Venezia 70: Delude Algunas Chicas e l’israeliano Bethelhem convince.

Presentato nella sezione Orizzonti il film argentino Algunas Chicas del regista Santiago Palavecino. Un Thriller approssimativo e deludente sugli incubi di una separanda. Diversamente, Nella sezione – Giornate degli autori, presentato il film: Bethlehem di Yuval Adler, coraggiosa co-produzione sul conflitto israelo-palestinese.

Viene dall’Argentina il regista Santiago Palavecino. E’ giovane e, forse ambizioso. Il suo film ci racconta cosa siano gli incubi che attraversano le giornate dalla protagonista, Celina che, a seguito della sua separazione coniugale, pensa di andarsi a ritrovare tra le quiete mura della casa di un’amica che abita in campagna luogo ideale per ristorare corpo e spirito. Ma ben presto viene a sapere che un mistero aleggia in quella casa, intorno al tentato suicidio di Paula, la figlia adottiva dell’amica.

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Le amiche di Paula, la mistica Nene e la cinica Maria, la metteranno però di fronte alla drammatica verità che gira attono. A Celina questo clima le farà tornare, vive e drammatiche, anche le sue angosce, che si intrecceranno lungo tutto il film, in una misura non sempre credibile.

Il film ha lo svolgimento di un trhiller con continui inseguimenti di incubi, fughe dalla realtà, tentativi di rietrarvi, costringendo gli spettatori ad improbabili riprese della storia che, detto fino in fondo, a stento rimane a galla.In un’intervista il regista ha voluto ribadire il suo impegno che era quello di costruire una storia dove apparisse chiaro come sia difficile per chiunque liberarsi da un incubo. Il finale ci mostrerà un doppio omicidio, o almeno così cì sembra.

Mentre scorrevano le immagini ho pensato a quanto sarebbe tornata utile al regista la lettura de L’Interpretazione dei sogni di Freud. Peccato, un’occasione sprecata, per raccontarci qualcosa di più interessante dell’Argentina.

BETHLEHEM


 regia di Yuval Adler; interpreti principali: Shadi Mar’i, Tsahi Halevy, Hitham Omari – -Durata 1 ora e 39′; Coprodotta da Germania, Belgio e Israele.

Non poteva certo mancare, qui alla mostra, un film che ci parlasse del conflitto israelo-palestinese. A proporlo è stato il regista Yuval Adler che, al suo esordio, ha voluto cimentarsi in una prova straordinaria, dove la narrazione filmica aveva quasi lo stesso effetto di un lungo reportage giornalistico, per nulla inferiore a quello di tanti cinegiornali.

Scontri e faide continue, hanno lo scopo di riportarci per intero il dramma di quei popoli dove il clima è da guerra vera. Con una grande differenza: il regista mantiene un occhio neutrale, lasciando il giudizio a chi guarda il film. Il suo sguardo è quello di chi ha voluto entrare e anche in profondità, in quella realtà mostrandoci cosa sia la quotidianità di quei posti e i diversi stati d’animo che vivono i palestinesi e gli israeliani.
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La storia del film è centrato su due figure: la prima è quella di Sanfur giovane paletinese militante di Al Axa, ala fiancheggiatrice di Hamas, l’altra è quella di Razi agente segreto israeliano. ll film si apre con un insolito tiro al bersaglio da parte di ragazzi palestinesi, verso un cartello stradale dove compare il nome di Bethlehem e la sua direzione. Bucare il cartello, dimostrare così di che pasta si è fatti, per passare poi a prove più concrete. Ma Safur ha con Razi un rapporto di amicizia, che, strano a dirsi, gli complicherà non poco la sua giovane esistenza. Razi lo usa per sapere tante cose delle organizzazioni di Hamas e degli attentati dinamitardi che questa si propone di fare.

Razi vuole mettere le mani su Hibraim capo di Hal Axa ma sa che sarà un’operazione difficile. Hibraim è il fratello maggiore di Safur e cercherà in tutti i modi di servirsene. Ma non sembri a chi legge che queste manovre siano così scontate. Dentro al corpo di Safur scorre sangue palestinese che è anche quello della rivolta contro l’odiato Israele. In uno scontro a fuoco Hibraim viene ucciso.

Scatterà la vendetta di Al Axa che verrà a sapere dell’ambiguo gioco fatto da Safur. A lui l’organizzazione chiederà di vendicarsi di Hibraim chiedendogli di uccidere Razi e riscattare così la sua posizionei. Film crudo che non mostra lati deboli, tutto teso a mostrare la realtà di quel posto, forse il più martoriato al mondo. Bravissimi gli attori protagonisti, ma pure tutti quelli che hanno recitato in parti minori, e sono tanti.
Film coraggioso,molto bello da ricordare e rivedere.

Da Venezia

Massimo Rosin

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