Terra del Salento: « Qui c’è quasi tutto ».

Quando anche una breve vacanza di mare diventa l’occasione di riflessioni più profonde. Pubblichiamo, attraverso le sue fotografie, gli “appunti di viaggio” di Flavio Brunetti dal Sud dell’Italia, dalla punta del tacco della penisola: il Salento con la sua meravigliosa Otranto ricca di storia e di suggestioni. Vedi anche il portfolio. Foto in esclusiva per Altritaliani.

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QUI C’È QUASI TUTTO

Pensavi di trovare solo il mare in fondo al tacco dello stivale? Ma, invece… qui c’è quasi tutto. Non ci credi? Ti racconto cosa c’è. Basta solo stare attento e guardare intorno a te:

– C’è un uomo che è stato a Napoli, molti anni a Poggioreale. Lì non c’era mare, soltanto muri e sbarre. Ora l’uomo, quando arrivano i turisti come te, come me, prova a vendergli un po’ d’uva. Un bel grappolo: due euro. Racimolare, con la gente che arriva, qualche spicciolo per l’inverno.

– Ci sono due occhi chiari sotto una pila di cappelli, innalzata a mo’ di torre sulla testa, e le braccia colme di borsette, braccialetti e tante altre svariate cose. Il corpo della donna è fatica, è una vetrina che cammina nell’arsura senza sosta. Due occhi chiari. Dolcissime, due profonde perle, sullo scuro della pelle, chiedono solo di vivere senza troppo disturbare noi, sbracati al sole, a parlare di politica, di calcio, di ristoranti e di ricette.

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– Ci sono fiori, gigli bianchi, sulle dune arroventate della sabbia, che adornano la vita con la grazia e cacciano via la desolazione. Poi, nel buio della notte, ci sono, a fare un po’ di luce, due barche, piccole a vela.

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– C’è la bancarella: noccioline, capperi, dolcini, datteri, liquirizie, tarallucci, caramelle colorate chissà con cosa e tante altre leccornie!

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– Ci sono, altissime, le mura contro i Turchi che venivano dal mare con il loro carico di morte: le mura, baluardo della città antica che si perde nei ricami delle strette sue viuzze.

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Lì, la sera, scorrazzano i tre-ruote per i turisti che dormono lontano, nei camping o nei villaggi; indaffarati tra balli in gruppo, cacce al tesoro, e altri stupidi giochi e animazioni, loro, alla ricerca di divertimenti insulsi, non avrebbero tempo per vedere; allora salgono su quei trabiccoli o si fanno sollevare in cielo e credono di vedere.

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– Ci sono infiniti decori bianchi, nell’azzurro del mattino, ai Martiri Cristiani trucidati, mille anni or sono, dagli infedeli, e tra essi, quell’intrigo armonioso di ricami e ghirigori, guarda bene!, e scoprirai gli angeli delle luci artificiali.

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– C’è il vento di maestrale che fa increspare, al largo, il mare nello stretto che separa il tacco dell’Italia dall’Albania, quello stretto dove al tempo delle Repubbliche Marinare, cominciava il “Golfo di Venezia”. Così i Dogi chiamavano l’Adriatico sulle cui onde si affacciavano Ragusa, Spalato, Ravenna, Bari e le tante meravigliose isole di quel mare.

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– Ci sono gli orti. I preziosi orti, ricchi di insalate, verdure, meloni e di lavoro. Ci sono le grotte. Ci sono le cave minerarie. Ci sono muri che attraverso essi vedi il cielo!

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– Ci sono ombre che scalano le torri. Mostri satiri a tre teste e la civetta. Le Madonne bizantine e c’è De Chirico. Ci sono cimiteri in riva al mare dove i morti sono diventati pietre o le pietre sono diventate i morti.

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– Ci sono i vecchi e le donne del paese che sanno tutto e se lo dicono tra loro, tanto noi non capiremmo mai, in così poco, breve tempo, l’amore che hanno dentro.

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Insomma, come ti racconto, “Qui c’è quasi tutto”. Bisogna solo, umilmente, guardarsi attorno.

Testo, foto e portfolio © Flavio Brunetti

(Reportage pubblicato il 13 agosto 2013)

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Flavio Brunetti
Flavio Brunetti vive a Campobasso nel Molise. Vince, come cantautore, l’edizione del ‘93 del Premio Città Di Recanati con la sua canzone Bambuascé, e incide negli anni successivi gli album TU TU TTÙ TU e FALLO A VAPORE (ediz. BMG – Musicultura – CNI) delle sue canzoni. Scrive, dirige e interpreta numerose opere teatrali e musicali tra le quali Storia del Clandestino, L’angelo mancino, Frusta là, Lullettino e Lull’amore. I suoi reportage fotografici hanno meritato esposizioni in Italia, negli Stati Uniti, in Brasile e in Ungheria. Ultime sue pubblicazioni editoriali sono: “Non aprire che all’oscuro”, racconto e catalogo dell’omonima mostra. "Il tempo delle tagliole", romanzo che narra della vita in seminario negli anni ’60.

2 Commentaires

  1. Terra del Salento: « Qui c’è quasi tutto ».
    ogni anno compio gli anni. Li compio a ferragosto, però e ogni anno per la stessa ricorrenza mi viene voglia di scappare, di raggiungere un luogo che per me ignifichi rinasicta. Ebbene sono anni che ci provo e qualche volta mi è capitato, ma ho duvuto scappare, quasi come fare festa di stramacchia o di contrabbando. Ho imbarcato roba sull’auto e sono andato. La mia auto sa le strade che le vengono incontro e quelle che salgano dalla Puglia all’Appennino pare si apsettino di incontrarla prima o poi. Fuggo verso la « chiana Puglia », talvolta tangenziando la Basilictata, come diceva donna Isabella Ferrante,prché so che lì hho molti amici e le pietre e il mare non mi sono osticici. Ho amici meravigliosi sotto gli ulivi, amici che sanno di antico e mi svelano il moderno, offrono un panzerotto e asciugano un fico troiano. Ho occhi per guardarmi intorno ogni ferragosto e se posso passo volentierei la sera lungo la litoranea che da catro va a tricase, ci sono le canne che mi nascondono la luna e il mare che mi frastorna d’argento e la luce notturna si dirama tra la mia costa levantina e quella turchesca e arbraresh e lì, lungo l’orizzonte fa capolino Costantinopoli, mentre la radio fraseggia musica da west coast ma di accordi minori che riconosco ad ogni battuta. Io di salento, mi accontento non solo del ferragosto ma di… »quasi tutto »

  2. Terra del Salento: « Qui c’è quasi tutto ».
    Da una ripetizione anaforica, apparentemente semplice, sorge la profusione delle ricchezze di questo paese ai confini del mondo: la gente, il mare, la storia, il lavoro, la vita, la bellezza.
    Grazie allo sguardo acuto e sensibile dell’autore le fotografie stupende precisano e amplificano le parole del testo cosicché al lettore fanno venire una gran voglia di scoprire questa terra.
    È davvero un reportage convincente!
    Françoise

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