Edouard Manet a Venezia. Uno splendido ritorno a Palazzo Ducale.

Si è inaugurata a Venezia lo scorso 24 aprile, presso le sale di Palazzo Ducale, la mostra “Manet. Ritorno a Venezia”. Il titolo rievoca i soggiorni nella città lagunare che l’artista francese (Parigi 1832-1883) considerato uno dei padri della corrente dell’espressionismo, fece durante i suoi viaggi in Italia nel 1853 e nel 1874.

L’evento, realizzato su iniziativa dalla Fondazione Musei Civici di Venezia rappresentata dalla direttrice Gabriella Belli e curato da Stéphane Guégan, è frutto della collaborazione speciale con il Musée d’Orsay di Parigi – sotto la direzione scientifica di Guy Cogeval – da dove provengono la maggior parte delle opere esposte. La mostra è co-prodotta con 24ORE Cultura-Gruppo 24ORE.

Transport des oeuvres sur la lagune de Venise © Nicolas Krief

Negli appartamenti del doge sono esposte, in un progetto d’allestimento curato da Daniela Ferretti, circa 80 opere tra dipinti, disegni e documenti che offrono al visitatore un momento importante della vita di questo maestro del colore che era stato affascinato dall’arte italiana del Cinquecento, in particolare quella veneziana di Tiziano, Tintoretto e Lotto. Lo scopo della mostra è quello di accostare alle tele dell’ artista alcune opere di pittori italiani del Rinascimento, che Manet ha riprodotto con una chiave moderna, trasgressiva e provocatoria per il suo tempo.

Tra tutti spicca la tela “Olympia” (1867) che ha lasciato per la prima volta il suo spazio al Musée d’Orsay, con accanto la sublime “Venere di Urbino” del Tiziano (1538) prestata eccezionalmente dalla Galleria degli Uffizi. Stessa posa delle due donne rappresentate, adagiate su un letto, ma due modi diversi di rappresentare la bellezza: più pudica e aggraziata quella del Tiziano, più sfrontata e scandalosa quella di Manet. Ricordiamo che Manet, come alcuni artisti della seconda metà dell’Ottocento, ad esempio Camille Pissarro, James Whistler o Edouard Courbet, ha sempre avuto molte difficoltà per far accettare le sue opere dalla cultura accademica benpensante francese. Essa considerava degni di nota solo coloro ai quali permettevano di esporre al “Salon”, la più importante esposizione di pittura e scultura che si teneva a Parigi al Louvre.

A Manet come ad altri le cui opere vennero rifiutate” nel 1863, l’allora re Napoleone III permise di accogliere i loro lavori in un’esposizione alternativa a quella ufficiale, nel “Salon des Refusés”. Sarà in quell’occasione che il pittore esporrà la tela dello scandalo: “Le déjeuner sur l’herbe” (“La Colazione sull’erba”), una donna nuda insieme a due uomini vestiti sdraiati su un prato in un bosco intenti in una sorta di picnic. Il dipinto è anche esposto nella mostra veneziana in una sua replica, eseguita l’anno successivo dall’artista; l’opera originale invece, ritenuta inamovibile, è rimasta al Museo d’Orsay.

Tra gli altri accostamenti con la pittura rinascimentale si possono osservare un “Ritratto di Emile Zola” (1868) grande amico e sostenitore dell’arte di Manet, con il “Ritratto di giovane gentiluomo” (1530) di Lorenzo Lotto proveniente dalle Gallerie dell’Accademia. Ed ancora i raffronti con opere di Antonello da Messina, Carpaccio esposti accanto ad un “Cristo insultato dai soldati” (1864) e il celebre “Le Balcon” (1868-1869) dove è ritratta alla finestra una famiglia borghese. Su una parete troviamo nella sua semplice bellezza l’olio su tela “Le fifre” (1866), il ragazzino di reggimento intento a suonare il piffero, uno tra i suoi capolavori in assoluto. Vi è anche un raffronto veneziano con la tela del Guardi del “Ridotto” opportunamente accostato al “Bal masqué à l’Opéra” (1873-1874) dove l’artista ritrae il gioco dell’identità celata e degli amori mascherati.

© Nicolas Krief

Dalla sala che ospita alcune opere dedicate alla realizzazione di alcune nature morte, come lo “Stelo di peonie e forbici” (1864), si passa in seguito alle tele importanti che riecheggiano l’influenza spagnola che andava molto di moda in quegli anni, in particolare di autori come El greco, Goya e Velàzquez: i bozzetti preparatori per il “Guitarrero” del 1860 o la ballerina andalusa “Lola de Valence” (1862). Si arriva quindi agli anni della maturità dell’artista: tra le opere spiccano l’olio su tela “Berthe Morisot con un mazzo di violette” (1872) o il celebre “Sulla spiaggia” (1873). Il percorso si chiude con un omaggio alla città lagunare: uno scorcio luminoso del “Grand Canal à Venise” (1874) una delle due opere realizzate durante il suo ultimo viaggio in Italia, e che l’artista presenterà quell’anno durante la prima Esposizione dei Pittori impressionisti. Definito “il pittore dei pittori”, genio incompreso del suo tempo, dopo la sua morte, avvenuta il 30 aprile del 1883, ai suoi funerali, Degas dirà: “Era più grande di quanto non pensassimo”.

MANET. RITORNO A VENEZIA.

Venezia, Palazzo Ducale, 24 Aprile – 18 Agosto 2013

http://www.mostramanet.it

Andrea Curcione

Da Venezia

Le Musée d’Orsay écrit:

La peinture de Manet n’a été que peu montrée en Italie de façon significative, et jamais à Venise. Cette exposition du Palais des Doges vient ainsi combler une lacune en revenant sur les sources italiennes de l’artiste, sur l’impact artistique de ses voyages dans la péninsule et sur sa volonté constante de se confronter aux maîtres transalpins.
Il s’agit également de comprendre les raisons et les effets du « retour » de Manet à Venise en 1874, ville qu’il avait découverte vingt ans plus tôt. Que Manet ait ressenti le besoin de se rendre en Italie quelques mois après la première exposition impressionniste, à laquelle il avait refusé de participer, doit s’analyser au regard du nouveau contexte de la modernité parisienne.
Sans être une rétrospective classique, Manet.“Ritorno a Venezia” permet donc d’envisager aussi bien les débuts de l’oeuvre que ses développements, sans jamais perdre de vue son ancrage italien. Elle fait ainsi apparaître un aspect peu connu et mal compris de l’art de Manet, trop souvent réduit à son influence espagnole.
Cet événement est rendu possible non seulement grâce aux prêts exceptionnels du Musée d’Orsay, mais également grâce à ceux consentis par de nombreuses autres institutions françaises et internationales, et par des collectionneurs privés.

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Andrea Curcione
Andrea Curcione è nato e risiede a Venezia dal 1964. Laureato in Storia all'Università Ca'Foscari di Venezia, ama i libri, la scrittura, la fotografia e il disegno. Giornalista pubblicista, ha pubblicato alcuni racconti e romanzi noir di ambientazione veneziana. Si occupa soprattutto di critica cinematografica, ma per Altritaliani scrive anche di avvenimenti culturali e mostre di particolare interesse che si inaugurano nella città lagunare.

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