Una mattina da femminista.

Ci sono luoghi comuni che sono duri a morire e l’ultimo ventennio ne ha favorito la ripresa, dopo che per anni il movimento femminista era riuscito a metterle gravemente in crisi. Anche da piccole cose puo’ partire una battaglia di civiltà.

Mi devo convincere che invece di alzare gli occhi in aria e girovagare tra la scrivania e la lavatrice alla ricerca di ipotesi e cause dentro la mia testa, per poter scrivere qualcosa di nuovo mi basta fare colazione al bar, comprare il pane e salutare qualche vecchietta mia amica.

Città semi-deserta, i muratori dalle sette e mezza raccolgono massi con la ruspa nell’appartamento adiacente alla mia stanza da letto, tabacchino chiuso (niente ricarica per i minuti verso tutti…), la parrucchiera in vacanza da due mesi (quaranta euro per tagliare una frangetta erano sì, troppi!), il pakistano con la serranda della pizzeria aperta a metà, edicola all’angolo chiusa; non avendo comprato il latte e finiti i saccottini, io devo mangiare qualcosa di zuccherato o svengo. Sconfortata dalla desolazione di fine vacanze come un miraggio intravedo il mio bar di fiducia aperto e mi ci fiondo.

“Ciao Marco, come stai? Vacanze niente?”. “Sì sì, tra un po’ chiudo e da domani ci sono le ragazze a lavorare qui al posto mio, sono bravissime. Da quando ci sono loro funziona tutto alla grande, sono precisissime quando fanno le cose”. Un tipo ride col caffè in mano e la spara: “Eh…le donne sono brave a lavorare, però fino a un certo punto, poi ci vuole l’uomo a tenere la situazione in mano”. Io sinceramente non volevo sputargli il cappuccino in faccia perché non ne avrei trovato un altro nel giro di cinque chilometri, e mi è uscito dalla bocca solo un timido: “No comment”. Non era da me. Poi, io che rispondo in inglese…figuriamoci.

Quando finalmente la mia pressione del sangue raggiunge livelli quasi normali, inizio a non digerire eticamente quella frase così infelice e si risveglia la femminista che è in me.

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Quindi le donne servono solo a sgobbare, e poi alla fine arriva l’uomo che decide tutto? E dobbiamo anche ringraziarlo della sua protezione? Delle sue potenzialità di finissimo ragionamento che si mettono a servizio dello sbattimento fisico della donna? Davvero non si può sopravvivere senza un uomo? Probabilmente il maschio medio italiano la pensa così: che senza di lui non si sopravvive, in tutti i sensi. E fieri di questo orgoglio (illusi) del quale si investono da soli, si prendono anche la libertà di dominare, decidere, uccidere, tutto.

Io francamente non ho mai sentito la necessità di farmi proteggere dall’altro sesso (ma da cosa poi?); suppongo che siano utili nel momento in cui devo portare a piedi due casse d’acqua dal supermercato a casa, quando c’è da ammazzare un ragno strano…ma non credo siano motivi sufficienti per decretare la loro superiorità rispetto al nostro genere.

Io davvero, nel 2013, vorrei fare una dichiarazione che probabilmente scioccherà un po’ tutti: le donne non sono esseri inferiori agli uomini. Ecco l’ho detto.

Emanuela de Siati

 emanueladesiati.wordpress.com

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Emanuela De Siati
Emanuela De Siati, nata a Mazara del Vallo in Sicilia nel 1980. Ha una laurea in Storia e Critica del Cinema e una magistrale in Italianistica presso l'univesità di Bologna dove vive. Scrive e disegna per alcune riviste e siti on line. Cura due blog personali : http://emanueladesiatidisegni.blogspot.it/ e emanueladesiati.wordpress.com

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