coinvolgimento e commozione. Alcuni aspetti controversi riguardanti la religione cattolica faranno forse discutere. Ma la centralità del tema del perdono finirà probabilmente con il mettere tutti d’accordo. Ed il successo sarà immancabile. Da non perdere. Per nessuna ragione.

Frasi del film :


 “Come dico sempre, se spali merda, alla fine ti sporchi le scarpe!”. (Steve Coogan).


 “Dobbiamo chiamare un dottore, il parto si presente podalico.
È nelle mani di Dio, il dolore le servirà per espiare il suo peccato!”. (la giovane suora buona Amy McAllister e la suora anziana severa Barbara Jefford).


 “L’anno scorso mi hanno messo una protesi all’anca. Funziona benissimo. È in titanio, così non si arrugginisce.

 Ah, bene, così non dovrà lubrificarla come facevano per l’uomo di latta.
Dice davvero?

 No, mi riferivo a Il Mago di Oz!”. (Judi Dench e Steve Coogan).


 “lui è un giornalista!

 Si, o, almeno, lo ero.

 …Lui è Cattolico!
-Si, o, almeno, lo ero!”. (Judi Dench, rivolgendosi alla madre superiora, e Steve Coogan).

“Che strano. I documenti che la avrebbero incoraggiata a proseguire la ricerca di suo figlio sono andati tutti bruciati. Mentre l’unico documento che l’avrebbe potuta scoraggiare dal farlo si è perfettamente conservato. Si vede che Dio, nella sua infinita saggezza, ha pensato di preservarlo dal fuoco!”. (Steve Coogan a Judi Dench).


 “Penso ancora a come mi è piaciuto.

 Cosa?

 Il sesso. Mi sono sentita come volare. Non sapevo nemmeno di possedere una clitoride. Poi ho pensato che se era così favolosamente piacevole doveva per forza essere peccato!

 Maledetti cattolici!”. (Judi Dench e Steve Coogan).


 “Siamo appena rientrati dalla visita alle sorelle senza pietà!”. (Steve Coogan alla moglie Simone Lahbib al telefono).


 “Chissà come è cominciato l’incendio?

 Con un fiammifero! Le monache bruciarono tutto dietro il convento!”. (Steve Coogan ed il barista del pub vicino al convento).


 “Diaspora Irlandese? Non usare mai questo termine. Io non so come si scrive, e nessuno sa cosa significa!”. (la cinica editrice a Steve Coogan, al telefono).


 “E’ uno spin doctor, non mi piacciono questi tipi.

 Viaggia in prima classe.

 È un privilegio della carica.

 Non è detto che chi viaggia in prima classe sia di prima classe.

 Lui è a posto.

 Io credo che si meriterebbe un po’ di merda in faccia!”. (Steve Coogan e Judi Dench).


 “E se fosse obeso?

 Perché mai dovrebbe essere obeso?

 A causa delle porzioni che fanno qui in America!”. (Judi Dench e Steve Coogan, a proposito del figlio di lei).

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 Ha avuto dei figli?

 Ma se le ha appena detto che era gay!

 Si, ma poteva essere fosse bi-curioso!”. (Judi Dench e Steve Coogan, a proposito del figlio di lei).


 “E’ stata una sorpresa per lei scoprire che era gay?

 No. Ho sempre pensato che avrebbe potuto esserlo. Era molto sensibile. Poi quando ho visto quella foto in salopette, non ho avuto più dubbi!”. (Steve Coogan e Judi Dench).


 “Perché ha tenuto nascosto questa storia per 50 anni?

 Era un peccato e non volevo che si venisse a sapere. Poi mi sono detta che anche non dirlo era un peccato, perché significava mentire. Ed allora ho cercato di capire quale era il peccato maggiore!”. (Steve Coogan e Judi Dench).


 “ho letto l’altro giorno un titolo satirico sul terremoto in Turchia : “Dio batte ancora i terroristi!”. Su come Dio possa trucidare migliaia di persone mi sto ancora interrogando!”. (Steve Coogan a Judi Dench).

“Guardi questa, cosa è?

 È un’arpa irlandese.

 E allora, se era una persona a cui non importava delle sue origini, perché portava al bavero un’arpa irlandese?

 Forse perché suonava l’arpa. Era gay!”. (Steve Coogan e Judi Dench).


 “Si chiude il cerchio.

 Qui cominciammo la nostra ricerca e qui ritornammo per concluderla.

 Che bella frase, Martin, le è venuta adesso?

 No, è di T.S. Elliot!”. (Judi Dench e Steve Coogan).


 “parla di una tessitrice, cui viene chiesto di tessere per tutta la notte, un mantello con una seta meravigliosa. Che serviva al conte da mettere il giorno dopo al suo matrimonio. La mattina lo portò da conte e glielo mostrò, chiedendogli cosa ne pensasse. E lui disse : è la cosa più bella che abbia mai visto nella mia vita. Ma non si riferiva al mantello, si riferiva alla tessitrice! Non me lo sarei aspettato nemmeno in un milione di anni!”. (Judi Dench racconta a Steve Coogan la trama dell’ennesimo romanzetto rosa , la cui lettura lei predilige, ad esergo finale).

Da Venezia

Catello Masullo

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