San Severino Lucano, porta del Parco nazionale del Pollino.

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La Basilica che stupisce. La Basilicata che si apre. Filiere di ginestre ai lati della strada, come ali di folla, accolgono festanti chi arriva da lontano, e riflettono i raggi del sole in questa stagione, mentre imperiose le montagne lussureggianti fanno sentire la loro presenza. Un luogo dove la natura rimane quasi
intatta, come intatte rimangono le vie interne. Siamo nel cuore del Parco del Pollino, a poco meno dei mille metri di altitudine. San Severino Lucano è uno dei cuori pulsanti del decantato Pollino che vanta i suoi cinque altipiani distesi fra Calabria e Basilicata, una dorsale verde che accomuna e divide le regioni un po’ come fanno – altrove – i Pirenei o come fanno gli Urali.

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Qui è la porta del Parco naturale fra i più estesi d’Europa, dove albergano pini loricati e immensi faggeti, luogo di vallate e pascoli montani, cime pietrose ed austere come la Falconara, covi di aquile e rapaci. Più in là si ammirano Serra Crispi e Serra delle Ciavole, che sono gli “spartiaria” naturali dei venti che dal Tirreno “cambiano” con quelli dello Jonio.

Ma è anche il luogo di cime verdi e tempestose, d’inverno innevate, che si susseguono come in una corona, tutt’intorno, mentre più giù il fiume Frida si versa nel Sinni. Lo sguardo va oltre, calanchi e poi colline di sabbia grigia che un tempo rifornivano le industrie siderurgiche di Taranto.

A San Severino gli abitanti (oltre duemila) quasi per la metà risiedono nelle molte frazioni sparse su un vasto territorio, nel lembo più a sud della regione. Contrada Mancini, con i suoi recinti di muretti a secco, Crocetta, Fossasalsa, Trecastelli e Villaneto, dove troviamo con sorpresa diversi allevamenti di struzzi.

E poi Mezzana che si compone a sua volta di due piccole frazioni: Torre e Salice. Luoghi d’accoglienza un po’ ovunque, solo nel centro di S. Severino insistono quattro alberghi di buon livello, e poi nei dintorni agriturismi sorti in gran numero.

Festa della Madonna del Pollino

Ospitano anche turisti stranieri e non solo durante l’estate. Ricercatori e botanici sono lì per escursioni guidate sul Pollino. Giapponesi e greci sono stati ospiti da queste parti, e all’ostello Il Salice è aperto anche un museo delle tradizioni contadine. Appare evidentemente un certo turismo stanziale e non di risulta, come quello che si registra in altri punti della regione. Contadini ormai ben attrezzati e allevatori in aziende zootecniche, alcuni dei quali allevano perfino struzzi.

Pini loricati

E poi pastori che si dividono le strade della transumanza verso le piane di Policoro o verso le sponde calabre del Tirreno. Un viaggio un po’ tortuoso fra le strade intorno a San Severino, e poi nel bellissimo centro storico fatto di case di pietra e ridenti di fiori.

La via dello struscio si presenta in fase di restauro. Ciceroni d’eccezione la gente comune, in questo lembo estremo di Lucania, luogo di pace e di armonia con la natura. Da Rotonda a San Severino e poi fino a Terranova, il paesaggio sembra che non si stanchi di cambiare spesso il suo aspetto, pur restando in empatia con se stesso.

Sempre diverso e pur sempre Pollino. Armonia ed equilibri silenziosi.

Armando Lostaglio

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Armando Lostaglio
ARMANDO LOSTAGLIO iscritto all'Ordine dei Giornalisti di Basilicata; fondatore del CineClub Vittorio De Sica - Cinit di Rionero in Vulture nel 1994 con oltre 150 iscritti; promotore di altri cinecircoli Cinit, e di mostre di cinema per scuole, carceri, centri anziani; autore di testi di cinema: Sequenze (La Nuova del Sud, 2006); Schermi Riflessi (EditricErmes, 2011); autore dei docufilm: Albe dentro l'imbrunire (2012); Il genio contro - Guy Debord e il cinema nell'avangardia (2013); La strada meno battura - a cavallo sulla Via Herculia (2014); Il cinema e il Blues (2016); Il cinema e il brigantaggio (2017). Collaboratore di riviste e giornali: La Nuova del Sud, e web Altritaliani (Parigi), Cabiria, Francavillainforma; Tg7 Basilicata.

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