Malazè: La cucina geotermica della Solfatara

Malazè, un evento annuale cult dei Campi Flegrei, felice connubio archeoenogastronomico. Concludere l’estate 2013 tra archeologia, termalismo e le fumarole dei Campi Flegrei in un contesto paesagistico unico al mondo, gustando le delizie della cucina campana.

L’itinerario archeoenogastronomico Malazè giunto all’VIII edizione è stato presentato dal suo presidente Rosario Mattera, tra le fumarole della Solfatara, l’unico cratere ancora attivo dei Campi Flegrei. Una ventina di chef hanno preparato per la folta schiera di giornalisti presenti, piatti della cucina geotermica.

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La Solfatara, il mitico ingresso agli Inferi, come amavano definirlo i romani, è frequentata da studiosi e turisti per le manifestazioni di vapori sulfurei alla temperatura di 160° C, emissioni di anidride carbonica e vulcanetti di fango bollente.

Rinomata fino al 1800 per le acque termali, saune naturali e fanghi, oggi i vapori delle nubi sulfurei, oltre ad offrire una cucina particolare, ridaranno nuovo vigore, secondo un gruppo di ricercatori universitari, ai pigri in amore. I vapori delle fumarole sostituiranno il Viagra, la “pillola dell’amore” o “pillola blu”, il farmaco per la cura dell’impotenza.

Già nell’antichità si riteneva che le acque termominerale di un pozzetto al centro del cratere, formatosi nel 1198, fossero miracolose per la cura della sterilità. Ora, dopo attenti studi, si riaccende la speranza di far rinverdire antichi ardori.

La scoperta è stata fatta da un’equipe di scienziati napoletani, il prof. Roberto D’Emmanuele della Clinica Villa Bianca; Giuseppe Cirino, preside della facoltà di Farmacia della Università Federico II; Vincenzo Mirone della Clinica urologica dell’ateneo partenopeo e presidente della Società italiana di urologia e da Louis Ignarro, premio Nobel per aver scoperto nel 1998 l’importanza dell’ossido nitrico per il sistema cardiovascolare e professore alla facoltà di farmacologia dell’University of California. Lo studio è stato pubblicato dalla “Pnas”, accreditata rivista dell’Accademia Americana delle Scienze.

“Farmaci come il Viagra, il Levita, il Cialis – ha dichiarato il prof. Mirone – hanno utilizzato soltanto la funzione di mantenere in vita più a lungo l’ossido nitrico che è un potente vasodilatatore. La scoperta di un altro elemento nei tessuti cavernosi del pene apre frontiere alternative di applicazione terapeutica”.

I Campi “ardenti” (Flegrei), luoghi preferiti da greci e romani che arrivavano per curarsi le ulceri, artrosi, artriti, psoriasi, laringiti, rinofaringiti, malattie respiratorie, varici e affezioni auricolari ed innalzavano per riconoscenza al Dio della medicina Esculapio templi presso le preziose sorgenti. Era un’intuizione empirica ma esatta tanto che la moderna medicina dedica sempre più attenzione a queste fonti di origine vulcanica, sfruttando sorgenti, fanghi e vapori.

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Dai reperti, numerose le statue custodite nel maniero-museo di Baia, la testimonianza che la zona era popolata da sontuose ville di patrizi romani che venivano a svernare e curarsi nell’ameno golfo flegreo, da Crasso, Lucullo, Mario e Giulio Cesare, Pompeo, Ortensio, Servilio Vatia e qui vi trovarono sepoltura Agrippina e gli Imperatori Tiberio e Adriano.

Gli studi sulla pillola, durati più di due anni con il contributo dell’Università Ferdinando II e di aziende farmaceutiche, hanno portato a risultati sorprendenti. Prima iniettato localmente nei ratti e in seguito in provette, il gas delle fumarole ha provocato una vasodilatazione dei tessuti cavernosi, forniti dalla clinica urologica dopo interventi chirurgici. Gli enzimi che trasformano l’aminoacido cisterna in idrogeno solforato fa ben sperare ed entro quattro-cinque anni potrebbe entrare in commercio il nuovo elisir d’amore.

La conferenza stampa di Malazè, evento cult, felice connubio tra archeologia e cibo, ormai affermato e apprezzato si svolge nell’intera area flegrea e il perspicace Rosario Mattera, patron della manifestazione è riuscito a coinvolgere un’ottantina tra associazioni culturali, cantine e ristoranti che spesso sono nei pressi di importanti reperti archeologici e nei giorni della kermesse praticheranno un menù a base di pesce azzurro e prodotti degli orti e vini flegrei, come il Piedirosso e la Falanghina.

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L’itinerario attraverso odori, vini, ricette in uno scenario incomparabile di ville imperiali predilette dai romani per banchetti luculliani, durerà undici giorni dal 7 al 17 settembre con un’appendice il giorno dopo, dedicata ai meno abili, ma con tanta voglia di partecipare ad un evento che richiama nel proprio territorio intenditori di antichi sapori.

Secondo una ricerca turistica, i vacanzieri scelgono la destinazione da visitare anche tenendo conto degli interessi culinari e quale migliore occasione per il turista che predilige il mese settembrino per il suo viaggio culturale e gastronomico in una terra cosi ricca di prodotti genuini.

Il termine Malazè di origine araba, come ha spiegato Mattera, indica le grotte dove sono conservati gli attrezzi di pesca e dove consumano fugaci colazioni i pescatori al ritorno dal duro lavoro in mezzo al mare.

Alcune delle novità più importanti dell’VIII edizione di Malazè: oltre alle cene, più spazio all’arte con una rassegna di cortometraggi dedicata all’enogastronomia “La grande abbuffata”, la kermesse “Borghi aperti”, Foglie di Archecucina, percorso all’insegna del mito e dell’arte all’interno del Parco Archeologico di Cuma, il Madi un concorso di idee creative per promuovere lo sviluppo economico e culturale dell’area dei Campi Flegrei.

Mario Carillo

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Mario Carillo
Mario Carillo, iscritto all’ordine dei giornalisti della Campania. Prime esperienze alla Redazione napoletana del Giornale d’Italia di Roma, Agenzia Radiostampa, Agenzia NEA, collaboratore fisso da Napoli per il Secolo XIX di Genova, collaboratore del giornale Il Roma di Napoli, Il Gazzettino, Il Brigante, Albatros magazine, Altritaliani.net di Parigi, responsabile napolinews.org, socio Giornalisti Europei, Argacampania (giornalisti esperti agroalimentare).